VIP 2015

I personaggi che, indipendentemente dal loro orientamento, hanno maggiormente aiutato la visibilità e le rivendicazioni di uguaglianza del popolo LGBT

Quest’anno abbiamo messo al primo posto un personaggio che non è italiano ma che soprattutto nel nostro Paese ha avuto una grande risonanza, probabilmente più del valore di molti gay pride. Tanti gli si sono scagliati contro, in particolare per aver fatto un doppio coming out, quello di essere omosessuale e quello di avere un compagno, senza capire che le due cose sono semplicemente la stessa cosa, che solo l’ipocrisia di alcuni, in particolare della Chiesa, vogliono separare, perchè in realtà non vogliono comprendere ed accettare nè l’una nè l’altra.
Non potevano mancare in questa lista le figure che insieme a noi o per noi hanno combattuto la lunga battaglia per dare anche all’Italia una legislazione sulle unioni civili. Attualmente, dopo che anche la Grecia ha legiferato in materia, siamo la vergogna del mondo occidentale.
Il 2015 è stato segnato anche da una fioritura di libri e film a tematica gay, opere che la stampa ed i media non hanno potuto ignorare, portando ad esempio, per la prima volta, un libro sulla genitorialità gay (“Papà, mamma e gender”) ai primi posti delle classifiche di vendita. Se avessimo inserito tutti gli autori dei libri gay pubblicati quest’anno non ci sarebbe stato spazio per altri.
Per la prima volta entrano in questa lista anche due entità imprenditoriali, il Gruppo Almaviva e l’azienda di Gianluca Mech, segno che qualcosa si muove anche in questo settore.
Purtroppo, come al solito, omettiamo i tanti encomiabili direttori e operatori dei festival di cinema gay, dei quali l’talia vanta il primato europeo sia come numero che per qualità; e anche le tante coraggiose figure che in ogni angolo d’Italia organizzano gay pride, village, incontri e conferenze sulle nostre tematiche.

Personalità che hanno illuminato il mondo gay nel 2015

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Krzysztof Olaf Charamsa
Anche se questa lista prende in considerazione solo personalità italiane (o adottate) quest’anno, considerando il rilievo che la sua vicenda ha avuto nel nostro Paese (ma non solo), mettiamo al primo posto un teologo polacco che ha lavorato a Roma dal 2009 al 2015 come docente di teologia nella Pontificia Università Gregoriana e nel Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Dal 2011 all’ottobre 2015 è stato nominato Segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale. Tutto si ferma a ottobre 2015, alla vigilia del Sinodo della Famiglia, quando Charamsa dichiara, in un’intervista al Corriere della Sera, di essere “un sacerdote omosessuale, con un compagno, felice e orgoglioso della propria identità” con l’obiettivo, dice, “di scuotere un po’ la coscienza di questa mia Chiesa”. La Chiesa viene infatti scossa, al punto che nello stesso giorno Charamsa viene destituito da tutti i suoi incarichi perchè, dice il direttore dela Sala Stampa del Vaticano, “la scelta di operare una manifestazione così clamorosa alla vigilia dell’apertura del Sinodo appare molto grave e non responsabile, poiché mira a sottoporre l’assemblea sinodale a una indebita pressione mediatica”. Il 17 ottobre 2015 la sua diocesi (competente in materia) gli infligge “la pena della sospensione, che vieta l’esecuzione di tutti gli atti della potestà di Ordine e di indossare l’abito ecclesiastico”. Tutto questo perchè Charamsa, senza rinnegare nessun dogma della fede cattolica, ha semplicemente deciso di non vivere più nella menzogna e di essere onesto con se stesso e il mondo intero, dichiarandosi per quello che è, un omosessuale. A noi ha ricordato i tanti martiri cristiani che venivano perseguitati solo perchè rinunciavano a nascondersi manifestando pubblicamente quello che erano, cristiani.
     
2
Monica Cirinnà
Monica Cirinnà è una coraggiosa e determinata senatrice del Partito Democratico (da febbraio 2013) che per tutto il 2015 è stata in prima linea nella battaglia per il riconoscimento anche in Italia delle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Prima firmataria del DDL sulle Unioni Civili, intitolato “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”, spesso chamato DDL Cirinnà, in discussione alla Camera, dove sarà ripreso il prossimo 26 gennaio 2016. Contrastato dalla destra e dalla maggioranza centrista, ha subito svariati attacchi anche dalle gerarchie cattoliche e da movimenti integralisti, a partire dalla demonizzazione delle teorie gender (travisandole e spesso inventandole) per finire con l’infuocato dibattito sulle gravidanze surrogate che si pone l’obiettivo di cancellare dalla legge il capitolo che riguarda le adozioni del figlio del partner. Cirinnà, in una lettera inviata a La Repubblica, specifica che “la stepchild adoption, è parte qualificante del ddl sulle unioni civili. Una legge urgente e necessaria, visto che la sua assenza fa dell’Italia la Cenerentola dei diritti fra i paesi occidentali. Una legge attesa da anni, da sempre violentemente contrastata dentro e fuori il Parlamento dal fondamentalismo ideologico e conservatore con una crociata che ha ricevuto negli ultimi giorni insospettati, imprevedibili e sconcertanti soccorsi dal fronte progressista [le femministe contro l’utero in affitto].” Prima Cirinnà aveva difeso la parte della legge riguardante la reversibilità della pensione, che molti vorrebbero escludere: ” L’Europa non consente discriminazioni di questo tipo sui trattamenti economici; l’introduzione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso dovrà prevedere obbligatoriamente l’estensione di questo diritto”.
     
3
Michela Marzano
Michela Marzano, deputata PD dal 2013, è anche filosofa e saggista con cattedra all’Università di Parigi V. Nel 2015 ha pubblicato il libro “Papà, mamma e gender” (UTET) centrato su problematiche di grande attualità. Il libro è stato uno dei pochissimi a tematica LGBT, se non l’unico, ad entrare nella classifica dei 20 titoli più venduti. Per tutto il 2015 Marzano ha girato per l’Italia invitata da associazioni e circoli di cultura vari per discutere dei temi che affronta nel suo libro. Moltissime le recensioni e gli articoli che ha guadagnato sui vari media. Riportiamo una delle sue tante dichiarazioni pubbliche: “Ho scritto questo libro per far ordine tra confusione, stereotipi ed errori che si insinuano nel termine genere e per evitare che il dialogo si blocchi. L’orientamento omosessuale non è una malattia. In oltre 22 Paesi è stata varata la legge sul matrimonio delle coppie formate da persone dello stesso sesso. In Italia no, ma nella proposta di legge sulle Unioni civili fa molto parlare la stepchild adoption. È la possibilità di adottare il figlio del partner, nato da una precedente relazione o con la procreazione assistita. Si tratta di creare una protezione, un legame giuridico per tutelare il bambino. Il figlio è frutto del desiderio. La paternità e la maternità non c’entrano niente con il legame biologico”.
     
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Ivan Cotroneo
Ivan Cotroneo, un altro abbonato fisso a questa lista, ci ha regalato un 2015 veramente ricco, a partire dagli innumerevoli articoli che i media hanno dedicato ai suoi lavori, primo tra tutti il film “Un bacio”, ricavato da un suo romanzo e centrato sul tema dell’omofobia e del bullismo, che arriverà nelle sale a marzo 2016 distribuito da Lucky Red. Al cinema è stato presente anche come sceneggiatore del film “Io e lei” di Maria Sole Tognazzi, un film centrato su una storia d’amore lesbico. Ancora più presente in televisione, sempre come creatore o sceneggiatore, prima con una nuova stagione di “Una grande famiglia”, col figlio gay Nicolò (ancora più affascinante) che diventa sempre più responsabile in azienda e si prepara a nuovi amori, poi con la serie “E’ arrivata la felicità” che ci racconta per la prima volta una famiglia lesbica con tanto di figlio. Per la tv Cotroneo sta attualmente progettando altre due serie, “Chiara”, la nuova fiction di Rai1 scritta insieme a Monica Rametta, parte di una serie antologica che in ogni stagione racconta, cambiando i personaggi, la forza delle donne e la loro straordinaria capacità di rinascita. Alla Festa del Cinema di Roma Cotroneo ha presentato il pilot di “2 di noi” che affronta la tematica dell’essere e dell’apparire, dove le maschere “sociali” che indossiamo per farci accettare dagli altri prendono vita in personaggi doppi (cioè con due interpreti diversi per ciascuno).
     
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Ferzan Ozpetek
Nel 2015 il regista e scrittore Ferza Ozpetek è stato impegnato sul set del suo nuovo film “Rosso Istanbul”, tratto dal suo primo romanzo omonimo (al quale la sua editor aveva tagliato più di cinquanta pagine), romanzo in parte autobiografico, che parte dalla sua prima esperienza amorosa e che si concentra poi sulle “mille sfumature dell’amore”. Il regista ha però dichiarato che il film sarà assai diverso dal libro “anche per non ripetermi e fare qualcosa di nuovo”. Ma quest’anno Ozpetek ha anche pubblicato il suo secondo romanzo, “Sei la mia vita”, forse ancora più autobiografico del primo, che racconta una grande storia d’amore omosessuale, molto simile a quella che il regista ha col suo compagno Simone da 14 anni, con la differenza che il vero Simone gode ottima salute, mentre nel romanzo si ammala gravemente, perde memoria e coscienza di sé, ma ha sempre accanto il suo compagno che abbandona tutto per potergli restare vicino sino alla fine. Nelle tante interviste pubblicate sui media, Ozpek ha detto: “Il matrimonio gay non mi interessa, una seria legge sul tema sì. Renzi sta facendo molte cose buone, mi auguro che si muova in fretta anche sul tema dei diritti civili. Pago le tasse come tutti, perché devo essere considerato un cittadino di serie b? Non capisco perché due persone dello stesso sesso che dividono gioie, difficoltà e dolori debbano rischiare di non poter decidere niente delle sorti del compagno in caso di malattia o essere estromessi da ogni beneficio come è successo a Marco, il compagno di Lucio Dalla. Mi sembra incivile. Medievale”. Ha anche aggiunto che “Mi chiedono perché metto sempre storie omosessuali nei film, ma in realtà sono gli altri che le tolgono. Io racconto quello che conosco e la realtà, che è fatta da amori diversi!”.
     
6
Aldo Busi
Inseriamo lo scrittore Aldo Busi in questa lista anche come risarcimento, soprattutto per il tentativo di ignorarlo compiuto da molti media (e non solo). Nel 2015 Busi ci ha regalato l’ennesimo capolavoro letterario, “Vacche amiche”, un libro che il sottotitolo definise come un’autobiografia non autorizzata, e che sviscera nel profondo, usando la solita affilatissima penna dell’autore, le varie percezioni che possiamo avere dell’amore carnale e dell’amicizia intellettuale. Come al solito ce n’è per tutti e per tutto, in barba all’ipocrisia imperante. Come quando ci racconta dell’omosessuale innamorato “di alcune elette e dannate a non averlo e a non farsi avere, pena il perderlo e con lui perdere l’occasione politica e rivoluzionaria per eccellenza che manca alle donne, l’amore ad armi pari con un uomo: un’amicizia di disinteressata e leale passione”. In un’intervista sul libro Busi confessa che: “quando sei giovane ti sembra di avere il monopolio di tutto. Sei il solo a essere omosessuale. Sei il solo a patire. Sei il solo ad avere il papà cattivo. Sei il solo ad avere problemi sul lavoro. E magari il problema è che non c’è nessuno che ti aiuta a decentrarti. Le cose che in vecchiaia scopri sulla tua stessa gioventù son sconvolgenti”. Il critico Massimiliano Parente ne parla così: “Ci sono libri che non ti danno niente, altri che ti tolgono qualcosa perché diventi più stupido dopo averli letti. Invece ‘Vacche amiche’ è l’opera terminale di un genio che ha prodotto così tanti capolavori da far vergognare Dostoevskij”. Ci spiace solo che nel bel manuale sulla letteratura gay, “La biblioteca ritrovata” di Francesco Gnerre, Busi sia stato completamente ignorato.
     
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Ivan Scalfarotto
Ivan Scalfarotto, deputato PD e sottosegretario alle Riforme, è ormai una presenza abituale su questa lista. Quest’anno è stato alla ribalta delle cronache politiche in due particolari momenti, il primo quando ha iniziato uno sciopero della fame perchè il DDL Cirinnà sulle Unioni Civili non venisse accantonato dal Parlamento, ottenendone una calendarizzazione precisa. Il secondo quando è risultato l’unico italiano inserito nella “Global Diversity List” (sostenuta dal prestigioso Economist), una lista di 50 personaggi pubblici che segnala le personalità a livello mondiale che si battono per la valorizzazione delle differenze e la promozione dei diritti delle minoranze. Tra gli altri nomi presenti nella lista troviamo Angelina Jolie, il principe Henry, Hillary Clinton, Bill Gates, il Dalai Lama, Michelle e Barack Obama, la regina di Giordania, Sheryl Sandberg, Christine Amanpour, il reverendo Jesse Jackson, ecc. Scalfarotto ha dichiarato in merito: ” È un vero onore essere al fianco di premi Nobel e al presidente Usa. È un riconoscimento incredibilmente prestigioso. Un’enorme responsabilità che mi incoraggia a proseguire in questo passaggio così delicato per il cammino dei diritti civili in Italia”. Ricordiamo che Scalfarotto ha fondato nel 2010 «Parks – Liberi e Uguali», associazione no profit di imprese che operano per creare in azienda le migliori condizioni nel rispetto delle pari opportunità. Innumerevoli inoltre sono i suoi interventi su diversi media a sostegno delle battaglie contro l’omofobia e per i diritti civili.
     
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Luigi Tabita
Luigi Tabita è un giovane attore con alle spalle una trentina di opere teatrali e diverse opere televisive (ricordiamo tra le altre Il giovane Montalbano, Squadra Antimafia, I Cesaroni, Provaci ancora Prof) ma soprattutto una intensa attività di volontariato sociale e culturale, per la quale è stato anche onorato in Campidoglio col Premio Personalità Europea nel 2011. E’ stato coordinatore provinciale del Forum diritti civili e pari opportunità del Partito Democratico di Siracusa; ideatore e promotore del progetto “Alma – educare alle differenze”; r elatore del tavolo “Educare alle differenze” promosso dalle associazioni Queer as Unict e Arcigay Catania in collaborazione con l’Università di Catania; ha condotto nella città di Siracusa la manifestazione sulla violenza di genere “Voci. Oltre il silenzio“, ed ha organizzato e condotto tavoli di confronto sulle proposte di legge riguardanti le unioni civili e antiomofobia. Per conto dell’Assessorato alla Cultura e Pari Opportunità della città di Noto ha organizzato e condotto, per conto dell’Assessorato alla Cultura e Pari Opportunità della città di Noto, la manifestazione socio-culturale “Coppia: sostantivo plurale “, in occasione della proposta di istituzione del registro delle unioni civili. Ultima, solo in ordine di tempo, l’ideazione e organizzazione nella città di Noto del primo Giacinto-Nature lgbt, un Festival dedicato alla cultura omosessuale (‘Giacinto’ perchè sarebbe questo il fiore colorato dalle lacrime d’amore di Apollo per il figlio del re di Sparta Amicle). Luigi Tabita ha spiegato così questa iniziativa: “L’attenzione ai diritti e doveri del cittadino da un lato e la rivendicazione delle libertà dell’individuo dall’altro, che animano fortemente l’odierno dibattito politico e sociale, fanno emergere l’urgenza di una riflessione sullo status della comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender). Una comunità in continua rivoluzione per l’affermazione dei propri diritti, eppure già proiettata in un futuro che la possa riconoscere parte integrante delle strutture sociali, etiche e legali“.
     
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Giovanni Dall’Orto
Giovanni Dall’Orto, colonna portante della cultura gay italiana, giornalista, scrittore, storico e militante gay a tempo pieno, ci ha regalato nel 2015 una poderosa e assai completa storia dell’omosessualità, un volume di ben 728 pagine dal titolo “Tutta un’altra storia” (Il Saggiatore), frutto di approfondite ricerche ed anni di lavoro. Il popolo omosessuale ha finalmente scritta nero su bianco la sua carta d’identità, cioè una precisa e documentata identità, che nasce nella notte dei tempi, vive, si trasforma e cresce, nonostante gli infiniti tentativi di cancellarla o negarla. Dall’Orto ci racconta, attraverso “la quotidianità del vivere omosessuale nel corso dei secoli”, come, in ogni momento storico siano convissute diverse percezioni e categorizzazioni dell’omosessualità, rivelandoci pian piano le origini e le ragioni delle divisioni, delle battaglie e delle conquiste che stiamo vivendo oggi. Come si legge nella seconda di copertina: “soltanto dalla comprensione di ciò che è stato si producono consapevolezza critica e senso di responsabilità, i frutti più maturi della conoscenza storica che, soli, possono nutrire il domani”.
     
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Eduardo Savarese
Eduardo Savarese è un magistrato, giornalista e scrittore che nel 2015 ha fatto molto parlare di sé con la pubblicazione del suo primo saggio, dopo due bellissimi romanzi (l’ultimo è “Le inutili vergogne” che racconta la difficile strada degli omosessuali cattolici verso l’accettazione di se stessi), dal titolo “Lettera di un omosessuale alla Chiesa di Roma“. Nell’anno in cui la Chiesa ha cercato di affrontare in una maniera nuova (senza riuscirci) la tematica omosessuale con il Sinodo sulla famiglia, Savarese affronta di petto l’argomento, avanzando alcune proposte e aspettative tese a liberare gli omosessuali cattolici dal peso di una millenaria oppressione. Il libro, pur essendo un saggio, o meglio un pamphlet, accompagna le riflessioni teoriche con l’esperienza reale della sua vita e della sua storia d’amore col compagno Luca. L’autore ci racconta infatti la sua vita di coppia con l’uomo che ama, e come abbia incontrato molti religiosi che l’hanno aiutato nel suo cammino di fede e di vita. Rimane sconfortato però quando si vede rifiutare dalla dottrina cattolica il diritto di chiamarsi famiglia. A sostegno delle sue idee sul matrimonio tra omosessuali riporta i pensieri di Dostoevskij, di Shakespeare, di Leopardi e del gesuita e filosofo francese Teilhard de Chardin (oltre a molti altri), tutti difensori anche della genitorialità omosessuale. Sui figli l’autore scrive: “Ritorna una nota di melanconia negli occhi scuri di Luca quando incontriamo i bellissimi bambini nati dai tradizionalissimi matrimoni degli amici; in me, una forma di frustrazione, in me che non sono certo di voler essere padre, in me che sento ancora un residuo senso di colpa di essere come sono rispetto a mia madre e vorrei portarle in dono come un salvatore disceso dal cielo un bambino roseo da cullare”. Il filo conduttore è comunque che “per vivere appieno la mia libertà e metterla a servizio di Dio, non posso negare ciò che sono, ciò a cui aspiro, ciò che costituisce, in modo variabile e spesso indeterminato, la mia identità”. Nel libro si parla anche dei preti omosessuali che, secondo l’autore, sarebbero molti perchè: “L’omosessualità ha una natura più complessa, fatta di ibridazione, di mescolanza di femminile e maschile. Per questo l’omosessuale ha una certa sensibilità ed è più predisposto al rapporto col divino. Sono tantissimi i sacerdoti più o meno visibilmente omosessuali. Chi è gay, oserei dire, ha una vocazione innata”. Ma anche fuori della Chiesa c’è molta confusione sull’argomento omosessualità, come – spiega ancora Savarese – “per esempio nelle scuole, con tutto il dibattito kafkiano sulle teorie di gender. Ma se ciascuno parla il proprio linguaggio e gli adulti non riescono a spiegarsi, come può un adolescente dare voce alle proprie ansie sull’argomento?”
     
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Penniman Mika
Mika, già ospite di questa lista per un bellissimo coming out nel 2012, quest’anno ha dato il via ad una formidabile campagna contro l’omofobia nel nostro Paese, scaturita dopo che a Firenze, su cartelloni che annunciavano un suo concerto, era stata scritta, con chiaro intento denigratorio, la parola frocio. Anzichè ignorare la cosa, Mika ha deciso di replicare su diversi social postando la foto con l’insulto e gli hashtag #Rompiamo il silenzio e #L’amore fa quello che vuole, riportati subito da tantissimi quotidiani, radio e telegiornali, generando una spontanea e diffusissima protesta antiomofobica. Mika ha scritto: “All’inizio ho cercato di ignorare la cosa, pensando che il silenzio sarebbe stata la risposta migliore. Come facevo da ragazzo: fingere di non vedere, guardare dall’altra parte. Poi ho cominciato a vedere l’indignazione del mio fan club che cresceva e cresceva, e dopo dieci ore ho capito che far finta di nulla era un privilegio che non potevo permettermi. Là fuori ci sono tanti quattordicenni o magari anche adulti che non hanno la libertà che mi sono conquistato attraverso l’arte, non hanno quella zona franca che è il palcoscenico dove tutto è permesso, anche essere se stessi senza pregiudizi, interferenze, bullismo. A loro non è concesso di guardare dall’altra parte, di ignorare quegli insulti senza pagarne le conseguenze. Dovevo trovare un modo di gestire la situazione, ho cominciato a usare quell’immagine come una bandiera, l’ho sbattuta anche sul mio profilo twitter. Ho rotto il muro di pudore e di silenzio, quel sorvolare borghese che spesso fa seguito a episodi del genere”.
     
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Giovanni Scialpi
Giovanni Scialpi, conosciuto anche come Shalpy (nome che si è dato per essere pronunciato con facilità anche all’estero), è un musicista originario di Parma, icona anni ’80 con brani come “Rocking Rolling” e “Cigarettes and Coffee”, collezionista di Telegatti, Festivalbar o di Sanremo. Ha vissuto l’ultimo decennio dietro le quinte, forse perchè era uno dei pochi personaggi con una certa fama che viveva da anni col suo compagno di vita, nonchè manager, Roberto Blasi. Alla stampa dirà che “semplicemente avevo scelto di stare più tempo con la mia famiglia, che aveva bisogno di me. Al fianco di mio padre con un tumore, e di mia mamma con l’Alzheimer. Vivevo un lato più umano dello show business”. Il 13 luglio 2015 la grande decisione. L’annuncio di voler sposare il suo compagno, con tanto di cerimonia pubblica a New York a fine agosto. In seguito i due sposi partecipano come concorrenti alla quarta edizione del reality show di Rai 2 Pechino Express, formando la coppia dei Compagni. Innumerevoli le dichiarazini e gli articoli sui media che raccontano la sua storia e l’evento del matrimonio. Dopo il matrimonio che , dice Scialpi, “in America ha una valenza piena, ci sono tante di quelle tutele che in Italia purtroppo mancano. Per me è stata una grandissima soddisfazione poter dire: ‘È mio marito’. Una emozione che io non avevo mai provato prima, ti dà un posto nel mondo”. Quando a dicembre sono state annunciate le selezioni per Sanremo 2016, Scialpi, che aveva presentato a Conti un brano col suo compagno, non c’era e giustamente ha detto di essere stato discriminato (forse, aggiunge, per paura di un’altra interrogazione parlamentare come quella dello scorso anno per Conchita Wurst)
     
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Dario Accolla
Dario Accolla è un giovane insegnate, appassionato di Linguistica Italiana e Gender studies, scrittore e giornalista. Sul suo blog Elfobruno scrive ” Faccio politica nell’associazionismo LGBT tra Roma e Catania. Insegno a scuola, mi dedico alla ricerca accademica e sogno un mondo con più uguaglianza”. Nel 2015 ha pubblicato il saggio “Omofobia, bullismo e linguaggio giovanile”, un’indagine approfondita “sulle cause e gli effetti del bullismo omofobo, assai radicato negli adolescenti (ma non solo, dice), generato spesso da un uso malato delle parole che attivano un processo di ‘costruzione linguistica del diverso’ e contribuiscono a creare una realtà discriminatoria che danneggia l’intera società”. Nel 2014 aveva pubblicato il romanzo “Da quando Ines è andata a vivere in città”, sette storie di fragilità, coincidenze, piccole rinascite interiori. L’anno precedente aveva pubblicato il saggio “I gay stanno tutti a sinistra” motivato dal fatto che “La classe politica si è dimostrata poco interessata ad affrontare seriamente il dibattito sui diritti civili, sulle esigenze delle singole persone omosessuali e transessuali , dei loro legami affettivi, dell’omogenitorialità, ecc. Lo scopo di questo saggio è quello di fare chiarezza in tutti questi ambiti, con la pretesa di rispondere a una domanda fondamentale: chi sono i gay? Inoltre cosa si sa, realmente, delle persone della cosiddetta comunità GLBT?”. Lo inseriamo quest’anno in questa lista anche per gli ottimi e puntuali articoli che scrive per Il Fatto Quotidiano sull’attualità e le problematiche LGBT, articoli che ci aiutano a comprendere il perchè e le conseguenze di tanti accadimenti sociali e politici.
     
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Immanuel Casto
Immanuel Casto, nome d’arte di Manuel Cuni, è un cantautore italiano, da sempre gay dichiarato, che nel 2015 ha pubblicato il suo ottavo album dal titolo “The Pink Album” anticipato dal singolo “Da grande sarai frocio”, brano scritto a quattro mani con Fabio Canino. Casto è considerato il creatore del porn groove italiano, un genere che consiste nell’uso di musica dance per accompagnare testi espliciti riguardanti il sesso e le pratiche sessuali. Ricordiamo che Casto è stato ospite fisso nel 2010 della trasmissione televisiva Loveline in onda su MTV Italia e nel 2013 si è esibito per la prima volta in RAI nel programma Aggratis! Cantando “Crash” e poi un’altra volta cantando “Zero carboidrati”. Nello stesso anno si è esibito nella serata conclusiva del gay pride nazionale di Palermo davanti ad una folla di 40 mila spettatori. Nel 2015, con il brano suddetto che spiega chiaramente che gay si è sin dalla nascita, ha scatenato i fan e gli hater della rete. “Da grande sarai frocio”, spiega Scialpi, “In barba a idiozie secondo cui l’omosessualità sarebbe una scelta, la canzone parla di gay che sono gay sin da bambini. Fa impressione, lo so. Ma ci sono bambini di cui si percepisce chiaramente quello che sarà il loro orientamento sessuale. Da grande sarai frocio / ma non è un reato / niente di sbagliato. È la voce di un adulto omosessuale che si rivolge a un giovane gay. Do un messaggio molto bello, ma con la consueta autoironia”. Il brano è chiaramente autobiografico (nel finale dice “ci sono passato”) e racconta tra l’altro lo stupore di un padre di fronte al figlio che per Natale chiede in regalo Barbie Sirena. Come dicevamo nel web ci sono stati milioni di simpatizzanti (cifra abituale per ogni video di Scialpi) e anche voci contrarie che lo accusano di fornire slogan da stadio agli omofobi, come se questi ultimi ne avessero bisogno.
     
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Barbara D’Urso
Barbara D’Urso è una delle più famose conduttrici televisive italiane, nonchè attrice e scrittrice, molto amata dal pubblico che ha come riferimento il centrodestra. Per questo motivo sono ancora più d’apprezzare le molteplici uscite, con parole inequivocabili, che D’Urso ha rivolto dal palco di programmi come Domenica Live e Pomeriggio Cinque (su canali Mediaset con uno share altissimo) a difesa dei diritti di gay e lesbiche. D’Urso spiega che “È da anni che porto avanti queste idee. Si tratta di battaglie civili che ritengo giusto combattere in un Paese che, su determinate questioni, è tra i più arretrati in Europa. Sono favorevole ai matrimoni gay, che possono chiamarsi anche con altro nome basta che sia dignitoso e che non produca ulteriore discriminazione. Bisogna essere aperti all’idea di due persone che si amano e vogliono costruire assieme il proprio futuro. Quale sia il loro sesso conta poco. L’approvazione di una legge è urgente, ci sono molti ragazzi omosessuali che hanno ancora paura di rivelarsi in famiglia per quel che realmente sono e, se le leggi li tutelassero, le loro remore diminuirebbero.” Sul coming out di Charamsa ha detto: “rivelare di aver vissuto finora la propria sessualità come se fosse stato chiuso dentro un armadio è stato un atto di coraggio che ho apprezzato molto”. Sull’ideologia gender dice. “Sono d’ accordo con il ministro dell’ Istruzione, Stefania Giannini, che l’ ha definita una ‘truffa culturale’. Non mi interessano le etichette e quindi neanche il gender, mi interessano gli individui: maschi o femmine, omosessuali o eterosessuali”.
     
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Gianluca Mech
Gianluca Mech è un imprenditore vicentino, presidente dell’azienda che porta il suo nome, arrivata a superare i 20 milioni di euro di fatturato. E’ l’inventore della «tisanoreica», la dieta che ha rimesso in forma, tra gli altri, Silvio Berlusconi e Sharon Stone. Partecipa a diversi programmi televisivi (La vita in diretta, Matrix, Porta a Porta, Matrix, Boss in incognito, ecc.), quasi sempre nelle vesti di divulgatore scientifico (ha scritto anche libri nella sua specializzazione), impegnato a promuovere (oltre ai suoi prodotti) una alimentazione equilibrata e controllata, con particolare attenzione al problema dell’obesità. Il 28 settembre 2015, presente ad un’assemblea di Confindustria Vicenza, non regge all’intervento omofobico del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro che inveisce contro le teorie gender, l’utero in affitto e i matrimoni omosessuali, si alza in piedi e avvicinatosi al palco gli grida tutta la sua indignazione prima di abbandonare la sala. La cosa viene ripresa dai media presenti che nei giorni seguenti si precipitano ad intervistarlo. Mech, che è omosessuale dichiarato, spiega che non ha potuto sopportare che il sindaco di Venezia affermasse che gli ostacoli alla crescita del Paese traessero origine dalle problematiche gender o dall’utero in affitto. “Noi imprenditori parliamo molto di ‘crescita’ ma non c’è solo quella economica. L’Italia ha ancora tanta strada da fare in tema di diritti civili. C’è grande disagio, da parte mia come di altri, perché qualcuno vuol far passare il messaggio che un imprenditore omosessuale, se si muove al di fuori di alcuni ambiti ben definiti come la moda, vale meno di un imprenditore eterosessuale. Un fatto simile sarebbe stato impensabile in un’assise industriale negli Usa, in Germania o in Spagna”.
     
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Carlo Lavagna
Carlo Lavagna ha presentato il suo primo lungometraggio, “Arianna”, a Venezia 72, vincendo due premi, miglior scoperta italiana e attrice esordiente (Ondina Quadri). Il suo film affronta una tematica difficile, emblematica del grado di civiltà raggiunto da una società. L’ermafrodito, spiega Lavagna, è l’osceno per antonomasia, quasi “l’incarnazione del male che determina, suo malgrado, l’impossibilità stessa della famiglia, della società civile e quindi dello Stato, e che per questo il potere ha sempre temuto. Il mio è un film che ci riguarda perché mostra come l’ordine e il senso che diamo costantemente al mondo e a noi stessi per poter sopravvivere sia solo un sistema di difesa per non guardare a quella sovrabbondanza di senso che il mondo e noi stessi siamo”. Racconta il regista: “Quando avevo dieci anni avevo un sogno ricorrente e mi svegliavo perplesso: camminavo di notte per le strade e le piazze del centro di Roma ed ero una donna di trenta o quarant’anni… Era come se la domanda ontologica fondamentale che tutti ci poniamo prima o poi, il significato della nostra esistenza e la presenza nel mondo, nel mio caso avesse preso la forma di personaggio erotico che mi avrebbe posto domande sulla mia identità per molti anni a venire. Non mi chiedevo tanto perché esistessi ma perché esistessi come uomo invece che come donna!”.
     
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Laura Pausini
Laura Pausini, è una cantante italiana tra le più amate dal pubblico gay, oltre che essere una star di prima grandezza della musica leggera in molti Paesi d’Europa e d’America latina (ha inciso canzoni in spagnolo, portoghese, inglese, francese e catalano). In passato ha sostenuto le campagne della LILA contro l’Aids e ha aderito a diverse campagne contro la violenza sulle donne. Moltissime le sue iniziative di solidarietà e beneficenza. Laura si definisce una donna cattolica credente, ma non perde occasione per criticare le posizioni più retrogate della Chiesa, come sulla contraccezione, sull’aborto, sul sesso prematrimoniale e soprattutto sull’omosessualità, condannandone l’omofobia palese o velata. A novembre 2015 ha dichiarato che non sposerà il suo compagno Paolo Carta, dal quale ha avuto la figlia Paola di due anni, finchè in Italia non saranno consentiti i matrimoni omosessuali. Ha detto: “Mi innervosisco parecchio davanti al fatto che gli omosessuali, come la mia migliore amica, che è lesbica, non abbiano la possibilità di sposarsi. E’ assurdo che gli omosessuali non possono godere degli stessi diritti che hanno tutti”.
     
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Marina Irace
Inseriamo in questa lista, attraverso la sua Direttrice Marina Irace, il Gruppo Almaviva in rappresentanza di tutte le aziende italiane (per ora non moltissime) che aprono la normativa interna alle coppie omosessuali. Il Gruppo Almaviva è un’azienda italiana leader nell’Ict (consulenza aziendale, outsourcing e fornitura di servizi professionali) che conta piu’ di 13 mila persone (più 27 mila all’estero) con 38 sedi nel nostro Paese. Dal primo settembre ha scelto di allargare i confini del welfare aziendale consentendo, ai dipendenti iscritti al registro unioni civili o sposati all’estero, il congedo straordinario per un periodo pari a 15 giorni consecutivi e riconoscendo 3 giorni lavorativi di permesso retribuito in caso di decesso o grave infermita’ del partner. Marina Irace, direttrice Risorse umane del Gruppo, ha spiegato: “Siamo stati stimolati da alcune vicende personali e prescindendo da ogni orientamento politico, abbiamo ritenuto importante, per una realta’ labour intensive come e’ Almaviva, offrire a tutti i lavoratori pari diritti e dare riconoscimento, a livello aziendale, alle diffuse situazioni di fatto che rientrano nell’universo delle unioni civili. Uno dei nostri obiettivi e’ il rispetto e il benessere delle persone: la decisione presa e’ per noi un investimento di valore che va in questa direzione”.
     
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Biagio Antoniacci
Il cantautore Biagio Antoniacci, 13 album in una solida carriera (più 10 live e altre raccolte), ospite il 23 dicembre nel programma di Panariello su Rai 1, in prima serata, quindi davanti ad una vasta platea di spettatori, ha difeso a spada tratta le adozioni gay, in un momento in cui tantissimi (destra e sinistra) si stanno scagliando contro (per colpire indirettamente la legge sulle unioni civili in discussione alla Camera). Queste le parole di Biagio: “L’adozione deve diventare una cosa naturale: le coppie eterosessuali, gay, bisex, trisex, tutto quello che vuoi, meritano amore e meritano di dare amore. Basta con questo egoismo, perché ci sono tanti bambini che meritano di essere cresciuti da persone che se lo possono permettere. Questa è una legge che deve entrare in vigore prestissimo.” Argomento che probabilmente non era stato discusso nella scaletta e che ha lasciato stupito anche Panariello ma che il pubblico in sala a Livorno ha accolto con un grande applauso. A rovinare la festa è arrivata a stretto giro di posta l’immancabile esternazione dell’omofobo senatore Gasparri, vice presidente del Senato, che commenta. “Che hanno detto questi imbecilli? Hanno fatto una schifosa e faziosa propaganda, ne parleremo in vigilanza”. Per pietà di chi ci legge non riportiamo i commenti dell’ancora più omofobo Giovanardi.
     

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