Durante l’adolescenza Mark scoprì la passione per la recitazione e l’attrazione per le persone del suo stesso sesso, che fin dall’inizio cercò di vivere senza nascondersi. Fu però solo dopo il diploma che, arrivando a New YorK, riuscì a sentirsi davvero al sicuro. La sua carriera decollò rapidamente con spot pubblicitari e teatro, dove interpretò il ruolo gay di Joe Qualley in “Come Back to the Five & Dime Jimmy Dean, Jimmy Dean” a fanco di Cher and Kathy Bates.
Il trasferimento a Los Angeles a quel punto fu una mossa quasi obbligata, ma Mark scoprì presto che per avere successo avrebbe dovuto sacrificare la sua libertà: nulla doveva far capire che era gay, e frequentare i locali gay di West Hollywood era fuori questione perché tutte le agenzie avevano delle spie proprio allo scopo di sabotare gli attori concorrenti.
Mark si piegò a quanto gli veniva imposto, e dopo essere stato scartato per il primo episodio della saga, nel 1985 ottenne il ruolo di protagonista in “Nightmare 2 – La rivincita”.
Il film era assolutamente unico per l’evidente sottotesto omosessuale. Mai prima d’allora si era visto un horror mainstream con nudità esclusivamente maschile, un leater gay bar, una scena dal sapore sadomaso gay e battute quali “E’ dentro di me e vuole prendermi ancora!”
Il tutto era già presente nello script di David Chaskin, ma quando la critica iniziò a notarlo, Mark divenne presto il capro espiatorio, quasi che l’atmosfera che si respira nel film fosse conseguenza della sua interpretazione.
Nonostante una situazione sempre più tesa Mark rimase ad Hollywood fino al 1987, quando si trovò per l’ennesima volta posto di fronte all’omofobia soffocante di un’industria cinematografica che anche quando presentava dei personaggi gay era terrorizzata fossero interpretati da qualcuno che era gay anche nella vita.
Nell’ultima audizione per un ruolo importante “cominciarono a chiedermi se avrei avuto problemi a interpretare un personaggio gay e raccontare di essere etero se nelle interviste avessero cominciato a mettere in discussione il mio orientamente sessuale. Ricordo di aver guardato attorno al tavolo e sapevo che tutti gli uomini davanti a me erano gay. Tutto quello a cui potevo pensare era come tutte le persone che conoscevo stavano morendo di AIDS e noi stavamo avendo quella conversazione del cazzo. Mi sentii spezzare il cuore, e quella fu la fine per me. Sapevo che non sarei mai stato capace di fare quello che mi chiedevano, così lasciai Hollywood e decisi di trasferirmi in un posto dove era completamente accettabile essere gay“.
Abbandonato il suo sogno Mark riuscì a rifarsi un nome come decoratore di interni, ma a quel punto la sorte aveva in serbo un altro duro colpo: quella che pensava essere solo una bronchite particolarmente aggressiva si rivelò solo una delle infezioni che il suo corpo privo di difese immunitarie stava combattendo. Fortunatamente, con i nuovi farmaci la sieropositività non era più una condanna e Mark potè iniziare quello che descrive come il capitolo più felice della sua vita. Trasferitosi in Messico incontrò l’uomo che qualche anno dopo divenne suo marito. I due gestiscono un negozio di oggetti d’arte e Mark sta lavorando ad un documentario sulla sua vita a Hollywood.
La notorietà a seguito di “Never Sleep Again” ha riportato l’attore sotto gli occhi del pubblico, una cosa che lui utilizza per tenere alta l’attenzione sul problema che ancora oggi l’AIDS rappresenta e per sostenere iniziative di aiuto come “The Trevor Project“. (S.B.)
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