DAL 31 OTTOBRE ALL'8 NOVEMBRE LA 13ma EDIZIONE DEL GENDER BENDER FESTIVAL DI BOLOGNA

Da quest’anno è parte del circuito dei Festival Internazionali di Qualità scelti dall’Europa. Artisti e opere provenienti da 25 Paesi. Tante anteprime di film LGBT imperdibili

Parte il 31 ottobre e prosegue fino all’8 novembre la 13ma edizione del Gender Bender Festival di Bologna. Un Festival sempre in crescita, arrivato a coprire ben 9 giorni (il ToGay ne copre solo 7), e soprattutto a coinvolgere tutta una città con ben 16 luoghi diversi per oltre 70 appuntamenti: teatro, danza, incontri, laboratori, mostre e ben 25 film quasi tutti in anteprima nazionale. Da quest’anno Gender Bender è parte di Effe, il circuito di festival internazionali di qualità scelti dall’Europa.
La grande capacità organizzativa (merito in primis del direttore e ideatore Daniele Del Pozzo) insieme ad un’altissima qualità degli eventi presentati hanno convinto la Regione ad aumentare il contributo che passa dai 28 mila euro dello scorso anno ai 68 mila di questa edizione. L’ assessore alla Cultura della Regione ha dichiarato: “Questa edizione ha un’importanza ulteriore. Assistiamo a una regressione culturale in cui una minoranza rumorosa e agguerrita rischia di minare la cultura della convivenza e il rispetto delle differenze che da sempre contraddistinguono la nostra città. Questo Festival, con le sue offerte di qualità, mette al bando i pregiudizi, isolandolo da volgari diatribe“. Anche il Ministero per i Beni Culturali, ha confermato per il secondo anno il suo contributo che passa da 8 a 25 mila euro, equivalenti a quelli forniti dal Comune.

Questa edizione, che ha per motto “senza trucco” e senza inganno, fa confluire a Bologna artisti provenienti da 25 Paesi. Rilevante la presenza della danza che copre 12 spettacoli con 22 repliche. Per la prima volta abbiamo la presenza della Cina che con lo spettacolo “Disco-teca” racconta come la Repubblica Popolare fu invasa a fine anni 70 dalla disco music. Ma la parte del leone la fa anche quest’anno il cinema con 25 lungometraggi di cui ben 11 anteprime nazionali. Sono diversi i titoli che raccomandiamo di non perdere, dal bellissimo “Grandma“, che finalmente regala un ruolo di primo piano all’attrice dichiarata Lily Tomlin, all’intrigante “Muerte en Buenos Aires“, definito dall’autrice il Brokeback Mountain argentino. Oltre a “Radiant Sea“, storia di sesso e di mare che mette a confronto due differenti aspettative; “Perfect Obedience“, storia vera di un prete pedofilo che utilizza a suo piacimento la dottrina dell’obbedienza; “Portrai of A Serial Monogamist“, coinvolgente ritratto di una lesbica che preferisce abbandonare per prima onde evitare di essere poi abbandonata. “Fourth man Out” che mette a confronto coming out ed amicizia; “Beautiful Something“, anteprima europea, storia di quattro uomini di differenti età, sempre in fuga da se stessi.
Da non perdere anche gli omaggi a George Takei, attore famoso per la serie cult Star Trek (“To Be Takei”) e ad Alain Platel ed al suo spettacolo cult composto da anziani gay, transessuali e drag queen (Gardenia. Before the last Curtain Falls)

LUNGOMETRAGGI (proiezioni al Cinema Lumiere)

   Beautiful Something di Joseph Graham
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 92
nazione: USA
anno: 2015
In una fredda notte d’inverno a Philadelphia, quattro uomini gay, di differenti età, sono alla ricerca dell’amore. Prima dell’alba le loro storie s’incrociano. Brian è uno scrittore 30enne che non riesce più a mettere giù una sola parola dopo il successo del suo primo libro di poesie. Cerca conforto in un bar dove sembra essere l’unico cliente fino all’arrivo di Chris, che lo prende subito di mira. Chris sta attendendo il ritorno della sua ragazza ma nel frattempo sente fortissimo il bisogno del caldo abbraccio di un uomo. A casa di Brian i due uomini hanno un intenso e soddisfacente rapporto sessuale, ma alla fine Chris fugge via di corsa lasciando Brian disperato a pensare a cosa abbia detto o fatto di sbagliato. Brian cerca aiuto e risposte dal suo ex compagno di stanza, Dan, svegliato nel pieno della notte. Dan si definisce etero anche se in passato ha avuto una storia sia fisica che sentimentale con Brian, storia che era stata importante e vera anche per Dan. Ora Brian gli chiede ancora una volta perchè tutto sia finito. In un’altra parte della città, il sexy 22enne Jim viene energicamente scopato dal suo vecchio amante Drew, un pittore di successo che lo usa spesso come modello e fonte d’ispirazione artistica. Ma lo scontento Jim ritiene che Drew lo utilizzi solo come oggetto sessuale e minaccia di abbandonarlo per andare a New York. Dopo una discussione violenta Jim esce dallo studio e girovagando per la città incontra lo sconosciuto Brian, col quale ha un bollente rapporto sessuale, ma che subito dopo abbandona. Brian rimane ancora più sconvolto dal fatto che tutti, dopo un’ottimo incontro di sesso, lo abbandonino senza nessuna spiegazione. Jim, continuando il suo giro notturno, viene raccolto dall’anziano Bob che per tutta la notte stava dragando le strade nella sua limousine bianca, bevendo pesantemente, in cerca dell’incontro fortunato… Secondo lungometraggio di Joseph Graham (‘Strapped’) che, basandosi probabilmente su storie vere, continua la sua indagine sui comportamenti e le aspettative dei gay contemporanei, scoprendo che più dei sentimenti sembra contare il sesso, ma con qualche porta aperta. Una scrittura veloce, ben concatenata e a volte divertente, oltre che arrapante, viene esaltata da ottime interpretazioni, sebbene esordienti.
 
2015/10/31 ore 20.00

   Duke of Burgundy, The di Peter Strickland
  tendenza: LLL
tipologia: Drammatico – durata min.: 101
nazione: U.K.
anno: 2014
Lungometraggio lesbico dalle atmosfere cupe al limite del thriller. Con precisi riferimenti per costumi, trucco e fotografia ai B-movie italiani di inizio anni ’70, la vicenda è ambientata in una villa nel bosco dove vivono la ricca Cintya che colleziona farfalle e la cameriera Evelyn, entrambe non giovanissime e fisicamente quasi simili. Tra loro intercorre un rapporto saffico di Master & Slave. Ma chi è Master e chi Slave? Se è la seconda a dettare le regole dei giochi di sottomissione, la vera vittima è lei o lei è il carnefice primo? E come varia la dinamica se è l’Amore con la maiuscola a circostanziare gli eventi? Come si inserisce nella dinamica il terzo elemento della gelosia? E’ una fase della vita, una dimensione stabile o una stagione di giochi che si rinnova anno dopo anno? Sono domande che in primo luogo sottostanno al fatto di trovarsi nel buio di una sala cinematografica dove bisogna decidere chi è davvero a ‘fare il film’: lo spettatore o il regista con gli attori? Chi e cosa determina quel che deve essere visto/mostrato sullo schermo: il desiderio di assistere allo svolgimento di una storia o il bisogno di raccontare fatti e sentimenti? Il bisogno di riconoscersi e confrontarsi con elementi esterni o l’intento di comunicare intuizioni e sogni personali? Giustamente si è fatto il nome di Bunuel per le atmosfere che si respirano nel corso della proiezione, ma personalmente preferisco citare Roland Barthes e la sua ricerca del senso dietro e dentro ciò che si mostra e ciò che appare. Oltre alle belle riprese in stile vintage (contorni sfocati del quadro, raddoppi dell’immagine…) dell’erotismo tra donne, il film si segnala per la scelta di un cast tutto al femminile, un po’ sfottò e un po’ omaggio alla seconda metà del cielo.
 
2015/10/31 ore 22.00

   Fassbinder – to love without demands di Christian Braad Thomsen
  tendenza: GGG
tipologia: Documentario – durata min.: 109
nazione: Danimarca
anno: 2015
Rainer Werner Fassbinder è stato probabilmente il più importante regista del dopoguerra in Germania. La sua rapida e drammatica morte alla giovane età di 37 anni nel 1982, ha lasciato un vuoto nel cinema europeo ancora da riempire, così come un corpo di lavoro unico e multiforme di stupefacente coerenza e rigore. Dal 1969 in poi, il regista danese e storico del cinema Christian Braad Thomsen ha mantenuto una stretta ma anche rispettosa amicizia con Fassbinder. ‘Fassbinder – Lieben ohne zu fordern’ si basa sui suoi ricordi personali, nonché su di una serie di conversazioni e interviste avute con Fassbinder e con sua madre Lilo nel 1970. Il film contiene anche recenti interviste con Irm Hermann e Harry Baer, persone che erano state vicine a Fassbinder. Cominciando con la particolare infanzia di Fassbinder nella Germania traumatizzata del dopoguerra, il film, che è diviso in sette capitoli, fornisce un illuminante, intimo e commuovente tributo, che testimonia della duratura rilevanza sia dell’uomo che del suo lavoro. Oggi, in particolare, la sua opera continua a suscitare in noi tante controversie e dibattiti – siano essi di carattere estetico, creativo o critico.
 
2015/11/01 ore 18.00

   Grandma di Paul Weitz
  tendenza: LL
tipologia: Commedia – durata min.: 79
nazione: USA
anno: 2015
Paul Weitz, regista e sceneggiatore, autore di pregevoli film di successo come “About a boy”, “American Pie”, “In Good Company”, ecc. , ha dichiarato di aver voluto fare questo film per poter trascorrere del tempo con l’attrice Lily Tomlin e di aver scritto la sceneggiatura pensando solo a lei. Lily Tomlin, lesbica dichiarata, è una delle attrici americane più premiate, sia per il cinema (dove però non ha mai avuto i ruoli principali) che per il teatro che per la tv (sette Emmys e tre Tony Awards compresi). In effetti in questo film Lily Tolmin è presente dalla prima all’ultima scena, con tutta la sua forza dirompente e la sua grande maestria: impossibile non rimanere irretiti davanti a tanta capacità espressiva. Da subito appare chiaro il suo personaggio, Elle, una vivace 70enne, una donna dal carattere forte, dallo spirito libero, estremamente sincera, incurante di quello che possono pensare gli altri di lei. All’inizio del film la vediamo che sta rompendo in modo assai brutale con la sua fidanzata Olivia (Judy Greer). La sua filippica contro la donna, assai più giovane (ha 39 anni) è del tipo ‘ti ferisco io prima che possa farlo tu’. In effetti le due donne si stanno frequentando solo da quattro mesi, e per Elle è sempre stato chiaro che la differenza di età era un’ostacolo insormontabile. Elle ha avuto in passato una storia d’amore durata 40 anni e dopo averla ricordata dice ad Olivia: “Tu sei solo una nota a fondo pagina”. Sembrerebbe una donna dura e sprezzante ma in realtà capiremo poi quanto sia anche delicata e tenera. Elle scrive poesie, senza curarsi troppo di pubblicarle, e certamente non naviga nell’oro. Le complicazioni arrivano quando bussa alla sua porta la nipote Sage (Julia Garner), in cerca di soldi per poter abortire. La ragazza ha l’appuntamento col dottore alle 17.45 dello stesso giorno, quindi c’è pochissimo tempo. Elle non ha i soldi sufficienti, così, nonna e nipote partono per un’intricato giro da vecchi amici, vecchie fiamme e infine dall’arcigna figlia di Elle (che sembra aver preso dalla madre solo i lati peggiori), alla ricerca di un prestito. Con tutti Elle sembra avere lasciato qualcosa in sospeso, almeno sentimentalmente …. La storia raccontata è assai semplice e quello che succede veramente nel film è soprattutto un’incontro-scontro tra generazioni, tra vecchio e nuovo femminismo, tra vecchie e nuove aspettative, dove ciascuno sembra avere ancora qualcosa da imparare dall’altro. Le personalità delle due protagoniste, ma anche quelle di altri (come il bravissimo Sam Elliott che interpreta Carl, un vecchio amico di Elle, la durissima figlia interpretata da una splendida Marcia Gay Harden, la carismatica Laverne Cox, o il mite John Cho) si rivelano pian piano in un susseguirsi di battute deliziose e sempre interessanti, che rendono il film godile dall’inizio alla fine, lasciandoci con il rimpianto di non aver avuto anche noi una nonna come questa.
 
2015/11/01 ore 20.00

   Muerte en Buenos Aires di Natalia Meta
  tendenza: GGG
tipologia: Poliziesco – durata min.: 90
nazione: Argentina
anno: 2014
La regista del film, qui alla sua opera prima, dice di essersi ispirata al film Brokeback Mountains: “dopo aver visto il film di Ang Lee mi sono convinta che se una storia simile dovesse essere ambientata in Argentina, potrebbe svolgersi solo tra agenti della polizia”. La storia del film è ambientata a Buenos Aires alla fine degli anni ’80 (gli anni subito dopo la dittatura, quando finalmente si respirava un’aria più libera). All’interno di un lussuoso appartamento troviamo il giovane e affascinante agente Gomez, (l’esordiente Chino Darín che la regista ha scelto proprio perchè lo riteneva in grado di fare innamorare anche un uomo) che si siede al bordo del letto dove si trova il cadavere di Jaime Figueroa Alcorta, meglio conosciuto come “Fiocco di neve”. Il giovane attraversa la stanza, accende una sigaretta e fa partire un disco in vinile che canta Splendido Splendente. Più tardi arriva una brigata della polizia guidata dall’ispettore Chávez (Demián Bichir) che entra sulla scena del crimine con un’aria di superiorità, gode la fama di aver risolto parecchi casi. Si mostra quasi disgustato per la presenza del giovane agente che tratta senza riguardo. L’uomo assassinato era un apprezzato single gay dell’alta società di Buenos Aires che collezionava quadri ed era appassionato di cavalli. Sua sorella chiede agli investigatori la massima discrezione. Il difficile rapporto tra Gomex e Chavez inizia a cambiare quando il giovane poliziotto salva il figlio di Chavez da un eventuale incidente. Da questo momento il rapporto di lavoro tra i due si mescola a qualcosa di più personale, entrando pian piano nella sfera dei sentimenti, che diventeranno sempre più la vera anima della storia. Parallelamente Gomez deve infiltrarsi nell’ambiente gay col compito di sedurre l’ex amante del morto, Kevin “Carlos” González, cantante e performer omosessuale, ritenuto il probabile assassino (l’attore Carlos Casella che canta quasi tutte le canzoni del film). La cosa non sarà difficile per il nostro bel giovane eroe… Notevole opera prima che si presenta come un poliziesco originale che si concentra molto più sui personaggi che sulla trama. La ricerca dell’assassino diventa secondaria rispetto all’evoluzione dei due protagonisti. Il film diventa quasi un melodramma con due uomini che devono confrontarsi con le loro più intime pulsioni e desideri. Un poliziotto macho maturo che si trova improvvisamente attratto dal bel giovane che lo sta aiutando nell’investigazione, un giovane che fa facilmente breccia sia nei cuori femminili che maschili. Incredibile la bravura di entrambi gli attori, Demian Bichir (il poliziotto Chaves), uno degli attori più richiesti in Argentina, e soprattutto Chino Darín, un perfetto rubacuori qui alla sua prima (fantastica) prova cinematografica. Il film è stato premiato dall’Argentinean Film Critics Association Awards 2015 (miglior attrice Monica Antonopulos), e ha vinto il premio come miglior attore, Chino Darín, al Puchon International Fantastic Film Festival 2015.
 
2015/11/01 ore 22.00

   Salò o le 120 Giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini
  tendenza: GG
tipologia: Grottesco – durata min.: 117
nazione: Francia/Italia
anno: 1975
E’ il testamemto involontario di Pasolini, un film difficile, duro, quasi disgustante. Disgustante era l’immagine che Pasolini voleva dare dei gerarchi fascisti, usando le peggiori e più abominevoli allegorie. Sadismo, perversione, follia omicida, il peggio del peggio. Anche il sesso ed il rapporto omosessuale vengono trasformati in orrore, diventano solo un mezzo per umiliare e soggiogare, come preambolo alla distruzione finale, totale. Se era questo che Pasolini voleva dirci, cioè quanto il potere fascista potesse essere abominevole e orripilante, c’è perfettamente riuscito. "L’ultimo film di Pasolini, uscito postumo, fu definito dall’autore “un mistero medioevale”. Pasolini intendeva dire che ogni sequenza, ogni atto, ogni momento del film alludeva ad altro, proprio come nei Misteri medioevali ogni “quadro” rappresentato evoca altro, una storia sacra o profana. La grande complessità – e la violenza narrativa, quasi intollerabile – di Salò nascondono numerosi segreti, situazioni cifrate, allusioni, appunto, a ciò che Pasolini si rifiutava di raffigurare e mettere in scena direttamente: il presente, il degrado dell’Italia, ammorbata dalla televisione e dallo sviluppo senza progresso. Geniale “tradimento” di de Sade e audace dissimulazione storica (la Repubblica Sociale è solo un “cartone” metaforico), Salò aggredisce lo spettatore precipitandolo in un incubo senza pietà e senza vie di salvezza, dove i rituali di perversioni e violenze rimandano surrettiziamente al presente. Mostra aberrazioni perpetrate secondo un regolamento da collegio infernale, dove ogni etica è pervertita nel suo contrario. Vincitore del Leone per il Miglior Film Restaurato alla 72ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia." (Gender Bender)
 
2015/11/02 ore 20.00

   Mala Mala di Antonio Santini
  tendenza: TTT
tipologia: Documentario – durata min.: 87
nazione: Puerto Rico / USA
anno: 2014
Un affascinante viaggio nella comunità transgender di Puerto Rico, attraverso le storie dei suoi protagonisti e la loro vita quotidiana, fatta di attivismo politico per le strade e in tv (come per la transessuale Ivana), spettacoli nei club (come per le drag queen Alberic e Queen Bee), prostituzione (Sandy), e desiderio di normalità. E c’è anche chi, come Paxx, è cresciuto in un corpo di donna ma si sente un uomo, e chi, come Soraya, è stata tra i pionieri del cambio di sesso a Puerto Rico, e nonostante ciò si rifiuta di definirsi “transessuale”. Un documentario che è anche un inno alla solidarietà e un invito a battersi contro ogni forma di discriminazione, e che spinge il pubblico a interrogarsi sugli stereotipi maschile/femminile e su come questi spesso non siano applicabili alle singole individualità. La fotografia scintillante e patinata sembra alludere ambiguamente al rischio di mercificazione di questi corpi, ma l’empatia con cui i registi raccolgono le confessioni, i desideri e le paure dei protagonisti ne rivela tutta la toccante e fragile umanità. Presentato al Tribeca Film Festival 2014, dove si è classificato al secondo posto tra i premi del pubblico. (Gender Bender)
 
2015/11/03 ore 20.00

   To Be Takei di Jennifer M. Kroot
  tendenza: GGG
tipologia: Documentario – durata min.: 94
nazione: USA
anno: 2014
A volte, per qualcuno, essere gay ha a che fare con la fantascienza. George Takei non è soltanto l’indimenticabile interprete del signor Sulu in Star Trek: è anche una social media star (con milioni di fan che lo seguono su Facebook) e, non ultimo, un infaticabile attivista per i diritti gay (Takei ha fatto coming out nel 2005, a 68 anni, e nel 2008 ha sposato Brad Altman, il compagno di una vita). Jennifer M. Kroot ci mostra la dimensione pubblica e quella privata di Takei, dalla routine quotidiana a fianco di Brad ai numerosi interventi nelle convention con i Trekkies o nelle campagne LGBT, raccontandoci anche i difficili anni dell’infanzia in un campo di internamento per giapponesi americani. “Vogliamo condividere la normalità della nostra vita di coppia, così come le idiosincrasie della vita di un attore; la noiosa ordinarietà così come la follia frenetica” (George Takei). Un ritratto indimenticabile di un personaggio pieno di humour, grazia e saggezza. Con interventi di William Shatner (il capitano Kirk in Star Trek), Leonard Nimoy (Spock in Star Trek, recentemente scomparso), Nichelle Nichols (tenente Uhura in Star Trek), il conduttore radiofonico Howard Stern e il giornalista e attivista gay Dan Savage. (Gender Bender)
 
2015/11/04 ore 20.00

   Sea is Behind, The di Hisham Lasri
  tendenza: QQQ
tipologia: Drammatico – durata min.: 88
nazione: Morocco | France | United Arab Emirates | Lebanon
anno: 2014
Tarik non riesce a versare nemmeno una lacrima per la perdita dei suoi figli, o per la sua vita in rovina, dopo che la moglie lo ha abbandonato. Invece si avvolge i baffi sotto un velo e ondeggia le anche a suon di musica, su di un carretto trascinato da un cavallo malconcio, in mezzo ad un piccolo corteo di pubblico, che si muove inelle vuote strade marocchine. Tarik è un H’Dya, un ballerino tradizionale che si esibisce in abiti femminili. Il padre di Tarik, guida la sfilata e quando il suo amato cavallo Larbi, morente, rifiuta di andare avanti, gli pettina la criniera amorevolmente. L’amico di Tarik, Murad, è minacciato e insultato a causa della sua omosessualità. C’è davvero qualcosa che contamina l’acqua, come sostengono tutti? O è tutto nella mente di Tarik? Nel suo terzo lungometraggio, Hicham Lasri ci parla, con belle e surreali immagini in bianco e nero, di tradizioni, di intolleranza e violenza, di amicizia e legami di sangue. E di amore per gli animali , anche se forse inappropriato. Aiutato da una rauca musica rock marocchina, Lasri compone una specie di ‘stato di intossicazione’ alla David Lynch, per produrre una vera e propria moderna esperienza cinematografica maghrebina.
 
2015/11/04 ore 22.00

   Radiant Sea di Stefan Butzmühlen
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 79
nazione: Germania
anno: 2015
Secondo lungometraggio (ma ricordiamo anche il bellissimo corto “Nach Klara”) del giovane regista tedesco Stefan Butzmühlen, che qui ci delizia con un’intima storia d’amore e sesso gay immersa in uno splendido paesaggio marino. Marek (Martin Sznur) è un bel giovane, desideroso di frequentare l’università a Berlino, anche per liberarsi dal noioso lavoro nella puzzolente fattoria nella Pomerania occidentale dove aiuta la famiglia. Marek custodisce però un sogno, quello di diventare marinaio. Così decide d’imbarcarsi come apprendista su una delle navi che partono da St Nazaire, nel Golfo di Biscaglia in Francia. In attesa della partenza, mentre pernotta in un hotel sulla costa, sente dei pesanti respiri provenire dalla camera adiacente. Incuriosito apre e richiude immediatamente la porta, giusto il tempo per vedere due uomini che stanno facendo sesso. E’ come se avesse aperto la porta sul suo futuro. Sulla nave in rotta verso la Martinica, Marek viene subito attratto da un’altro giovane apprendista come lui. Si chiama Jean (Jules Sagot), è francese, è un tipo riservato, molto sexy. Lavorando insieme fanno facilmente amicizia ed il loro legame si trasforma presto in una forte attrazione reciproca. Fanno un sesso esaltante, preludio di un grande amore. Ma mentre Marek, nonostante sia appena uscito dall’adolescenza, pensa solo ad un rapporto monogamico che duri una vita, Jean, che è marinaio da quando aveva 16 anni, non pensa proprio di doversi legare ad una sola persona. Marek e Jean sicuramente si amano con la stessa intensità e passione (aspettano ogni momento buono per avvinghiarsi, anche per la delizia dei nostri occhi) ma immaginano la loro vita in modo diametralmente opposto… Il regista non sembra parteggiare per l’uno o per l’altro, ce li presenta entrambi con empatia, facendoci capire che entrambi hanno ancora molto da imparare dalla vita. Il film, insieme alla bella storia d’amore, raccontata con accattivanti immagini dei due corpi desideranti, e al senso di libertà che esprimono, si dilunga anche sull’ambiente, prima la nave, con la dura fatica dei marinai nel mezzo dell’oceano, poi i porti e le spiagge dove sostano, come la bellissima Martinica. Tutto concorre ad esprimere un grande amore per la vita, la sua bellezza, le sue difficoltà, i suoi contrasti. Encomiabili i due protagonisti, con la voce fuori campo di Marek che ci racconta tutto quello che potrebbero dirsi anche nei momenti di silenzio. Martin Sznur ci affascina col suo sguardo perennemente curioso, eccitato alla minima apparizione di Jean. Jules Sagot è forse ancora più espressivo, sia nella carica sensuale che trasmette, che nel mistero di un passato forse doloroso e tormentato che traspare nel suo volto riflessivo. Peccato che la sceneggiatura non ci offra qualche approfondimento in merito. Opera di grande bellezza visuale, ricca di poesia e riflessioni
 
2015/11/06 ore 20.00

   A escondidas di Mikel Rueda
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 96
nazione: Spagna
anno: 2014
Amanece è una strada nel sud della Spagna. Un camion vola sull’asfalto a più di 100 km/h. Vediamo passare, metro per metro, la strada a tutta velocità. Vediamo solo metri e metri di asfalto. Ci avviciniamo all’altezza delle ruote del camion. Ogni volta più veloce. Passano i chilometri, e noi siamo ancora lì a guardare l’asfalto che fugge. Ibrahim, un ragazzo marocchino di 14 anni, cammina solo e disorientato su una strada alla periferia di una grande città. Sapeva che fra due giorni sarebbe stato espulso dal Paese, così. Zaino in spalla, si è dato alla fuga. È solo. Non ha nessun posto dove andare. Rafa, è un ragazzo spagnolo di 14 anni, che entra correndo nel bagno di una discoteca. Non resiste più. I nervi gli stanno giocando un brutto scherzo. All’esterno incontra Marta, una ragazza che si aspeta da lui quello che non può darle. Le vite di questi due ragazzi stanno per incrociarsi, e non sarà un incontro casuale. Uno influirà sull’altro e viceversa. La loro unione sarà così forte che porterà entrambi in una situazione impossibile da controllare. Interessante opera seconda del regista Mikel Rueda ( che ha impiegato sette anni per la sua realizzazione), che affronta le tematiche dell’immigrazione e della scoperta dell’amore omosessuale tra due adolescenti. Il regista spiega: “Sapevo bene quello che volevo raccontasse il film, ma volevo anche qualcosa di più, volevo che lo spettatore percepisse le stesse sensazioni di inquietudine e disorientamento dei due protagonisti. Ibrahim si trova in un Paese straniero che non conosce, ha paura dell’espulsione e cade nella rete di una banda criminale. Mentre è disperato e non sa cosa fare incontra un ragazzo che per la prima volta gli fa sentire cose completamente nuove. I due ragazzi non hanno modelli da seguire, non hanno conosciuto nessuno che abbia vissuto questa esperienza. Nemmeno Rafa che pure ha una famiglia e tanti amici. Si sentono completamente persi. Volevo che lo spettatore entrasse in questa situazione… Il titolo “nascosto” ha più di un significato: sono nascosti anche perchè sconosciuti i sentimenti tra Ibrahim e Rafa, come nascosta è la presenza degli immigrati, costretti a fare i lavori più umili ma relegati nell’oblio perchè la società non li vuole e spesso li costringe ad agire fuori dalla legge. Lo stesso è per gli omosessuali, che possono amarsi ma solo di nascosto, senza mai mostrarsi in pubblico. Possono baciarsi, ma solo nel buio della notte. Questo è quello che vivono i nostri protagonisti, costretti a nascondersi per tutta la vita, cercando di non attirare l’attenzione di nessuno, vite nascoste, sentimenti nascosti, felicità nascosta…”
 
2015/11/06 ore 22.00

   Gardenia – Before the Last Curtain Falls di Thomas Wallner
  tendenza: QQQ
tipologia: Documentario – durata min.: 92
nazione: Germania / Belgio
anno: 2014
Questo film ha vinto, tra gli altri, il premio speciale della Giuria al Festival canadese del documentario ma viene inserito nel concorso lungometraggi del Togay per le storie coinvolgenti che racconta. Uno spettacolo di trans e drag queen, chiamato “Gardenia”, presentato in un piccolo locale, ebbe così tanto successo che portò tutti i protagonisti in giro per il mondo, in 25 Paesi dei cinque continenti. Oggi hanno tutti superato i sessant’anni ma sono ancora legatissimi tra loro e al lavoro che hanno fatto insieme. Uno dei protagonisti dice “Toglietemi tutto ad eccezione di Gardenia e degli uomini”. Lo spettacolo era stato creato dal belga Alain Patel, visionario e innovatore del teatro internazionale di danza, inieme al regista Frank Van Laecke, noto per tanti musical di successo. Ora il regista Thomas Wallner vuole farci rivivere questa meravigliosa esperienza attraverso la testimonianza diretta di alcuni protagonisti, mescolata a spezzoni di un ultimo spettacolo di Gardenia. I protagonisti sono sei personaggi, Andrea, Vanessa, Gerrit, Danilo, Rudy e Richard, due uomini e quattro donne, omosessuali e transessuali. All’inizio del film li vediamo tutti in abito maschile, poi si alza il sipario e compaiono Marlene Dietrich, Liza Minnelli, Norma Desmond, il personaggio di “Viale del tramonto”, film cult di Billy Wilder. Accompagnate da una malinconica interpretazione del Bolero di Ravel vogliono spiegarci il loro bisogno di riconoscimento. Nel film ognuno di loro ci racconta la sua storia, tutte molto differenti, anche se unite dalla sofferenza per una diversità che il mondo non voleva accettare e che loro portavano in scena con calore e felici parodie. Riviviamo le loro paure, le loro passioni, la loro lotta contro le discriminnazioni di omosessuali e travestiti. Rudy, ad esempio, era un dipendente del governo e dice chiaramente che se fosse venuto allo scoperto gli avrebbero subito sparato. Vanessa decise all’età di 27 anni di cambiare sesso e partì con una valigia piena di soldi per Casablanca, soldi guadagnati in tredici anni di marciapiede. Danilo lavorava come travestito e prostituta per guadagnarsi da vivere, fino a quando è diventato Liza Minelli in Gardenia. Gerrit ha iniziato a prendere gli ormoni all’età di 18 anni e per 26 anni ha vissuto come una donna, senza nessuna operazione chirurgica. Dentro di sè pensa che uno rimane comunque sempre lo stesso. Oggi, a differenza degli altri, non cerca più una relazione, vuole vivere da solo dopo la fine di una storia durata 38 anni. Andrea, dopo 45 anni di riassegnazione sessuale, ha sempre fiducia in se stessa e si presenta come candidata nel partito socialista alle elezioni locali. Richard, infermiere in un reparto pediatrico dell’ospedale, sale sul palco per compenare la sua solitudine, nella speranza che l’amico cinese vada a vivere da lui. Richard è l’unico ad avere un compagno. La vecchiaia, con lo spettro della solitudine, è un altro tema che il film affronta molto bene.
 
2015/11/07 ore 18.00

   Perfect Obedience di Luis Urquiza
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 99
nazione: Messico
anno: 2014
Opera prima di un regista quasi sconosciuto che affronta il tema della pedofilia nella Chiesa. Diversi altri film hanno affrontato l’argomento, sia di fiction che doc, basti ricordare il bellissimo e quasi esaustivo “Mea Maxima Culpa: Silenzio nella casa di Dio” di Alex Gibney (che contiene anche un capitolo dedicato alla vera storia al centro di questo film). In questo film però sembra che andiamo più a fondo nell’esplorazione delle dinamiche, sia teoriche che concrete, che hanno sorretto questa pratica per secoli. Pur senza mai cadere nel pruriginoso (cosa che non risulta necessaria per la comprensione degli accadimenti) si comprendono benissimo le teorie, anche dottrinali, che quasi sorreggono, se non proprio conducono, a queste devianze. Il film è diviso in tre capitoli, ognuno dedicato ai diversi livelli dell’obbedienza, (ma il film scorre via in modo continuativo e lineare), a rappresentare il difficile percorso spirituale verso l’“obbedienza perfetta”, secondo la regola di S. Ignazio di Loyola. Il 13enne Julian entra come seminarista nell’istituto gesuita dei Cruzados de Cristo e per lui inizia un difficile percorso spirituale verso l’“obbedienza perfetta”. Il padre fondatore dell’ordine, Angel de la Cruz, lo sceglie come suo favorito ospitandolo nella propria abitazione privata: gli farà da mentore in cambio della totale obbedienza, che si trasformerà a poco a poco in una sottomissione fisica e psicologica… La storia si basa sul libro di Ernesto Alcocer che racconta le vicende reali del fondatore dell’ordine dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel. Il regista ha dichiarato di aver voluto evitare scene di sesso esplicito (che avrebbero ancora di più disgustato lo spettatore) preferendo percorrere un percorso di riflessione globale sul fenomeno della pedofilia nella Chiesa e sui motivi che l’hanno per molto tempo tenuto nascosto, nel timore che venissero messi in discussione i valori generali di un sistema religioso e sociale. Nel film ci sono anche alcuni momenti di tensione tra i seminaristi che mettono in rilievo le conseguenze della castità nei periodi dell’adolescenza e della pubertà. Significative le scene nel dormitorio, quando tutti dormono, dove si sviluppano le relazioni nascoste e le volontà dei soggetti crollano. Altrettanto significativa (anche se poco sviluppata) la scena della madre che si rifuta di ascolatre le parole del figlio disperato e solo. Bravissimi i due protagonisti, Juan Manuel Bernal, che interpreta il sacerdote Ángel de la Cruz, fondatore dell’ordine dei “Crociati di Cristo” e l’esordiente Alfonso Herrera, che interpreta il seminarista Sacramento Santos. Film premiato con il Grand Prix des Amériques al Montréal World Film Festival 2014 e Premio per il miglior attore a Juan Manuel Bernal agli Ariel Awards 2015 in Messico dove vince anche come miglior sceneggiatura non originale.
 
2015/11/07 ore 20.00

   Portrait of a Serial Monogamist di John Mitchell
  tendenza: LLL
tipologia: Drammatico – durata min.: 84
nazione: Canada
anno: 2015
Deliziosa commedia romantica sulla vita della 40enne Elsie (Diane Flacks), lesbica felice (almeno così crede lei), con un ottimo lavoro (produttrice televisiva), con tutto sempre sotto controllo, che si trova a dover superare la crisi della mezza età. Elsie potrebbe essere la reincarnazione del mito di Don Giovanni. Non si contano le ragazze che ha avuto, tante storie che ha saputo terminare con delicatezza, da esperta manipolatrice delle vite altrui oltre che della propria. Non per niente si definisce un’esperta “monogamista seriale”. Passa da una storia all’altra mentre pensa già alla sua prossima conquista. E conosce benissimo quando sta arrivando il momento per il cambio della guardia (solitamente quando ha messo gli occhi sulla nuova preda). La regola sembra essere quella di non aspettare mai di trovarsi col cuore spezzato e quindi di essere la prima a prendere l’iniziativa della rottura, sicura di saperla gestire nel migliore dei modi. Tutto questo perchè Elsie non potrebbe mai sopportare di rimanere sola, nemmeno per un attimo. Noi la conosciamo proprio quando sta preparando alla separazione la sua attuale compagna Robyn (Carolyn Taylor), con la quale ha avuto una storia durata cinque anni (un record). E’ infatti successo che Elsie ha messo gli occhi sulla giovane ed attraente Lolli. Questa volta però le cose non sembrano semplici come in passato. Anzitutto si trova contro la madre e molti amici, sicuri che Elsie stia facendo la cosa sbagliata. Ma anche Elsie percepisce qualcosa di strano, sopratutto ogni volta che reincontra Robyn. Bisogna proprio ricominciare sempre da capo? E se Robyn fosse l’amore della sua vita?… Commedia divertente e piena di intelligenti riflessioni. Ottima la sceneggiatura che ci permette di conoscere a fondo la protagonista, in tutte le sfaccettature. Il ritratto intenso di una donna di mezza età, sicura di sè, che si trova a dover riflettere sul proprio passato e sul proprio futuro. Il personaggio è lesbico e molti protagonisti sono LGBT, ma questa storia e le varie relazioni che ci vengono presentate potrebbero essere di chiunque, indipendentemente dall’orientamento. Il tema è sempre quello dell’amore, delle tante paure che più o meno inconsciamente dobbiamo affrontare e superare per trovare la nostra strada, quella della felicità. Ottimi gli interpreti, tutti, molto naturali e spontanei i dialoghi, con momenti esilaranti (indimenticabili le scenette col cane al parco e il funerale del gatto), ottima la colonna sonora pop. Imperdibile
 
2015/11/07 ore 22.00

   Gayby Baby di Maya Newell
  tendenza: QQQ
tipologia: Documentario – durata min.: 85
nazione: Australia
anno: 2015
Negli ultimi anni il dibattito sulle famiglie omogenitoriali si è fatto sempre più acceso, ma finora mancava una voce in capitolo: quella dei figli stessi delle coppie omosessuali. Il documentario di Maya Newell colma questa lacuna, raccontandoci la vita quotidiana di Gus, Ebony, Matt e Graham, quattro bambini australiani tra i 10 e i 12 anni, figli di coppie gay e lesbiche, alle prese con i primi dilemmi, desideri e fragilità dell’adolescenza. Gus è un appassionato di wrestling; Ebony sogna di diventare una cantante pop; Graham non sa leggere; e Matt è nel mezzo di una crisi esistenzial-religiosa. Un ritratto emozionante e vero di che cosa significa essere una famiglia moderna e dover affrontare il pregiudizio della comunità in cui si vive, raccontato con gli occhi e le parole dei diretti protagonisti. “I bambini hanno bisogno di narrazioni che riflettano le loro vite e la diversità delle loro strutture familiari. Gayby Baby non è una pubblicità per le famiglie queer, ma un film dove famiglie amorevoli lottano per bisogni e valori contrastanti, dove i genitori reagiscono in maniera eccessiva e a volte i bambini restano delusi. Le famiglie omogenitoriali non sono perfette, ma non sono meno perfette di qualsiasi altro tipo di famiglia” (Maya Newell). (Gender Bender)
 
2015/11/08 ore 18.00

   Fourth Man Out di Andrew Nackman
  tendenza: GGG
tipologia: Commedia – durata min.: 96
nazione: USA
anno: 2015
Al suo 24mo compleanno, Adam (Evan Todd), un meccanico carrozziere che lavora in una piccola città dello Stato di New York, pensa sia venuto il momento di dire la verità sul suo orientamento sessuale (è gay) ad amici e parenti. Come la prenderanno i suoi tre migliori amici, tutti appartenenti alla classe lavoratrice, lo sfortunato in amore Chris (Parker Young, “Arruolata”) per il quale Adam ha una cotta segreta, il promiscuo Nick (Chord Overstreet, il bel palestrato di “Glee”) e il commesso Ortu (Jon Gabrus, “CollegeHumor”), che in verità non hanno mai conosciuto personalmente nessun gay? La prenderanno bene, almeno così vorrebbero, sulla scia delle idee più progressiste che stanno avanzano in merito, ma riusciranno ad astenersi dalle solite battute omofobiche e dall’innato panico gay che spesso li domina? Quello che conta è che sono decisi ad accompagnare l’amico anche nella sua nuova vita gay. Questo però non vale per gli altri abitanti della cittadina, come il solito timorato di Dio o i vicini di casa prima così cordiali, per non parlare dei famigliari che insistono nel volerlo accasare con una delle sue spasimanti femminili dal tempo delle superiori. Per tutti questi si tratta di una realtà difficile da digerire… Ennesima versione, con qualche aggiornamento, della problematica del coming out nella provincia americana dei colletti blu. Peccato che i diversi personaggi siano poco approfonditi. Il film ha comunque vinto il premio del pubblico all’Out Festival di Los Angeles, segno che questi temi sono ancora molto sentiti (e vissuti).
 
2015/11/08 ore 20.00

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