"THE WAY HE LOOKS" VINCE IL PREMIO TEDDY DELLA 64MA BERLINALE

Il doc “Felice chi è diverso” battuto dal docu-film svizzero, più fiction che doc

da sito ufficiale del Teddy Award 2014
TUTTI I PREMI TEDDY 2014

Il TEDDY AWARD per il miglior film va a:

HOJE EU QUERO VOLTAR SOZINHO
(The Way He Looks)

Motivazione della Giuria: Un debutto gioioso da un regista che combina una grande sceneggiatura, caratterizzazione, performance, fotografia e musica per consegnarci un film che vola sopra il genere ben esplorato del viaggio verso la maturità, dandoci un nuovo significato del vecchio detto “l’amore è cieco”

IL TEDDY AWARD per il miglior doc va a:

DER KREIS
(The Circle)

Motivazione della Giuria: Un film che riflette sulla storia personale Queer nella metà del XX secolo in Svizzera, mettendo in luce la necessità e l’urgenza di resistere e confrontarsi con l’omofobia che prolifera in tutto il pianeta.

Il TEDDY Award per il miglior corto va a:

MONDIAL 2010
(Mondial 2010)

Sinossi:

Una coppia gay libanese decide di fare un viaggio a Ramallah. Il film è registrato con la loro macchina fotografica come cronaca del loro viaggio. I protagonisti e gli spettatori sono invitati, attraverso le conversazioni della coppia, nell’universo di una città in dissolvimento.

Motivazione della Giuria: Un film che ci porta in un viaggio, sia letterale che personale, attraverso un paesaggio pericoloso dove l’invisibilità è un aspetto necessario della sopravvivenza Queer.

IL PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA VA A:

PIERROT LUNAIRE
(Pierrot Lunaire)

Motivazione della Giuria: La Giuria del Teddy vorrebbe riconoscere un nuovo importante pezzo del lavoro di Bruce LaBruce, il Pierrot Lunaire, come un significativo tassello della sua opera complessiva, che continua nell’esplorazione della nozione di ‘Queer’ in tutti i suoi significati. Fondendo teatralità con un linguaggio cinematografico tagliente, una straordinaria prestazione di Susanne Sachse con un sofisticato uso della musica, Bruce ricombina questi elementi rinnovando l’avanguardia classica.

Membri della Giuria:

Ellen Becht, Germany, Pride Pictures, Karlsruhe
Julián David Correa, Colombia, Ciclo Rosa, Bogotá
Ana David, Portugal, Queer Lisboa – International Queer Film Festival, Lisbon
Oscar Eriksson, Sweden, Cinema Queer International Film Festival, Stockholm
Masha Godovannaya, Russia, Side By Side LGBT International Film Festival, St. Petersburg
Lucia Kajankova, Czech Republic, Festival Mezipatra, Prague
Dave Kim, South Korea, Seoul LGBT Film Festival
Andrew Murphy, Canada, Inside Out LGBT Film Festival, Toronto
Marten Rabarts, India & New Zealand, National Film Development Corporation of India

ALTRI PREMI ASSEGNATI NELL’AMBITO DELLA BERLINALE A FILM CON TEMATICHE LGBT

YOUTH JURY GENERATION 14PLUS (Premio Giuria Giovani), CRYSTAL BEAR, assegnato a:

52 Tuesdays di Sophie Hyde

Con la seguente motivazione: Una situazione eccezionale ma familiare. Il film vincitore di questa edizione è sia sorprendente che toccante. E’ un film sulla famiglia e sulla ricerca d’identità, e, nonostante i vari conflitti, tutti i protagonisti rimangono in contatto grazie all’amore che hanno uno per l’altro. Commovente storia presentata in una struttura affascinante e convincente con personaggi forti, unorismo, idee intelligenti e sensibilità.

PREMIO GIURIA FIPRESCI (critica internazionale) PER SEZIONE PANORAMA, assegnato a:

Hoje eu quero voltar sozinho (The Way He Looks) DI Daniel Ribeiro

PREMIO DEL PUBBLICO SEZIONE PANORAMA DOC (votato su schede dai visitatori della Berlinale) assegnato a:

Der Kreis (The Circle) di Stefan Haupt

PREMIO GIURIA LETTORI DI ‘THE SIEGESSÄULE’ (riivista gay lesbica tedesca) assegnato a:

52 Tuesdays di Sophie Hyde

Il regista gay Bavo Defurne (Noordzee, Texas) ha ricevuto il premio VFF TALENT HIGHLIGHT PITCH AWARD per il progetto del suo ultimo film “Souvenir” che da quanto sappiamo non sembra centrato su una tematica gay

Vedi tutti i premi della Berlinale 2014


Il manifesto del 28mo Teddy Award

6 febbraio 2014

Parte oggi la 64ma Berlinale, il terzo festival più importante del mondo dopo Cannes e Venezia. E’ stato il primo festival generalista a dedicare ampio spazio al cinema LGBT, sia con una sezione, Panorama, particolarmenta attenta alle tematiche gay, grazie all’impegno del suo fondatore, Manfred Salzgeber, militante omosessuale, sia con l’organizzazione del premio Teddy Award che premia le opere presenti in ogni sezione del festival, che meglio hanno rappresentato il mondo LGBT. I premi, assegnati da una prestigiosa giuria internazionale, riguardano il miglior film, documentario, cortometraggio, un premio speciale della giuria e lo Special Teddy Award per la carriera.

Il Teddy Award, la cui cerimonia di premiazione, con la partecipatissima festa di gala, avrà luogo il 14 febbraio al Komische Oper Berlin, ha annunciato oggi due Special Teddy Award, assegnati quest’anno a due registi che hanno glorificato il cinema queer: Rosa Von Praunheim che nel 1971 diresse il film “Non è l’omosessuale ad essere perverso ma la società in cui vive“, opera che ha avuto un ruolo cruciale nella crescita del movimento gay in Germania. Il Festival presenta il suo corto “Mario Wirz“, dedicato alla figura dello scrittore omosessuale Mario Wirz, affetto da Aids e deceduto lo scorso anno a 56 anni. Praunheim, suo grande amico, sei settimane prima della sua morte, ha fatto con lui una lunga passeggiata, durante la quale Wirz ha parlato candidamente dei suoi ultimi pensieri e del potere dell’amore. L’altro premio va a Elfi Mikesch, autrice, fotografa e regista, un modello per le generazioni che l’hanno seguita, pioniera di uno spirito anticonvenzionale, ha esplorato come una sfida i confini delle marginalità, fondendo arte e vita in una mirabile simbiosi. Il Festival presenta la sua ultima opera, “Fever“, emozionante ricerca della verità all’interno di una famiglia opprimente. Tra i premiati del passato ricordiamo Tilda Swinton, Joe Dallesandro, Werner Schroeter, Ulrike Ottinger e John Hurt.

Molto attesa, soprattutto per noi italiani, la proiezione del film documentario di Gianni Amelio, “Felice chi è diverso”, sulla storia dell’omosessualità in Italia, film che è stata l’occasione del coming out del regista (accolta con molta discrezione dai media italiani, più entusiasti quelli stranieri).

Inaugurano Panorama Special due film già molto chiacchierati, “Yves Saint Laurent” che ci racconta la vita del geniale stilista e del suo compagno, e “Love Strange” dell’emergente Ira Sachs (vedere scheda)

Tra gli altri film segnaliamo “Night Flight” (Corea del sud) di Lee­Song Hee che ci racconta la storia del rapporto tra due studenti oppressi dall’idea del succsso; “Ye” (La notte) del 21enne cinese Zhou Hao, esordio molto acclamato di un promettente artista che ci ricorda Fassbinder, Genet e Wong Kar Wai.

Nel 20mo anniversario della morte del regista gay Derek Jarman, il festival presenta l’edizione digitalizzata e rimasterizzata di “Sebastiane”, affascinante rivisitazione molto gaya del martirio di San Sebastiano.

Il regista gay Tsai Ming-liang presenta un frammento della serie Walker, “Viaggio a occidente”, una produzione francese con Lee Kang Sheng e Denis Lavant.

Il sindaco gay di Berlino, Klaus Wowereit, ha così salutato il 25mo premio Teddy:

Il Teddy Award è il premio queer del mondo per eccellenza. Esso unisce alte aspirazioni artistiche con obiettivi politici, al fine di dare un effettivo contributo alla tolleranza, accettazione, solidarietà ed uguaglianza nella società. Con la fantastica annuale serata di gala del Teddy Award, tuttavia, Berlino dimostra la sua solidarietà con registi e organizzatori di festival di molti paesi del mondo che, nonostante governi repressivi, lavorano contro l’omofobia, la libertà e l’uguaglianza dei diritti. Berlino è una città nella quale l’impossibile è già accaduto una volta. Venticinque anni fa, la “rivoluzione pacifista” fece cadere il muro che aveva diviso la città per decenni. Il coraggio e la voglia di libertà del popolo sconfissero la dittatura e la sottomissione. Uno dei ‘muri’ che noi dobbiamo ancora abbattere oggi, con lo stesso coraggio e la stessa voglia di libertà, è stato costruito dall’intolleranza e odio verso le persone gay, lesbiche e transgender“.

Dietr Kosslick, direttore della Berlinale, introduce così il Teddy Award 2014:

Ancora e di nuovo, ci troviamo a navigare tra le rovine della storia. Evitarle sarebbe tanto impossibile quanto sbagliato – non dopo 100 anni. Questo viene detto in diversi modi nel programma della 64ma Berlinale. L’anno 2014 non ci ricorda solo la brutale trasformazione dell’Europa inaugurata con l’esplosione della Prima Guerra Mondiale, le cui conseguenze si sentono ancora oggi. Ci ricorda anche il grande coraggio di Magnus Hirscfeld. Dottore, ricercatore nel campo sessuale, socialista ed ebreo, è stato il “padre del movimento gay” (come dice Rosa von Praunheim), proprio in quel fatidico 1914 pubblicava infatti il suo lavoro principale, “L’omosessualità negli uomini e nelle donne”. In seguito andò a lavorare in un ospedale militare per tutta guerra. Anche lui ha influenzato la nostra società – nel migliore dei modi. Il Teddy 2014 vuole mettere un piede nel passato con il focus su un’artista geniale e maledetta, Valeska Gert, un’affascinante personalità della selvaggia era Weimar, conseguente alla guerra… L’attuale proibizione della cosidetta ‘propaganda omosessuale’ in Russia è disturbante e grottesca. In questo febbraio la Berlinale ed i giochi di Sochi viaggiano in contemporanea, ci sembra come se in Russia si voglia prevenire ogni sentimento di calore, mentre all’Opera Comica di Berlino ci sarà più che caldo per tutti. Qui, il premio Teddy celebra la sua 28ma serata di gala, al centro della società. E quei due celebrati maestri della cultura russa, il regista Sergei M. Eisenstein ed il compositore Pyotr Tchaikovsky, si suppone che siano stati gay e forti stimolatori della discussione – tra ‘opera buffa’ e realtà…

LUNGOMETRAGGI IN CONCORSO PER IL TEDDY AWARD
(Oltre a “Felice chi è diverso” , “Love Strange”, “The Circle” e Test, già presenti nel nostro DB)

Der Samurai

Lunghezza: 79 ‘min.
Anno di produzione: 2013
Nazione: Germania
Diretto da: Fino Kleinert
Società di produzione: Salzgeber & Co. Medien GmbH
Sezione Berlinale: Prospettiva Cinema Tedesco

Nelle campagne del Brandeburgo la gente ha paura dei lupi. I loro ululati spaventano la popolazione e zittiscono gli agnelli. Ma una volta che questa notte è finita, tutti avrebbero preferito che fosse stato solo un lupo a venire a perseguitarli. Invece, appare ai margini del Bosco, un incubo, nella forma di uno straniero senza nome, con una spada da samurai, che lascia dietro di sé una scia di distruzione nel villaggio. Per il giovane agente di polizia locale Jakob, in particolare, l’incontro con il guerriero lo costringe a confrontarsi con i propri demoni e ad affrontare aspetti a lungo tempo sepolti della sua personalità e colorate fantasie di fuga. Represse sin dall’infanzia, ora queste fantasie esplodono con una forza spaventosa. Più tenacemente Jakob cerca di mantenere intatta la sua armatura morale e di difendere il suo senso della legge e dell’ordine contro l’assalto dell’irrazionale e più irresistibile diventa il suo desiderio segreto di accettare il regalo che gli porge l’avversario: cedere alla trasgressione con delizioso abbandono. (RM)

FERIADO

Lunghezza: 82 ‘min.
Anno di produzione: 2014
Nazione: Ecuador / Argentina
Diretto da: Diego Araujo
Società di produzione: Luna Films Audio Visivo
Sezione Berlinale: Generazione

Nel 1999 il sistema bancario dell’Ecuador crollò sulla scia di uno scandalo di corruzione. Questi eventi forniscono il contesto storico per il soggiorno forzato del sedicenne Juan Pablo con il suo ricco zio e la sua famiglia. Di carattere persieroso Juan, non ha affatto una buona opinione né del banchiere corrotto, che si è ritirato nel suo rifugio sulle Ande, né dei suoi figli ignoranti. Una notte egli vede degli uomini di suo zio, picchiare brutalmente un tizio scoperto mentre armeggiava attorno alle loro auto. Poi Juan Pablo aiuta uno dei compagni della vittima a fuggire e la coppia presto scopre di avere in comune molte più cose che quell’incidente. Il giovane Juano viene da un paese vicino, cavalca una vecchia moto e si guadagna da vivere riparando pneumatici. Gli piace anche ascoltare la musica heavy metal. Juan Pablo trova il coraggio di seguire i suoi inediti sentimenti verso questo attraente ragazzo, anche se non ha idea se questi suoi sentimenti siano o no ricambiati. Le settimane passano. Questi sono tempi turbolenti, non solo per il Paese, ma per Juan Pablo stesso, le cose stanno cominciando a vacillare. (RM)

FIEBER (Fever)

Lunghezza: 80′ min.
Anno produzione: 2013
Nazione: Luxembourg/Austria
Regia: Elfi Mikesch
John Maloof
Charlie Siskel
Produzione: EastWest Filmdistribution GmbH
Sezione Berlinale: Panorama

‘Tutto è cerimonia nel giardino selvaggio dell’infanzia’ (Pablo Neruda). Sono i primi anni ’50 e la piccola Franzi stà crescendo nella cittadina austriaca di Judenburg. La sua oppressiva casa di famiglia è dominata dal padre, febbricitante e malato di mente, dal carattere rigido e imprevedibile. Il padre, che regolarmente consegna mezzi maiali per il macellaio, ha trascorso diversi anni nella Legione Straniera francese in Marocco, Algeria e Siria. Un periodo che egli in parte glorifica, ma che ancora lo perseguita. Franzi si immerge in questo mondo frugando in mezzo ad una gran quantità di fotografie, seducenti, ma anche inquietanti, scattate a suo tempo da suo padre. Nella sua fervida fantasia infantile, regni di favole e libri illustrati ben presto si mescolano ad incubi e la realtà si fonde con la fantasia, la guerra, l’orrore e la bellezza. Decenni più tardi Franziska è diventata una fotografa di successo, ma ancora pesa su di lei l’ombra della memoria di suo padre. Intraprende cosi un viaggio a ritroso nella giovinezza del padre. Vuole capire qual è stato il suo trauma di guerra e fare luce sul passato della sua famiglia. Ma emerge ben presto che la sua ricerca della verità ha conseguenze ambivalenti. (RM)

FINDING VIVIAN MAIER

Lunghezza: 84′ min.
Anno produzione: 2014
Nazione: USA
Regia: John Maloof
Charlie Siskel
Produzione: Ravine Pictures
Sezione Berlinale: Panorama

John Maloof ama le vendite forzate, dove si possono acquistare oggetti provenienti dalla proprietà privata di un individuo. Un giorno fa la sorprendente scoperta di una scatola contenente pellicole non sviluppate e negativi, che era stata ritrovata in una soffitta. Il materiale rivela momenti significativi della vita quotidiana in America, che ricordano la ‘street photography’ di grandi artisti come Helen Levitt o Robert Frank. C’è un numero particolarmente elevato di fotografie di bambini, immersi nel gioco o che guardano con fiducia l’obiettivo. Ma chi c’era dietro la macchina fotografica? E come mai le fotografie di Vivien Maier, che morì sola all’età di 83 anni, non furono mai scoperte? John Maloof si imbarca nella ricerca. Egli è a caccia di indizi sulla vita di questa donna, che per oltre quarant’anni ha girato il mondo con la sua macchina fotografica, vestita coraggiosamente con camicie a quadri da uomo e che lavorò come bambinaia nei ricchi sobborghi di Chicago. Quando Maloof fa visita a queste famiglie, descrivono la Maier come una donna riservata e introversa, e che tuttavia osservava l’ambiente intorno a lei con grande attenzione. Il ritratto che ne deriva è l’affascinante rappresentazione di un artista dallo sguardo aperto, al quale anche estranei acconsentivano, permettendole di scandagliarne l’anima con la sua lente. (RM)

HOJE EU QUERO VOLTAR SOZINHO (The Way he Looks)

Lunghezza: 95′ min.
Anno produzione: 2013
Nazione: Brazil
Regia: Daniel Ribeiro
Produzione: Lacuna Filmes
Sezione Berlinale: Panorama

Giovana è la migliore amica di Leo. Essi trascorrono i loro pomeriggi in piscina attribuendo dei punti al livello della loro noia e semplicemente passando il tempo. Ma ci sono dei limiti alla loro intimità. Leo ci tiene alla propria autonomia. Le frecciate dei suoi compagni di scuola non possono scalfire il suo senso dell’indipendenza. Stanco dell’atteggiamento iperprotettivo dei suoi genitori , questo quindicenne cieco, vuole prendere il controllo della propria vita e fa domanda per un cambio di scuola. L’arrivo di un nuovo alunno a scuola costringe Leo a dover rivalutare la sua routine quotidiana. Dopo aver fatto amicizia con Gabriel, Leo deve ora trovare il modo di affrontare la gelosia di Giovana. Ma, così come, nel modo più naturale, Leo diventa consapevole dei suoi sentimenti per Gabriel, tanto più si sente turbato dai tentativi di avance del suo amico.
Con la spontaneità onirica di una commedia Shakespeariana, il vincitore del Orso di Cristallo 2008, rappresenta i protagonisti del suo primo lungometraggio drammatico, mentre orbitano l’un l’altro in un universo emotivo di feroci attrazioni, timidi giochi a nascondino, e timidi incontri, mostrandoci, con immagini sensibili, quasi senza peso, come essi cominciano a rivelare i loro sentimenti. (RM)

PAPILIO BUDDHA

Lunghezza: 108′ min.
Anno produzione: 2013
Nazione: India/USA
Regia: Jayan Cherian
Produzione: Silicon Media
Sezione Berlinale: Panorama

Potremmo essere in Paradiso: Shankaran scopre una farfalla rara, la Papilio Buddha, che si trova solo nelle montagne dei Ghati occidentali in India. E’ un momento quasi perfetto per lui e per il suo amico gay, Jack. Il lepidotterista americano accompagna Shankaran a casa dove è testimone di una discussione tra Shankaran e suo padre, che egli non riesce a capire – e non solo perché i due stanno parlando in Malayalam. Suo padre è il leader di un gruppo di Dalit, o bassa casta ‘intoccabili’ , impegnati in una strenua lotta per il diritto alla terra in molte parti dell’India. Anche se i loro diritti sono stati sanciti dalla Costituzione dopo l’indipendenza, la polizia considera i Dalit come dei terroristi. Shankaran è messo dietro le sbarre e Jack è presto espulso dal paese perché ha avuto a che fare con lui. Il sogno di Shankaran di fuggire negli Stati Uniti ‘sulle ali di una farfalla’ sembra giunto al termine. Tuttavia egli rifiuta di arrendersi ad una vita prederminata dal fato, che appare essergli stata assegnata come Dalit. Sorprendentemente fotografato, questo film ignora i tabù politici, per descrivere come una comunità Dalit combatta contro una tradizione soffocante. Il Paradiso diventa una zona di guerra. E questo commuovente film prende una posizione molto coraggiosa. (RM)

PIERROT LUNAIRE

Lunghezza: 50 ‘min.
Anno di produzione: 2014
Nazione: Germania / Canada
Diretto da: Bruce LaBruce
Società di produzione: Jürgen Brüning Filmproduktion
Sezione Berlinale: Foro

Nel 1912 l’attrice Albertine Zehme chiese al compositore Arnold Schönberg di scrivere un accompagnamento musicale per la raccolta di poesie Pierrot Lunaire del belga Albert Giraud: per cinque musicisti e una cantante, Schönberg arrangiò 21 delle 50 poesie trasformandole in una delle sue più innovative opere per il teatro musicale. Nel 2011 il direttore d’orchestra Premil Petrovic ha chiesto al regista Bruce LaBruce di dirigere una versione teatrale di Pierrot Lunaire con l’attrice Susanne Sachsse come cantante e attrice nel ruolo del titolo. Questa versione teatrale si basa sulla profonda conoscenza di Schönberg del cabaret, che lo portò in un mondo onirico, pieno di “nostalgia decadente, senso di colpa, rapimento e paura”, dotato di scenari horror e di un umorismo ironico satirico. Nel 2013 LaBruce porta Pierrot Lunaire per le strade di Berlino per girare una storia dark, piena di nostalgia, amore e trasgressione. Questo film ha come colonna sonora l’interpretazione di Petrovic del melodrama musicale di Schönberg, cantata dalla Sachsse. Basato su di una storia vera, il Pierrot Lunaire di LaBruce rappresenta una versione queercore, opportunamente radicale, di uno dei contributi più innovativi alla musica atonale.
“Mentre ascoltavo la musica di Arnold Schönberg, ho cercato di associarvi un concetto che, da un lato si accoppiasse bene con l’umore della musica atonale e, dall’altro lato, potesse essere combinato con le poesie di Albert Giraud in un contesto più contemporaneo. Dalla giungla dei pensieri del mio inconscio è risalita una storia che dovrebbe essere accaduta alcuni decennia fa a Toronto, e che è tanto strana quanto universale (…): una giovane ragazza, che si veste regolarmente da ragazzo, si innamora e seduce un’altra ragazza, che non ha la minima idea che il suo amante abbia il suo stesso sesso. Quando la ragazza presenta “il suo fidanzato” a suo padre, questi diventa sospettoso e smaschera la frode e non permette loro di rivedersi mai più. Furioso e delirante il “ragazzo” progetta un piano avventuroso per dimostrare la sua “mascolinità” al padre della sua amante.” (Bruce LaBruce)
Bruce LaBruce è un regista, fotografo, scritttore, artista, che vive a Toronto ma lavora in giro per il mondo. (RM)

PRAIA DO FUTURO

Lunghezza: 106′ min.
Anno produzione: 2013
Nazione: Brazil/Germany
Regia: Karim Ainouz
Produzione: Coracao da Selva
Sezione Berlinale: Wettbewerb

L’acqua è l’elemento ideale per il bagnino Donato e il mare è la sua casa. La “Spiaggia del Futuro” mensionata nel titolo del film dà inaspettatamente alla sua vita una nuova direzione. Quando due uomini rimangono intrappolati in una corrente pericolosa, Donato si tuffa e riesce a salvare Konrad, un turista tedesco, ma la vita del suo migliore amico viene reclamata dal mare. Mentre lungo la costa sono avviate le ricerche per il ritrovamento del corpo, Konrad e il suo salvatore cominciano a conoscersi meglio. La loro iniziale attrazione fisica si trasforma ben presto in un legame emotivo più profondo. Donato segue Konrad a Berlino, una città che non è in riva al mare, ma che è comunque un luogo dove uno può reinventare se stesso. Anni dopo, Donato si confronta con il suo passato, quando suo fratello più giovane, Ayrton appare furioso alla sua porta e vuole sapere perché Donato lo ha lasciato senza dire neanche una parola. Ma proprio come Donato prima di lui, anche Ayrton si getta nel vortice di quella strana città, e anche lui troverà più domande che risposte. Nel suo nuovo film, il regista brasiliano, residente a Berlino, Karim Aïnouz, segue ancora una volta personaggi in cerca di amore e di identità, pronti a rischiare tutto, per scoprire se stessi e le loro emozioni. (RM)

QUICK CHANGE

Lunghezza: 98 ‘min.
Anno di produzione: 2013
Nazione: Filippine
Diretto da: Eduardo Roy Jr.
Società di produzione: Trovato Films
Sezione Berlinale: Panorama

“Diventerai bellissima e non ti farà nemmeno male!” questo è quello che Dorina promette a decine di sue clienti. Lei è venuta a Manila dal Giappone per aiutarle a realizzare il loro sogno di vincere i concorsi di bellezza Miss Gay o Miss Amazing. Vestite con i costumi eccentrici e colorati del mondo dello spettacolo, non c’è alcun segno di iniezioni precedenti nelle loro guance, naso, labra, seni, fianchi e spalle. Dorina, lei stessa transgender e infelicemente inamorata di un ballerino di nome Uno, conosce bene la sua arte e il suo business illegale. Lei sa esattamente cosa vogliono le sue clienti: “Il mio aspetto è tutto ciò che ho. Finchè sono bella, avrò una carriera.” Finchè un giorno il lato oscuro di questa bellezza creata artificialmente viene alla luce. Con precisione documentaristica e una velocità mozzafiato, il regista Eduardo Roy Jr segue la sua eroina mentre si muove attraverso il duro mondo di una comunità ossessionata dalla bellezza, migliorando le possibilità di carriera di queste persone. Girato nei luoghi reali, con una telecamera a mano, il film ritrae una società vulnerabile, che balla pazzamente su di un volcano. (RM)

SEBASTIANE

Lunghezza: 85′ min.
Anno produzione: 1976
Nazione: Great Britain
Regia: Derek Jarman
Paul Humfress
Sezione Berlinale: Retrospektive

San Sebastiano è al centro del primo lungometraggio di Jarman, che diresse nel 1976 insieme con il montatore e produttore Paul Humfress. Ci racconta la storia della guardia Sebastiano, relegato in un isolato avanposto dell’impero romano, dove i soldati cercano di sopportare la calura con nuoto, esercizi di spada e giochi erotici. In questa atmosfera riscaldata, Sebastiano entra in conflitto con il sadico capitano Severus, che è segretamente innamorato di lui. Per non andare contro ai suoi principi cristiani, Sebastiano viene mortalmente trafitto dalle frecce dei suoi compagni. San Sebastiano, un giovane nudo, legato, esposto allo sguardo del pubblico, trafitto da frecce: sono alcuni dei motivi che hanno ispirato artisti e scrittori fino ad oggi nell’esercitare il loro ingegno con il corpo maschile nudo di questa scena del martirio. L’interpretazione di Jarman del santo lo raffigura non solo nella tradizione degli artisti rinascimentali, ma anche come moderna icona gay. La Berlinale presenta questo film nella nuova versione digitale, rimasterizzato dalla pellicola originale del BFI National Archive.

THE DOG

Lunghezza: 101′ min.
Anno produzione: 2013
Nazione: USA
Regia: Allison Berg
Frank Keraudren
Produzione: Unleashed Films
Sezione Berlinale: Panorama

Oltre dieci anni di lavoro per questo potente documentario dei registi Frank Keraudren e Allison Berg, che ci raccontano la vita di John Wojtowicz, l’uomo che tentò, in modo spettacolare, cioè rapinando una banca a Brooklyn nel 1972, di ottenere i soldi per il cambiamento di sesso del suo partner. Questo dramma fù reso celebre da Sidney Lumet nel suo film “Un pomeriggio di un giorno da cani” del 1975. Facendo abbondante uso di filmati di repertorio, fotografie e testimonianze di contemporanei, i registi seguono non solo la bizzarra vita di Wojtowicz col suo progresso da classe medio bassa conservatrice ad attivista e militante gay, ma ci offrono anche uno sguardo non convenzionale sulla cultura gay newyorkese degli ultimi 40 anni. Il film è un vero e proprio atto d’amore verso il suo affascinante anti-eroe, catturato in tutta la sua umanità, di un “cane” (dog) come amava definirsi, generoso, benevolo, maniacale, eroico, irrimediabilmente sentimentale, a volte autodistruttivo, ossessionato dal sesso, violento, manipolatore, ossessivo ed imprevedibile. Il suo drastico e semplice umorismo lo ha reso anche un fantastico narratore.

UNFRIEND

Lunghezza: 93′ min.
Anno produzione: 2013
Nazione: Philippines
Regia: Joselito Altarejos
Produzione: Solar Entertainment Corporation
Sezione Berlinale: Panorama

Un 15enne sta sul bordo del tetto di una casa in costruzione; la sua mano si muove giocosamente nell’aria. Sotto David vediamo la città e dietro il suo amico Jonathan, di due anni più anziano, estasiato dalla vista del suo amico. David vive con la nonna che divide il suo tempo tra lavori domestici e spettacoli televisivi. Tenera e spiritosa, sostiene la vita apertamente gay del nipote, che invece ama ritirarsi, appena può, nel suo mondo di Facebook. David farebbe qualsiasi cosa per Jonathan, e manifesta apertamente questo sentimento a tutti gli amici online. Quando Jonathan, alla vigilia di Natale, mette online una foto di lui col suo nuovo amante, David si sente crollare la terra sotti i piedi. Cerca di superare la sua sconfitta in tutti modi, con una ossessione febbrile, nel tentativo di riconquistare l’amico. Presto si accorge di essere intrappolato nella morsa della sua doppia e instabile personalità, divisa tra virtuale e reale. Sequenze potenti e fantastiche seguono David nelle sue fantasie maniacali, dentro affollati centri commerciali e virtuali vicoli sotto una campana di emozioni represse. Con mano sicura il regista Altarejos fonde mondi reali e virtuali in un’atmosfera sensuale ed elettrizzante, un’arena che non ci risparmia nessuna delle profonde ferite che affliggono il nostro protagonista.

VIHARSAROK (Nation of Storms)

Lunghezza: 105 ‘min.
Anno di produzione: 2013
Nazione: Ungheria
Diretto da: Ádám Császi
Società di produzione: Proton Cinema Ltd..
Sezione Berlinale: Panorama

Szabolcs è un giovane calciatore ungherese che gioca in una squadra tedesca ed è buon amico del suo compagno di stanza Bernard, col quale forse potrebbe esserci qualcosa di più. Gli allenamenti e le prove sul campo diventano sempre più difficili per lui; dopo aver perso una partita ed aver litigato con Bernard, Szabolcs decide di abbandonare tutto e ritornare in Ungheria. Alla ricerca di un nuovo inizio, s’impegna ad allevare api nella fattoria del nonno. I suoi propositi di una vita nuova e semplice vengono messi in discussione con l’apparire di Áron, un apprendista scalpellino del vicino villaggio. Improvvisamente tutto ritorna in movimento. Insieme progettano di rinnovare la fatiscente fattoria del nonno ed è sempre più chiaro il legame d’amore che li unisce. Succede però che mentre Szabolcs si trova disponibile ad accettare la propria identità sessuale, per Áron tutto diventa più difficile: i reazionari abitanti del villaggio non accettano i suoi scandalosi comportamenti ed anche sua madre gli volta le spalle. Nel mentre arriva Bernard che tenta di convincere Szabolcs a ritornare in Germania. Per un po’ sembra arrivare la pace con un idilliaco ménage a tre, ma quando Bernard deve tornare in Germania, per Szabolcs è arrivato il momento di scegliere e decidere. Se la sente di abbandonare Áron da solo in ambiente così intollerante e repressivo?…

VULVA 3.0

Lunghezza: 78 ‘min.
Anno di produzione: 2013
Nazione: Germania
Diretto da: Claudia Richarz
Ulrike Zimmermann
Società di produzione: MMM Film GmbH
Sezione Berlinale: Panorama

Viviamo in tempi ipersessualizzati. Stampa, pubblicità e TV mettono costantemente in mostra il sesso femminile. Eppure molte donne sono ancora assai pudiche quando si tratta di entrare in sintonia col proprio corpo. In pubblico vediamo stilizzate e anonime parti anatomiche femminili che corrispondono agli standard di attrazione costruiti dall’industria del porno. L’immagine ideale e scivolosa di una vulva perfettamente sagomata, con labbra simmetriche, ha poco a che vedere con la vera forma della maggior parte dei genitali femminili. La conseguente insicurezza che molte donne provano nei confronti del loro corpo è una miniera d’oro per la chirurgia genitale estetica che promette vagine perfette dai bisturi del chirurgo. Le registe vogliono celebrare la diversità del corpo femminile con una meticolosa ricerca storica su come viene recepito nel corso del XXI secolo questo particolare anatomico, sotto tutti gli aspetti, dall’educazione sessuale alla censura, dall’astrattezza mostrata nelle immagini porno al lavoro degli attivisti contro le mutilazioni genitali femminili.

YA GAN BI HAENG (Night Flight)

Lunghezza: 130′ min.
Anno produzione: 2014
Nazione: South Korea
Regia: Hee-il Leesong
Produzione: CinemaDal
Sezione Berlinale: Panorama

Dopo un appuntamento con un amante in un condannato edificio che ospita il bar gay “Night Flight”, Yong-ju, vagando per le strade notturne di Seoul s’imbatte nel suo ex-migliore amico Gi-woong. Sono nella stessa classe ma non si freqentano più da tempo. Gi-woong viene coinvolto in una rissa e per scappare prende la bicicletta di Yong-ju senza restituirgliela. Yong-ju lo minaccia, ma Gi-woong è indifferente ai suoi avvertimenti, forte del fatto che la sua banda è famosa per il crudele bullismo verso un eccentrico compagno di scuola di nome Gi-taek. I suoi tentativi di riconquistare l’amicizia di Gi-woong, gli fanno correre il rischio di diventare anche lui bersaglio del terroristico gruppo, ma non vuole abbandonare l’impresa e coinvolge Gi-woong in un gioco di potere di umiliazione reciproca e fervidi ricordi che innescano un pericoloso duello emotivo. Il regista di “White Night”, visto a Berlino nel 2013, ha scelto anonimi e abbandonati spazi urbani in cui rappresentare il tumulto emotivo che attanaglia i due scolari. Il suo film è il ritratto di una società consumata e distrutta dalla coazione a conquistare, una società nella quale non c’è posto per le minoranze, l’amicizia o la passione.

YE (The Night)

Lunghezza: 95′ min.
Anno produzione: 2014
Nazione: People’s Republic of China
Regia: Hao Zhou
Produzione:
Sezione Berlinale: Panorama

Un giovane si trova davanti ad uno specchio. La notte appartiene a lui. Ogni sera, dopo aver indossato una camicia nuova e giudicato il suo aspetto, lascia il suo appartamento e attende in un vicolo poco illuminato il suo johns. Una sera incontra una prostituta della sua età che non ha mai visto in questa parte della città. Flirtano e vagano per le strade, giocano con l’idea di affittare i loro corpi vicendevolmente e si chiamano con nomi di fiori, lui Tuberosa e lei Narciso. Gli stranieri ai quali si accompagnano rimangono senza volto, fino alla notte passata con Rose che s’innamora pazzamente di Tuberosa. Con l’aiuto di Narciso, Rose impiega tutto il suo fascino per conquistare il marchettaro Tuberosa che si dimostra prima freddo poi pian piano sembra farsi coinvolgere. Impressionante e sensuale opera prima del debuttante regista 21enne, impegnato anche nel ruolo principale, piena di tutta l’intensità poetica di un Jean Genet nel descriverci l’affannosa ricerca d’intimità di tre disadattati. Le canzoni d’amore della cantante taiwanese TeresaTung, aiutano il protagonista ad entrare in contatto con le sue bloccate emozioni.

YVES SAINT LAURENT

Lunghezza: 110′ min.
Anno produzione: 2013
Nazione: France
Regia: Jalil Lespert
Produzione: WY Productions
Sezione Berlinale: Panorama

Parigi nel 1957. All’età di 21 anni, il giovane stilista Yves Saint Laurent diventa assistente del sarto d’alta moda Christian Dior. Dopo la morte improvvisa di Dior, Saint Laurent è promosso direttore artistico di una delle più rinomate case di moda di tutto il mondo. La sua prima collezione è un successo trionfale, e questo timido artista della moda diventa immediatamente famoso. In Pierre Bergé scopre l’amore della sua vita, e insieme progettano il loro marchio: “Yves Saint Laurent”. Col passare degli anni, una serie di crisi creative e di conflitti emotivi, cominciano a prosciugare la sua energia artistica; viene messo a dura prova anche il loro rapporto e il futuro dell’azienda. Il regista Jalil Lespert costruisce un monumento ad uno degli esponenti più brillante che il mondo della moda abbia mai avuto. Le innovative creazioni di Saint Laurent rivoluzionano l’alta moda, fondendo arte e contemporaneità con l’eleganza del vestire, e sono considerate tuttoggi la quintessenza dello stile di vita francese. Questo ritratto cronologico di una personalità straordinaria, incastrato tra una folgorante carriera e autodistruttive lotte interne, riflette molto bene lo spirito di un’epoca. All’età di 21 anni, la star emergente Pierre Niney, è il membro più giovane della Comédie Française.

52 TUESDAY

(già vincitore del premio come miglior regia al Sundance 2014)

Durata: 114′ min.
Anno: 2013
Nazione: Australia
Regia: Sophie Hyde
Produzione: Closer Productions
Sezione Berlinale: Generation

La sedicenne Billie deve accelerare il suo percorso verso la maturità quando la madre le confida che sta iniziando la transizione da donna a uomo. Durante questo periodo di tempo Billie dovrà vivere con il padre. Siccome Billie e la madre sono sempre state molto vicine, si mettono d’accordo per vedersi e stare insieme il martedì di ogni settimana, per un intero anno. Col passare delle settimane, causa i cambiamenti dovuti alla transizione, la madre è sempre meno disponibile, almeno a livello emozionale, così Billie cerca di esplorare da sola la propria sessualità e identità incontrandosi segretamente con due compagni di scuola più grandi. Sono le sue prime esperienze di indipendenza, responsabilità, potere e desiderio. La regista Sophie Hyde, sfruttando la propria esperienza ci racconta una storia agrodolce che permette ai personaggi di evolversi nel tempo, sia fisicamente che emotivamente, attraverso alti e bassi naturali e spontanei. Sia per la madre che per la figlia il ruolo della tecnologia è fondamentale, entrambe utilizzano strumenti moderni per analizzare e modificare le proprie vite, obbligando se stesse e tutti colore che le circondano, a raggiungere una sincera onestà.

FUCKING DIFFERENT XXY


Durata: 82′ min.
Anno: 2014
Nazione: Germany
Regia: Kristian Petersen
Produzione: Kristian Peterseb Filmproduktion
Sezione Berlinale: Panorama

Documentario in sei parti della serie Fucking Different dedicata all’esplorazione di nuovi territori. Dal 2005 il progetto del produttore Kristian Petersen chiede a registi gay e lesbo, di varia origine, di fare dei corti doc e fiction con la precisazione che i registi gay devono affrontare temi lesbici e viceversa. Questo film è ancora più particolare in quanto tenta di superare la classica binarietà dell’identità di genere classica. Sette registi transgender, provenienti da tutto il mondo, hanno realizzato cortometraggi su aspetti della sessualità a loro completamente estranei. Il risultato è un insieme colorato e variegato che comprende i contributi dei registi pornografici Buck Angel e Mor, approcci vitali e sperimentali di J Jackie Baier e Gwen Haworth, provenienti entrambi dal genere doc. Questa serie di corti tenta di ribaltare gli stereotipi circa ‘l’altro’ e su cosa è ‘normale’, stereotipi ancora presenti nella comunità queer. Il motto del film è: rompere gli stereotipi, creare confusione e celebrare la diversità.

[Traduzioni di R. Mariella e G. Mangiarotti]

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