dal 6 al 12 novembre l'11ma edizione del florence queer festival

Tantissime anteprime cinematografiche alla presenza degli autori. Ce ne parla il direttore artistico Bruno Casini

Cultura queer e cinematografia LGBT protagoniste a Firenze con l’undicesima edizione del Florence Queer Festival che si tiene al cinema Odeon, dal 6 al 12 novembre, nell’ambito della kermesse 50 giorni di cinema internazionale a Firenze. Lungometraggi, corti e documentari per un totale di trenta titoli, due linee di concorso –Videoqueer e Se hai testa fai il test, eventi di letteratura, teatro e arte contemporanea.


I direttori artistici del Florence Queer Festival, Roberta Vannucci e Bruno Casini

Abbiamo intervistato Bruno Casini, che insieme a Roberta Vannucci, è il direttore artistico del Florence Queer Festival.

CG – Dopo la ricca edizione del decennale, quali sono i titoli assolutamente da non perdere di questa undicesima edizione del Florence Queer Festival?

Bruno Casini – C’è ne sarebbero tantissimi. Intanto l’undicesima edizione del festival va avanti con la filosofia della contaminazione, come sempre, con il cinema militante, con i documentari.. C’è il discorso sull’omofobia, con BURN THIS WAY, che apre il pomeriggio di mercoledì 6 novembre, sull’omofobia nel Camerun. Poi c’è tutto il discorso dell’HIV: vorrei citare ROT UND GRUN (sabato 6 novembre) un documentario svizzero estremamente commovente, su delle interviste fatte in una casa dove dimorano persone con HIV, e poi DEEPSOUTH di Lisa Biagiotti, anche questo sull’HIV.
Tra gli altri film che consiglio BRUNO & EARLENE GO TO VEGAS di Simon Savory, che è un road movie veramente entusiasmante. Questa storia on the road è un po’ quasi una versione queer di ‘Sulla Strada’ di Kerouac. Attraversando il deserto i protagonisti incontrano tutta una serie di personaggi, transgender e non e si intrecciano storie di amore e di passione. Anche questo è un film a cui tengo molto.
Poi c’è OPIUM di Arielle Dombasie, tratto dal libro di Jean Cocteau, un film molto profondo, come era appunto anche Jean Cocteau, basato sui diari ed i disegni di questo grande artista francese.
Un altro film da citare è THE PASSENGER di Tor Iben, un film tedesco del 2011, che narra la storia di un queer serial killer coinvolto in tutta una serie di omicidi in ambienti gay della Berlino contemporanea.
Poi cos’altro? Insomma di film ce ne sono talmente tanti… IL ROSA NUDO di Giovanni Coda, del 2013, un film sperimentale legato alla vita di Pierre Seel, una vittima dell’Omocauto. E poi KINK di Christina Voros, prodotto da James Franco, sulla scena Bondage e S/M. Poi vorrei citare INTERIOR. LEATHER BAR di Mathews Travis e James Franco, sui 40 minuti mancanti, ricreati in studio, del film Cruising di Friedkin. L’ANTIGATTOPARDO di A. Aiello e G. Di Maio, il commovente documentario su Goliarda Sapienza, scrittrice protagonista del mondo femminista e non solo, che quest’anno ho visto rivalutata in diversi festival.
Citerei anche i due Contest: i concorsi VIDEOQUEER e SE HAI LA TESTA FAI IL TEST. Videoqueer ha avuto quest’anno tantissime adesioni. Abbiamo fatto un filtro accurato e abbiamo scelto le cose più belle. Devo dire che negli ultimi anni arrivano molte cose anche dall’Europa e non solo dall’Italia. E questi corti che arrivano sono sempre più professionali, rispetto a quelli delle prime edizioni, più artigianali e sperimentali. Il contest sull’HIV è un po’ più difficile. Il bando è scaduto il 30 ottobre e siamo ancora vagliando diverse cose arrivate. Le vedrete mixate, durante il Festival, durante le fasce serali.

CG – Il Florence Queer Festival presta sempre molta attenzione alle cinematografie di paesi lontani. Abbiamo visto che quest’anno avete riservato un posto speciale al Vietnam, con la mostra della fotografa Maika Elan e con il film d’ inaugurazione “Lost in Paradise”. Altra novità dall’Asia il film indiano Dunno Y. Puoi dirci due parole su queste scelte ?

Bruno Casini – Il Focus sull’arte e cinematografia vietnamita sarà protagonista di questa undicesima edizione del Florence Queer Festival, con la mostra fotografica The Pink Choise di Maika Elan, che ha aperto sabato scorso allo IED e che resterà sino alla fine del mese di novembre. Maika Elan è una fotografa vietnamita, estremamente interessante, che lavora su tutta la scena LGBT del Vietnam, tra Hanoi e Saigon. E poi con il film di apertura
LOST IN PARADISE di Vu Ngoc Dang, in anteprima italiana, un film in cui sono presenti passione, poesia, sfondi metropolitani, crudeltà, animalismo, prostituzione maschile, il tutto ambientato nella Saigon contemporanea.
Il film indiano DUNNO Y di Sanjay Sharma, altra anteprima italiana, è un film molto colorato, con delle immagini meravigliose è la storia di una coppia gay che trova mille difficoltà in una società come quella indiana dove sono ancora presenti repressione e emarginazione.

CG – Come sempre nella vostra programmazione date molto spazio a personaggi eccentrici che si sono distinti in campo musicale ed artistico, l’anno scorso con il documentario ‘Jobriath A.D.’, quest’anno avete i documentari sulla performer Peaches (Peaches Does Herself ), su Antony & the Johnsons ( Turning ) oltre ai documentari su Leigh Bowery e Divine. Ci potresti dire perché questi personaggi sono importanti per questo festival ?

Bruno Casini – Come tu sai, ci sono tutta una serie di cose che a me intrigano molto, come il discorso dei legami tra culture queer, culture Rock e culture Punk. THE LEGEND OF LEIGH BOWERY di Charles Atlas, (giovedì 7 novembre alle 15,30) è un omaggio a Leigh Bowery, personaggio che penso tu conosca, un protagonista degli anni ’80 a Londra, night clubber, artista, musicista, grafico e stilista. La sua filosofia era la ricerca della bellezza attraverso il trash. Bowery è scomparso nel 1994 a causa dell’HIV.
Il film su Antony & The Johnsons, TURNING (domenica 10 novembre alle 22,30) è stato girato da Charles Atlas, lo stesso regista del film su Leigh Bowery. Atlas è un videomaker e artista visuale estremamente sofisticato e colto. Nella tournè del 2011 di Antony & The Johnsons, che arrivò anche Italia in due date memorabili, Atlas si occupò di tutto il discorso del visivo dietro gli artisti. Lui li ha seguiti in tournè e ha montato questi concerti che ha registrato tra Europa e America. Il film è praticamente un concerto intervallato da interviste registrate durante i momenti di break, sull’autobus, negli alberghi ecc. E’ un documentario concerto meraviglioso e direi anche fashion sofisticato. Io sono un grande fan di Antony, ha una voce di una profondità celestiale, piena di un romanticismo e di tensione che riesce a galvanizzare veramente chi lo ascolta. Poi di lui sono abbastanza forti il suo outing, la sua storia, i suoi percorsi autobiografici.
Anche Peaches (Peaches Does Herself ) per me è molto legata a questo discorso su cultura queer e culture Rock e Punk. Peaches è un personaggio veramente interessante: musicista, attrice, poetessa rock, ha fatto diversi dischi e molti concerti. Qualche anno fa è venuta anche in Italia. E’ un personaggio molto seguito. Questo film documentario è un musical queer, che lei ha fatto in un teatro di Berlino, con tanti ingredienti: immagini, scenografie, anche molto spettacolari e se vuoi anche molto forti.
Il documentario I AM DIVINE di Jeffrey Schwarz, è forse uno dei più bei documentari su Divine. Con criterio, intelligenza e chiarezza questo documentario ci racconta quello che era Divine, attraverso i suoi concerti, i dischi, gli spettacoli, le performance, gli show nelle discoteche americane a metà degli anni ’80. Anche Divine rappresenta uno dei protagonisti importanti per capire la scena queer degli anni ’80.

CG – Nel programma ci sono almeno un paio di vostre proposte a Km 0: UN SOLE ROSSO D’AUTUNNO di Valerio Casciarri, un autore che proprio tu hai il merito di avere riscoperto dopo anni di silenzio e UBI TU GAIUS EGO GAIA di Matteo Tortora. Vuoi dirci qualcosa?

Bruno Casini – Valerio Casciarri è un video maker toscano che al FQF è venuto diverse volte, tra l’altro ha portato anche un film al Festival di Torino, qualche anno fa, nel 2008 (‘Ciao, una volta mamma’, 1975). Quest’anno ci propone il suo nuovo film, che definirei un corto abbastanza lungo. Valerio Casciarri lavora sempre su queste atmosfere tra amore, sesso, prostituzione, incontri casuali, amori notturni. Porta avanti il suo progetto dai primi film che aveva fatto negli anni ’70, ed è quindi un po’ un precursore di questo modo di fare cinema.
Marco Tortora è, diciamo, un regista emergente, livornese. UBI TU GAIUS EGO GAIA è un piccolo cammeo, un corto di 17 minuti, che ricostruisce la storia di un prete del Mugello che nell’800 celebrava dei matrimoni gay. Attraverso una serie di interviste in loco e a Firenze, il film descrive una figura antesignana, una storia abbastanza incredibile, pensando anche che è avvenuta nell’800.

CG – Forse mai come quest’anno il FQF è multidisciplinare: oltre alla rassegna cinematografica, che si svolgerà dal 6 al 12 novembre, sono già partite numerose altre iniziative, come due mostre fotografiche, spettacoli teatrali, performance artistiche, presentazioni di libri, ecc.. Perché vi state sempre più orientando verso un festival non solo cinematografico? Volete differenziarvi dal Festival di Torino e avvicinarvi di più a quello di Bologna? O pensate così di raggiungere un pubblico più numeroso?

Bruno Casini – Noi vogliamo come Florence Queer Festival essere un po’ la radiografia attenta e curiosa di tutte le produzioni queer e LGBT che esistono in Italia e non solo.
I libri ci sono sempre stati e sono un po’ il nostro fiore all’occhiello. Quest’anno si và dal libro di Francoise Hardy, L’AMORE FOLLE, al disco di Alfredo Cohen ‘COME BARCHETTE DENTRO UN TRAM’, che è uno dei primi dischi di cultura LGBT musicale italiana, prodotto da Franco Battiato, con l’introduzione di Fernanda Pivano. Un disco LP che è stato ristampato su CD quest’anno, da una etichetta padovana, la PM Records.
Con il Queer Theatre partiamo il 4 novembre con un One Man Show di Ennio Fantastichini, BENIAMINO, che ha debuttato in questi giorni a Milano. Fantastichini è un attore eccezionale, nasce negli anni ’70 nelle cantine OFF romane, ha lavorato con Ozpetec e con altri grandi registi cinematografici, fa televisione. Beniamino è una storia omosessuale molto interessante.
E poi c’è lo spettacolo di Emma Dante LA BELLA ROSASPINA ADDORMENTATA, il 13 novembre. Uno spettacolo per bambini che aveva fatto per il Pride a Palermo lo scorso giugno e che verrà appunto al teatro di Rifredi come Fantastichini.
A parte il cinema, i libri e il teatro abbiamo tutta una serie di altri eventi, tra i quali vorrei citare la lezione di Francesco Gnerre su Mario Mieli il 23 novembre presso IREOS. Ci sembrava giusto nel trentennale di Mieli ricordarlo anche all’interno del Festival. Abbiamo chiamato questo evento ‘Trent’anni avanti’, non ‘dopo’ , perché secondo noi Mario Mieli era allora trenta anni avanti, nel 1983 quando è mancato. Mieli è sempre stato uno troppo, troppo avanti, nelle sue analisi politiche, sociali, sulla cultura LGBT italiana. ‘Elementi di critica omosessuale’ è un libro storico, a tutt’oggi uno dei pochi che inquadra la scena LGBT italiana.
Ci sono altre cose come il concerto dei RIO MEZZANINO, un gruppo fiorentino che tra l’altro presenterà da noi il suo nuovo videoclip. Poi farà un concerto al Nof, un locale fiorentino.
Poi ci sarà Donatella Diamanti, che presenterà i suoi testi presenti nel suo nuovo libro ‘Indovina da chi andiamo a cena’. Donatella Diamanti è autrice, regista e attrice di teatro, direttrice di questo spazio che si chiama La città del Teatro a Cascina nel pisano, proprio una piccola città, dove si fanno cose meravigliose, con un teatro da 1000 posti, uno da 300 posti, libreria, caffè letterario .
In conclusione, tornando alla domanda, noi non vogliamo prendere le distanze da nessuno, ma con il nostro festival vogliamo veramente invadere tutti i campi della scena culturale italiana.

CG – La stretta vicinanza temporale col festival Gender Bender di Bologna è stata una scelta voluta? Non c’è il rischio che questa vicinanza possa togliervi spettatori e risonanza mediatica?

Bruno Casini – Il Gender Bender , che è appena iniziato, finisce prima di quando iniziamo noi con il cinema, il 6 novembre, quindi non siamo in collisione. Loro hanno sempre fatto il festival a fine ottobre, inizi novembre, quella è un po’ la loro data. Noi ci muoviamo in base alla programmazione della rassegna ’50 giorni di cinema internazionale a Firenze’. L’anno scorso abbiamo aperto la 50 giorni perché era il nostro decennale. Quest’anno ha aperto ‘CINEMA e DONNE’ che è ancora in corso, poi c’è FRANCE ODEON e poi ci siamo noi. La 50 giorni ci dà le date in base alla programmazione che mette in piedi.
Voglio anche dire che noi abbiamo un ottimo rapporto di collaborazione con Daniele Del Pozzo di Gender Bender. Abbiamo trovato un sacco di cose insieme, tra cui voglio ricordare TOM A’ LA FERME di Xavier Dolan e Michel-Marc Bouchard, film che porteremo sia a Bologna che qui a Firenze. Purtroppo non abbiamo potuto avere per questa edizione un altro film a cui entrambi tenevamo molto, TEST di Chris Mason Johnson, un bellissimo film sul HIV, che il regista ha deciso di presentare in esclusiva a Berlino il prossimo febbraio.

(testo e foto di Roberto Mariella)

ALCUNI TITOLI DELLA PROGRAMMAZIONE SERALE

2013/11/06 ore 21.00
   Lost in Paradise di Ngoc Dang Vu
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 103
nazione: Vietnam
anno: 2011
Forse il primo film vietnamita che presenta l’amore omosessuale sia in modo esplicito che in una luce positiva. Khoi è un belgiovane ventenne che si trasferisce nella città diHo Chi Minh City per iniziare una nuova vita. E’ la prima volta che arriva in una grande città e sta cercando unposto dove alloggiare. Conosce e fa amicizia col bel Dong, un ragazzo estroverso che gli offre di condividere il suo appartamento. Quando Khoi si reca nell’abitazione incontra Lam, che sembra anche lui abitare l’appartamento. Khoi decide di rimanere ma mentre si sta facendola doccia, Dong e Lam, che ora capiamo essere fidanzati, fuggono via con la sua borsa e tutti i suoi oggetti personali. Non passa molto tempo che Lam viene abbandonato a sua volta da Dong, e si ritrova a fare il prostituto sui marciapiedi. Nel frattempo Khoi, senza un soldo e senza più illusioni, si arrangia a fare un lavoro umile per poter sopravvivere. Lam e Khoi si ritroveranno e nonostante la pessima azione fatta in passato da Lam, i due ragazzi diventano sempre più amici anche se Khoi sopporta con sempre maggiore disgusto il lavoro che Lam fa per guadagnare soldi. Intanto, Cuoi, un uomo disturbato mentalmente e abbandonato dalla sua famiglia, cerca di fare amicizia con una prostituta che inizialmente non lo vuole ma poi, mossa dalla pietà, lo accetta come suo protettore… Il film ci presenta le sofferenze di coloro che vivono ai margini della società vietnamita: i pericoli e gli abusi del mondo della prostituzione; le difficoltà di costruire una relazione seria in un mondo precario; la mancanza di supporto verso gli handicappati. Tutte situazione raramente affrontate dal cinema vietnamese (e non solo).
anteprima italiana
 

2013/11/07 ore 21.00
   Happy Sad, The di Rodney Evans
  tendenza: QQQ
tipologia: Drammatico – durata min.: 87
nazione: USA
anno: 2013
Nell’era dove sembrano esserci infinite possibilità sessuali ma anche una resistenza a qualsiasi modello definitivo per una relazione “corretta”, che cosa può rendere davvero felice un rapporto amoroso? Il film tenta di dare una risposta a questa non facile domanda, raccontando la storia di due giovani coppie newyorkesi – una nera e gay, l’altra bianca ed etero – che si ritrovano intrecciate nella scoperta di nuove norme di relazione, identità sessuale e monogamia. Annie, un’ambiziosa maestra di scuola, insoddisfatta della sua relazione col musicista Stan, gli chiede una pausa nel rapporto. Aaron, un ragazzo nero, fidanzato fedele da sei anni con Marcus, sente il bisogno di qualche cambiamento e chiede a Marcus di sperimentare la coppia aperta. Le vite di queste due coppie s’intrecciano quando Stan e Marcus s’incontrano sul web. Stan sembra scoprire la sua bisessualità e Marcus è sorpreso dal coinvolgimento emotivo che prova con l’esordiente Stan, tanto da decidere di rompere completamente con Aaron. Nel frattempo Annie va ad un appuntamento al buio con un uomo più anziano, David, che si guadagna da vivere scrivendo sceneggiature per la tv. Confida però alla sua collega Mandy di avere dei dubbi in proposito. Mandy è una ragazza fragile e insicura, e si lascia coinvolgere in un’amicizia sempre più intima con Annie, fino al punto da scoprire la sua vocazione lesbica. Mentre Mandy vorrebbe che la loro relazione diventasse qualcosa di serio, Annie pensa invece che la cosa migliore per lei sia stata la sua storia con Stan. La situazione si fa complessa e compromettente quando, per caso, questi quattro personaggi si ritrovano insieme sulla piattaforma di un treno. Ognuno deve fare i conti con le rispettive idee di relazione, fedeltà e coppia… Il regista Rodney Evans, che ha esordito col premiato “Brother to Brother”, ha trascritto per lo schermo l’omonima opera teatrale di Ken Urban che lo colpì profondamente, tanto da chiedere all’autore di farne una sceneggiatura per un film. Detto fatto. Il risultato è un film che, come la commedia, esplora in modo originale e con la giusta dose di ironia, i meccanismi più intimi che stanno alla base delle relazioni.
anteprima europea
 

2013/11/07 ore 23.10
   Interior. Leather Bar di Travis Mathews
  tendenza: GGG
tipologia: Docu-fiction – durata min.: 60
nazione: USA
anno: 2013
Il film “Cruising” del 1980 con Al Pacino nel ruolo di un poliziotto che indagava sotto copertura per trovare un serial killer che agiva nei locali frequentati da gay, con scene in bar gay e leather, fu afflitto da molte cotroversie, e il suo regista obbligato dalla Motion Picture Association of America a tagliare 40 minuti di scene sessualmente esplicite. Questi 40 minuti tagliati non sono mai stati mostrati in pubblico. I registi James Franco e Travis Mathews si sono immaginati cosa potesse esserci in quella pellicola persa, mettendo in scena una specie di dietro le quinte del film. La cinepresa riprende un mix di uomini gay ed etero, incluso il simpatico Val Lauren nel ruolo che fu di Al Pacino. Quello che emerge è un ritratto delle dinamiche che portano i registi a sfidare la normalità, in una interazione tra celebrità e sperimentazione. Un’altra sfida è il dilemma affrontato da attori che lottano per conciliare chi sono con l’idea di esibirsi in un film con sessualità esplicite gay e sado-maso. Il risultato è un’esplorazione provocatoria dell’importanza della radicalità e trasgressione nella società e il valore di impegnarsi con le cose che ci spaventano.
 

2013/11/08 ore 21.00
   Bruno & Earlene Go to Vegas di Simon Savory
  tendenza: QQQ
tipologia: Avventura – durata min.: 95
nazione: U.K. / USA / Francia
anno: 2013
Un piccolo gioiello quest’opera prima di Simon Savory, un film girato con un piccolo budget che non ha nulla da invidiare ai film di grosse produzioni. Un road movie divertente, con un ritmo veloce e un sacco di grinta che ci fa riflettere, il film ci ricorda un po’ ‘Thelma e Louise’ ma anche ‘Belli e dannati’. La caparbia Earlene (Ashleigh Sumner) si sente fuori posto, vuole abbandonare tutto, fidanzato compreso, per sentirsi libera, anche a costo della solitudine, da una vita che non le appartiene. Decide quindi di fuggire a Los Angeles dove, sulla spiaggia di Venice Beach, incontra Bruno (Miles Szanto), uno skater australiano, un giovane un po’ misterioso, un ingenuo ribelle androgino, col quale si sente subito in sintonia. Insieme entrano in una casa coi proprietari in vacanza, ma vengono perseguiti dalla polizia e dopo che Earlene riesce a salvare Bruno da un ricovero in istituto sanitario sulle colline di L.A., decidono di andare a Las Vegas per vedere la riproduzione della Torre Eiffel, non potendosi permettere di andare a vedere l’originale in Francia. Durante il viaggio incontrano l’arrogante sbandato Billy (Barrett Crake), bellissimo e dalla sessualità incerta, che distrae entrambi. Finiscono poi in un villaggio delle miniere d’oro nel deserto del Nevada popolato da una miriade di personaggi, dove conoscono un paio di Chippendales, una drag queen, uno sceriffo, un ex-showgirl e altri, tutti alla ricerca di una via d’uscita da un mondo che non li vuole accogliere. Per un breve periodo questa eclettica comunità li distrae e li nasconde ma il pericolo è ancora in agguato… Questi incontri cambieranno la vita di Bruno e permetteranno a Earlene di riconquistare la fiducia in se stessa. Il regista Savory ha detto che il film è “la mia lettera d’amore per gli outsider, le strane e meravigliose persone che esistono ai margini, che dall’esterno cercano di guardare dentro”
 

2013/11/08 ore 23.00
   Passenger, The (redux 2013) di Tor Iben
  tendenza: GGG
tipologia: Thriller – durata min.: 60
nazione: Germania
anno: 2013
Durante la ricerca di un condominio per il padre a Berlino, Nick incontra un giovane fotografo di nome Phillip, col quale fa subito amicizia. Tramite Phillip, Nick fa la conoscenza di Lilli, un’aspirante attrice. I tre, quasi senza rendersene conto diventano sempre più amici ed intimi, creandosi un mondo tutto loro, dove la realtà esterna diventa sempre meno importante. Phillip e Lilli sono ammagliati e catturati dal fascino del carismatico Nick, e si ritrovano ogni giorno di più coinvolti in un mondo di passione e lussuria, senza curarsi del mondo esterno che ormai non ha più nessuna importanza per loro. Devono ancora rendersi conto che si stanno facendo intrappolare nell’insidiosa trama di un romantico killer…Il regista ha dichiarato di essersi ispirato ad Oscar Wilde, a Jean Genet e anche a Patricia Highsmith, e che le storie d’amore e omicidio lo hanno sempre interessato. Nel film ha messo anche qualcosa della sua storia personale. Ha anche detto di “essere stanco di vedere solo film gay o lesbici fatti apposta per gay o lesbiche, io preferisco parlare di film queer, come alcuni titoli prodotti fino a “My Beatiful Launderette”. Per questo ho voluto raccontare una storia gay fra personaggi che non sono apertamente dichiarati, mescolando elementi gay ed etero nei protagonisti maschili, ma anche in quello femminile, rischiando di non essere politicamente corrente e dannoso. Ho rischiato il kitsch attribuendo codici gay a persone etero e viceversa, come si può vedere nella scena della lotta con l’asciugamano bagnato negli spogliatoi, ma anche in molti altri momenti del film. Ho voluto creare un film horror che sia anche un film sentimentale, con una forte storia d’amore. Penso di aver così fatto un film molto più queer di tanti altri che mostrano scene di sesso tra due uomini o due donne”. Il film è un rimontaggio di un’opera del 2011.
anteprima italiana alla presenza del regista
 

2013/11/09 ore 21.00
   Who’s Afraid of Vagina Wolf? di Anna Margarita Albelo
  tendenza: LLL
tipologia: Commedia – durata min.: 83
nazione: USA
anno: 2013
Anche per Anna sono arrivati i fatidici 40. Appena compiuti, dopo una lunga riflessione, pensa che sia tempo di correggere la rotta. Vive nel retro del capannone di una sua amica; la sua carriera come regista non ha reso granchè e, quello che è ancora più difficile da digerire, sono trascorsi ben dieci anni dal suo ultimo fidanzamento. Una vita non gratificante, che sembrava affascinante ed avventurosa quando aveva vent’anni, ora, arrivata alla mezza età, sembra disperata e terribile. Una volta era la regina della notte, ammirata esponente del jet set. La maggior parte delle persone riescono a risolversi prima di arrivare ai 40. Anna non c’è riuscita. Questo è il motivo per cui è ora che le cose cambino. Bisogna escogitare un piano perchè i sogni inizino a diventare realtà: fare un film e conquistare l’attrice protagonista, Katia, un prodigio appena uscita dalla scuola artistica. Prendendo in prestito la trama del suo film preferito, “Chi ha paura di Virgina Woolf?”, assume la sua amica Penelope (ex sceneggiatrice diventata attrice) e Chloe (una ex modella-bambina appassionata di moda e recitazione) inizia la produzione del suo primo lungometraggio che intitola “Chi ha paura di Vagina Wolf?”. Ma, come per tutte le grandi imprese, gli ostacoli da superare non sono pochi. Anzitutto servono i soldi. Secondo, deve rinunciare al ruolo di coprotagonista e antagonista di Katia se vuole che la tanto ammirata Penelope accetti la parte. Terzo, sua madre cubana non è mai stata entusiasta che girasse film lesbici, tanto meno del fatto che sia lesbica. Ma Anna è decisa e persiste. La sua ossessiva cotta per Katia è paralizzata dalla paura dell’intimità, del rifiuto e dalla sua stessa omofobia interiorizzata. Julia, la direttrice della fotografia, sostiene Anna in tutte le sue battaglie, anche perchè segretamente innamorata di lei. Finalmente Anna, superando le sue paure, chiede a Katia un appuntamento, ottenendo però un sommario rifiuto. Per Anna è l’inizio della catastrofe. Julia intanto fa del suo meglio per sollevare lo spirito di Anna, che continua a vedre le cose “come dovrebbero essere” anzichè “come sono”, rendendola cieca all’affetto di Julia. Le cose peggiorano per Anna quando la sua amica Penelope inizia una storia con Katia. Quando Katia chiede spiegazioni ad Anna per i suoi comportamenti si arriva persino alle botte. Katia, la troupe e persino la devota Julia ne hanno abbastanza e lasciano Anna sola, senza amici, con un film a metà ed un avviso di sfratto dal capannone. Anna si trova nel più profondo abisso. Arriverà inaspettato l’aiuto della madre e, dopo molte novità, sia interiori che esteriori, Anna scoprirà che anche i quaranta potrebbere essere il paradiso. Delicata e divertente commedia dark, vincitrice del premio del pubblico al festival gay di Philadelphia, che mette in primo piano, utilizzando probabilmente riflessioni autobiografiche, il problema di armonizzare il lavoro con la vita privata, di passare dai sogni alla realtà, di non rinunciare alla conquista della felicità, anche se questo significa perdere 10 chili e soprattutto aprire gli occhi per capire quello che veramente vuoi e chi ti sia veramente vicino.
 

2013/11/09 ore 22.30
   Sexo de los ángeles, El di Xavier Villaverde
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 105
nazione: Spagna / Brasile
anno: 2012
Bruno (Llorenç González) e Carla (Astrid Bergès-Frisbey) sono una coppia di ventenni che, nonostante qualche attrito, si amano e si considerano felici. Carla è una ragazza ribelle ed estroversa, senza pregiudizi sessuali, che crede nella libertà. Ama sinceramente Bruno e le piace la stabilità sentimentale. Lavora come fotografa di una rivista universitaria che ha creato insieme ad alcuni amici. Bruno invece è introverso, disciplinato e responsabile. Carla è stata la sua prima ragazza, sono fidanzati da quando erano giovanissimi. Bruno ama la musica hip hop e lo sport. A volte si sente insicuro e troppo prudente, ma è sempre tenero e sentimentale. Proviene da un’umile famiglia e studia educazione fisica grazie ad una borsa di studio. Un giorno entra nelle loro vite Rai (Álvaro Cervantes, premiato per questo film al Málaga Spanish Film Festival), un affascinante giovane, carismatico e avventuriero. Seduce quasi tutti coloro che lo conoscono, donne e uomini. Di lavoro fa il breaker e l’insegnante di karate. E’ un autodidatta, si è fatto da solo, è un tipo appassionato e calcolatore. Un giorno, senza badare alla presenza di Carla, Bruno e Rai si baciano. Bruno adesso è incerto, sente qualcosa di nuovo dentro di sè. Ha paura ma non vuole perdere l’amore di Carla. Carla vorrebbe abbandonare tutti, ma qualcosa la trattiene… Nel film è presente anche un personaggio gay dichiarato, Dani (Marc Pociello), orgoglioso di essere omosessuale e militante del movimento gay. E’ il redattore capo della rivista studentesca dove lavora Carla, studia giornalismo, è sfacciato, provocatore e promiscuo (sempre in cerca di avventure). Abita insieme ad Adrian, il direttore della rivista. La tematica del film, che ci mostra il passaggio da una storia dove una persona ama due persone per arrivare poi alla creazione di un triangolo poliamoroso, non è nuovissima al cinema, basti pensare a “Cold Showers” o a “Threesome”, ma questo film ha alcuni meriti che risiedono soprattutto nella freschezza e nella spontaneità delle situazioni raccontate, oltre che nella struttura narrativa, che si sviluppa in tre tempi, mostrandoci i punti di vista dei tre personaggi, attraverso un montaggio vivace e intrigante. Peccato che la parte omo sia un po’ sacrificata, almeno nelle immagini, lasciando intuire più che vedere, quali siano le reazioni del protagonista durante la sua prima storia gay. Dobbiamo accontentarci di languidi sguardi e di una vicinanza fisica che trasuda desiderio e sesso, mentre, come al solito, il rapporto etero, anche sessuale, deborda dallo schermo. Eppure il nocciolo del film è propria la storia gay, che entra, sconvolgendolo, in un tranquillo menage di coppia etero.
 

2013/11/09 ore 24.15
   Kink di Christina Voros
  tendenza: QQQ
tipologia: Documentario – durata min.: 80
nazione: USA
anno: 2013
Il film, prodotto da James Franco, apre il sipario sull’impero fetish di Kink.com, il più famoso sito internet di contenuti porno sadomaso. Vediamo in azione registi e modelli di Kink.com che cercano di essere il più autentici possibile. In un settore, quello pornografico spinto, spesso accusato di sfruttamento, il sito vuole promuovere un insieme di valori poco praticati nel settore, come quelli di un lavoro sicuro, sano e consensuale, mirando a demistificare lo stile di vita BDSM, e offrendosi come una risorsa educativa, un esempio per la comunità BDSM. La regista vuole farci scoprire una subcultura affascinante e spesso fraintesa, attraverso un gruppo di personeintelligenti, carismatiche, amano veramente quello che fanno. Una macchina delle dimensioni di un motore fuoribordo si spinge senza sosta tra le gambe di una donna sospesa a testa in giù in un telaio metallico. Un uomo urla quando una bacchetta elettrica minaccia i suoi genitali esposti. Una donna stringe i denti intorno un ferro di cavallo quando i suoi seni legati vengono aggrediti con un frustino. Sono le scene di una tipica giornata di riprese a Kink.com… Uno degli aneddoti preferiti che racconta Christina è quando uno dei modelli che aveva appena finito di girare un hardcore molto spinto, si rimette il suo abito bianco ed entra nell’ufficio principale dove viene accolto molto gentilmente e gli viene chiesto come sia andata la sua scena, e lui risponde “Mi sono scopato molto bene”. Tutto assai semplice, il gioco è fatto. Più avanti nel film, una donna viene legata e sospesa su una macchina stimolante di dimensioni industriali che sonda le parti basse con un dildo fisso che funziona a velocità elevata. Il regista chiede una pausa momentanea nell’azione, ma l’attrice ha bisogno di mantenere la posa. Per aiutare a passare il tempo, il regista fa chiacchiere e le chiede: “A chi pensavi mentre ti masturbavi?” L’attrice, imbarazzata, risponde: “Keanu Reeves”. Alla fine delle riprese il regista le chiede “Hai mai avuto 18 orgasmi di fila prima?” Lei risponde, “mai a testa in giù!” Chiaro, no!?
anteprima italiana
 

2013/11/10 ore 21.00
   Opium di Arielle Dombasle
  tendenza: GGG
tipologia: Musical – durata min.: 117
nazione: Francia
anno: 2013
Musical, definito come una descrizione narrativa della mente di Cocteau, che la regista Arielle Dombasle ha diretto e sceneggiato basandosi su un diario che Jean Cocteau ha scritto durante la cura per disintossicarsi, dopo che, per la disperazione seguita alla perdita dell’amatissimo Raymond Radiguet, era sprofondato nel consumo dell’oppio. Cocteau e Radiguet si erano conosciuti quando quest’ultimo aveva 15 anni e restarono uniti fino alla sua morte prematura, avvenuta all’età di soli vent’anni, per un’infezione tifoide male diagnosticata. Radiguet aveva scritto “Il diavolo in corpo” basandosi sulla sua prima storia d’amore etero, quando aveva 14 anni. Cocteau è entusuasta delle sue poesie, lo consiglia e l’incoraggia a scrivere.Diventano subito inseparabili (anche se entrambi non disdegnano incontri con altri artisti) e nel 1920 fondano insieme la rivista d’avanguardia “Le Coq”. Il film racconta, o meglio evoca tra deliri onirici e commedia musicale, i pochi anni dell’appassionata e disperata relazione intercorsa tra i due poeti, quando Radiguet si avvicinava ai vent’anni e Cocteau ai trenta. La regista Dombasle parla così di Cocteau: “E’ un poeta che c’insegna come stare lontani dallo stagno congelato del conformismo, ci consiglia come seguire una luce, una stella luminosa nella società degli infiniti compromessi. I suoi inviti a seguire l’ispirazione sono essenziali, come questo principio meraviglioso: non badare a quello che ti rimproverano, tu fallo, perchè solo così puoi essere te stesso”. “Giovani corpi nudi sulla spiaggia che ricordano il Tadzio di Morte aVenezia, balli in maschera ubriachi d’assenzio, cruising sulle rive della Senna e camei folgoranti di Marisa Berenson e Valerie Donzelli nell’appassionato omaggio dell’iconissima Arielle Dombasle agli enfants terribles del secolo scorso” (Mix Milano).
 

2013/11/10 ore 22.45
   Turning di Charles Atlas
  tendenza: QQQ
tipologia: Documentario – durata min.: 76
nazione: Danimarca / USA
anno: 2012
Attraverso le canzoni di Antony e i ritratti video delle tredici protagoniste che danno vita alla performance al centro del tour europeo di Antony & the Johnsons and Charles Atlas, questo documentario musicale crea un’esperienza al contempo intima e cinematografica ed esplora i temi dell’identità, della trascendenza e della rivelazione dell’essenza. Turning offre l’esperienza di un concerto arricchita da un backstage di profondità e valore. (Divergenti)
 

2013/11/11 ore 21.00
   Dunno Y – Na Jaane Kyun… di Sanjay Sharma
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 135
nazione: India
anno: 2010
La madre di Ashley sta gestendo due ragazzi nella speranza che uno di loro possa comperare un motorino per la figlia più giovane. Lei e Ashley hanno poi una lunga discussione su come possano mettere in comune dei soldi per comperarglielo, anche se Ashley ripete che i mezzi di trasporto pubblici di Mumbai sono ottimi. Il padre di Ashley (interpretato da Kabir Bedi), ritorna in famiglia malato di cancro dopo che l’aveva abbandonata dieci anni prima per andare a vivere in un eremo. Tenta di dare delle spiegazioni al figlio Ashley, dicendogli che nella vita avrebbe voluto realizzare di più ma che “non ha avuto le palle” per riuscirci. Si siede vicino al ragazzo e gli passa una busta dicendogli “Prendi questa piccola somma di denaro”, quasi come per farsi perdonare del suo comportamento. Il fratello di Ashley è innamorato di sua cognata e sogna di andare a vivere con lei in Dubai. Il loro segreto è nulla in confronto a quello di Ashley. Dopo le vicende di questa infelice famiglia la scena si sposta in un ambiente di travestiti e giovani danzatori mezzi nudi. Qui incontriamo un aspirante attore che ora fa il prostituto (Kapil Sharma) praticando sesso orale ad un uomo anziano, prima di diventare l’attrazione principale di Ashley. Dopo il primo incontro sessuale tra i due ragazzi nasce un amore folle. La loro incantevole storia s’interrompe quando l’amante di Ashley dice che è meglio sacrificare la loro felicità per salvaguardare l’onore e l’integrità della sua famiglia, specialmente di sua sorella che altrimenti verrebbe derisa… Il tema dell’adulterio e soprattutto quello dell’omosessualità sono al centro di questo lungo film che vuole rompere alcuni tabù della società indiana. Primo film di Bollywood a raccontare seriamente una storia d’amore gay.
anteprima italiana alla presenza degli attori protagonisti
 

2013/11/11 ore 23.00
   Tom à la ferme di Xavier Dolan
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 95
nazione: Francia / Canada
anno: 2013
Tom à la ferme (Tom nella fattoria) è la quarta pellicola dell’enfant prodige Xavier Dolan, 24enne, per la prima volta nel concorso ufficiale di un grande festival, Venezia 2013. I suoi precedenti film erano stati presentati a Cannes in sezioni collaterali. La storia del film è l’adattamento di un’opera teatrale di Michel Marc Bouchard, centrata sulle tematiche del coming out, dell’omofobia, del rapporto genitori e figli e della spaccatura tra città e campagna. Tom (Xavier Dolan) è un giovane pubblicitario di una grande città, distrutto dal dolore per l’improvvisa morte del suo amante in un incidente stradale. Decide di andare ai suoi funerali e incontrare per la prima volta i parenti del suo compagno, che vivono in una fattoria isolata di un piccolo paese. Arrivato scopre con amarezza che i genitori non sanno nulla dell’omosessualità del figlio, che anzi credono innamorato e fidanzato con una ragazza che si chiama Ellen. Francis (Pierre-Yves Cardinal), il fratello maggiore del defunto costringe Tom, con botte e minacce, a non dire nulla ai genitori, per non spezzare il cuore della madre e salvare l’onorabilità della famiglia. Tom si trova costretto a partecipare alla finzione, instaurando col fratello del compagno una relazione perversa che potrà risolversi solo con l’affiorare della verità, qualunque sarà il prezzo da pagare… Il regista, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto: “Per questo film ho preso spunto da una pièce di Michel Marc Bouchard. L’ho vista a teatro due anni fa e mi ha impressionato il monologo della madre che scoppia in lacrime. Le madri mi attirano e mi commuovono sempre. Ma quello che più mi ha sedotto era qualcosa assente nel testo teatrale: la paura, l’angoscia. Elementi forti che il mio film mette in risalto esacerbandoli. Il protagonista, per non creare traumi alla madre del suo amante, accetta di mentire, di stare al gioco, un gioco macabro e pericoloso. Assumere un ruolo che non è il tuo può influenzare o sconvolgere il tuo “io”. La menzogna ripetuta renderà Tom completamente pazzo. Questo è un film che parla del lutto, dell’essere fagocitato dagli altri, della nevrosi, del transfert emotivo. Tutti mentono in questa storia, a se stessi e agli altri. E alla fine tutti perdono».
 

2013/11/12 ore 23.00
   Peaches Does Herself di  Peaches
  tendenza: TTT
tipologia: Musical – durata min.: 80
nazione: Germania
anno: 2013
Per coloro che non conoscono Peaches ricordiamo che è una famosa compositrice e cantante canadese, che suona personalmente quasi tutti gli strumenti delle sue canzoni, crea la parte elettronica e produce da sola i suoi dischi. Le sue canzoni sono presenti nelle colonne sonore di film come Mean Girls, Waiting…, Jackass Number Two, My Little Eye e Lost in Translation; sono state anche impiegate in serie televisive come The L Word e Ugly Betty, oltre che per la promozione di Dirt. La musica di Peaches è incentrata sull’identità di genere e spesso gioca su questo. Sia nei suoi testi che nei suoi spettacoli cerca spesso di abbattere la distinzione fra maschio e femmina. Rigetta l’accusa di “invidia del pene”, dice piuttosto di avere una sorta di “invidia dell’ermafroditismo”, perché “c’è così tanto di maschile e di femminile in ciascuno di noi”. Si definisce un “essere sessuale” (Wikipedia). Questo film corona il suo desiderio di diventare anche regista cinematografica. Iniziato nel 2010 avvalendosi della collaborazione degli artisti berlinesi ‘Hebbel am Ufer’, con un cast di oltre 40 persone e più di 20 performance (canzoni) del suo repertorio, Peaches ha scritto, diretto e interpretato questa storia scenografica e musicale del suo sviluppo artistico. Il risultato è un viaggio selvaggio e fantastico attravreso i principali momenti della sua vita e della sua carriera. I vari quadri del film raccontano la storia di una giovane donna che, ispirata da un anziano spogliarellista, inizia a fare della musica sessualmente esplicita. La sua popolarità cresce e lei diventa quello che i suoi numerosi fans si aspettano che lei sia: transessuale. Si innamora di una bella transessuale ma il suo cuore viene spezzato. Continua però il suo viaggio alla scoperta di se stessa… Il film è stato montato dopo una decina di spettacoli dal vivo, selezionando minutamente le parti più significative con un lavoro durato più di un anno. La critica ha parlato di un film che si presenta come una “Pina” per il pubblico queer o sessualmente libero. In ogni caso è sicuramente un’ottima presentazione del mondo artistico, sonoro e sessuale del personaggio Peaches, che ha definito il suo film come “Un Jukebox musicale che ha ottenuto un cambiamento di sesso”.
anteprima italiana
 


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