24° BFI London Lesbian & Gay Film Festival

Parte la prossima settimana il Festival del cinema gay londinese, vetrina internazionale di tutto il meglio che si è prodotto recentemente sulle nostre tematiche, con escursioni nella storia del cinema queer a cui il Festival dedica discussioni e rare proiezioni.

Vedi il sito ufficiale del Festival

Inizia il prossimo 17 marzo il 24° BFI London Lesbian & Gay Film Festival, uno dei festival a tematica più prestigiosi al mondo e terzo festival cinematografico per importanza e fama nel Regno Unito. Il festival, che dura due settimane piene, non è competitivo per cui assumono particolare rilevanza le opere che vengono presentate come eventi speciali.

Il Festival gode di un ampio numero di partners e sponsor, tra i quali Renault, American Airlines, May Fair Hotel, e The Independent, solo per citarne alcuni. Tra le personalità che sostengono e promuovono il Festival vengono citati Clare Balding, Lea DeLaria, Stephen Fry, David Furnish, Paul Gambaccini, Sir Elton John, Isaac Julien, Bryony Lavery, Sir Ian McKellen, Phyllis Nagy, Pratibha Parmar, Patricia Rozema e Sarah Waters.

Questa edizione del Festival presenta 75 lungometraggi, tra film e doc, più centinaia di corti, provenienti da 29 paesi. Il Festival continua nel suo obiettivo di esplorare e riflettere sulle diversità culturali di lesbiche, gay, bisessuali e transgender in tutto il mondo, quest’anno con speciale riferimento alla ricchezza di opere provenienti da U.K., Danimarca, Svezia, Canada, Argentina, Israele, Brazile, Nuova Zelanda e USA.

Uno dei temi chiave di questa edizione è senz’altro la celebrazione della storia lgbt, che viene esemplificata anche nel film d’apertura, l’atteso “The Secret Diaries of Miss Anne Lister”, con una storia del 19mo secolo che ci racconta la passione lesbica della proprietaria terriera, capitana d’industria e viaggiatrice Anne Lister, il cui diario segreto, recentemente decodificato, è alla base della sceneggiatura scritta da Jane English.

Il film evento di chiusura del festival è “Children of God”, opera prima di splendida fattura (ottima fotografia) di Kareem J Mortimer, che ci racconta una classica storia d’amore fra il giovane artista, in crisi d’ispirazione, Johnny (Johnny Ferro) e Romeo (Romeo (Stephen Tyrone Williams), un ragazzo del posto che saprà riaccendere, tra le altre cose, anche la sua creatività. La storia, ambientata nella primitiva isola di Eleuthera, ci rivela l’omofobia violenta e il disagio sociale che vengono, ancora oggi, innescati dalle tematiche e presenze gay nelle Bahamas.

Come primo evento centrale viene presentato “J’ai tué ma mère”, scritto, prodotto e diretto Xavier Dolan, un ragazzo prodigio di soli 20 anni. Questo intelligente, divertente e ben strutturato film ci mostra tutta la vulnerabilità, frustrazione e incertezza che possono caratterizzare la vita di un adolescente.
Il secondo film evento centrale è la storia di una coppia di gemelle lesbiche, le cantanti folk Jools e Lynda Topp, molto celebri in Nuova Zelanda, raccontata da Leanne Pooley nel pluripremiato documetario “Topp Twins: Untouchable Girls”.

Tra i film in prima mondiale troviamo la commedia black “Uncle David” di Gary Reich, Mike Nicholls e David Hoyle; “FIT” di Rikki Beadle-Blair, l’impegnativo ed utilissimo film sul coming out nella scuola e il relativo bullismo omofobico; “Beyond Labels” di Jaime Sylla sulle difficili esperienze londinesi di giovani gay di colore e la nascita di una forte comunità locale.

Altri film che vengono presentati hanno già vinto diversi premi in festival internazionali, come “Brotherhood” di Nicolo Donatto sul rapporto tra gay e movimento neo-nazista; “Edie & Thea: A Very Long Engagement” di Susan Muska e Gréta Olafsdóttir sulla vita di una coppia lesbica newyorkese; “Ander” di Roberto Castón, stupendo ritratto della vita rurale gay nei paesi Baschi; “El Niño pez”, ultimo capolavoro di Lucía Puenzo, premiatissima autrice di “XXY”; “Mississippi Damned” di Tina Maybry, dramma corale sui sogni e delusioni nelle campagne del Mississippi; “To Die Like A Man”, melodramma d’atmosfera del provocatorio regista João Pedro Rodrigues (O Fantasma, Odette) sulla vita di una matura artista di cabaret transgender; “City of Borders” di Yun Suh, vincitore del Teddy con questo doc sulla vita di una comunità gay lesbo a Gerusalemme.

Una interessante selezione di corti ci racconta le difficoltà che devono affrontare gli omosessuali in Africa dove in diversi paesi sono perseguitati anche con la pena di morte. Le proiezioni sono seguite da una discussione sul tema dei diritti LGBT in Africa, con Adebisi Ademola (Naz Project), Rev Rowland Jide Macaulay (Church of Rainbow, Nigeria) e Skye Chirape (attivista LGBT nello Zimbabwe).

Abbiamo una proiezione speciale di “Ashug-Karibi” del regista gay Sergei Paradjanov (nel film non c’è una storia gay ma molti critici vi hanno visto una metafora delle persecuzioni subite dal regista) e del doc “Sergei Paradjanov: The Rebel” di Patrick Cazals che celebra il talento di questo grande regista ribelle con racconti della sua prigionia e interviste dirette.

Tra gli altri eventi che celebrano la storia del cinema gay abbiamo la proiezione di nove film in 16mm, restaurati da Outfest Legacy Project, di Tom Chomont, lirico avanguardista di New York, feticista leather e sopravvissuto HIV.

La leggendaria artista lesbica Barbara Hammer ritorna al Festival dove ci propone un evento speciale, “Making Movies out of Life and Sex” che combina letture, immagini d’archivio, costumi e rare clip di film per mostrarci quattro decadi vita e arte queer.

Yvonne Rainer presenta lo sperimentale “Murder and Murder“, un racconto semi-autobiografico su un’artista che si scopre lesbica in tarda età e inizia una relazione con una giovane donna lesbica di successo.

Continua la collaborazione con la galleria d’arte Tate Modern e il Victoria & Albert Museum che insieme presentano “Invocations and Evocations: Queer and Surreal” una serie di speciali proiezioni e discussioni sui complicati temi del cinema queer sperimentale di autori come Kenneth Anger, Maya Deren, Derek Jarman e molti altri.

Con le proiezioni della retrospettiva dedicata a Dorothy Arzner (Working Girls, Dance, Girl, Dance, Craig’s Wife e The Wild Party) si vuole celebrare una prolifica regista hollywoodiana degli anni ’30 e ’40, le cui opere sono difficilmente visibili oggi, soprattutto in un contesto lesbico.

Anche quest’anno “The Campaign for Homosexual Equality” assegna un premio di 2000 £ al film che meglio riflette i valori e la realtà del mondo omosessuale che chiede una maggiore giustizia sociale.


Immagine dal film “The Secret Diaries of Miss Anne Lister”


Immagine dal film “Children of God”


Immagine dal film “J’ai tué ma mère”


Immagine dal film “FIT”


Immagine dal film “Brotherhood”


Immagine dal film “Edie & Thea: A Very Long Engagement”


Immagine dal film “Ander”


Immagine dal film “To Die Like A Man”


Immagine dal film “City of Borders”


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