Vogliamo essere sinceri, dopo i timidi accenni alla sessualità lesbica (sarebbe meglio dire bisessuale) della protagonista del primo bellissimo capitolo di “Millenium” (Uomini che odiano le donne), Lisbeth Salander (Noomi Rapace), ci aspettavamo ancora meno nel secondo capitolo, “La ragazza che giocava con il fuoco”, che ci veniva presentato come un thriller tutto azione ed intrighi. Invece sorpresa, subito nelle prime scene del film abbiamo l’incontro di Lisbeth con la sua fidanzata Malin (Sofia Ledarp) e una torrida scena di sesso lesbico, assolutamente non ad uso e consumo del pubblico etero. Malin entra anche con un ruolo importante nella trama successiva del film e scopriremo quanto sia affettivamente legata a Lisbeth.
Finalmente un’eroina lesbica al 100%, con tanto di compagna, protagonista di un film d’azione di grande successo, che non si nasconde dietro alla bisessualità o all’avventuretta occasionale.
L’attrice che interpreta Lisbeth è ancora più meritevole se pensiamo che nella vita reale è etero, felicemente e fedelmente sposata con l’attore Ola Norell, e madre di un bambino di cinque anni che mentre la guardava prepararsi al ruolo del film le chiedeva perché volesse somigliare a un uomo. Ma il personaggio di Lisbeth non ha nulla di stereotipato, tanto è originale nel suo aspetto di hacker androgino e dark, una figura che è impossibile dimenticare e per la quale tutto sembra possibile, anche vincere contro un gigante biondo che non sente il dolore, o uscire minacciosa da sottoterra alla maniera degli zombi.
Nonostante questi momenti che sfiorano l’incredibile, “La ragazza che giocava con il fuoco”, ci presenta una Lisbeth più umana, senza piercing e, come abbiamo detto, capace di amare e di farsi amare, che vive in un nuovo e moderno appartameto, anche se sempre pronta a difendersi e a colpire crudelmente la malvagità degli uomini.
Un film dove l’azione la fa da padrona assoluta, con una suspence sempre in crescendo, fino alla rivelazione finale, già accennata nel primo capitolo, che qui scopre completamente le carte alla nostra eroina, sacrificando quel tanto di misterioso che in fondo ce la rendeva ancora più interessante.
Anche se l’incipit del film, dove vediamo un giovane che si presenta alla redazione di Millenium con una documentazione completa su un traffico di prostitute che coinvolge importanti personalità (anche politici, giudici e poliziotti), ci sembra voler sostituire il tema della misoginia collegata ad ambienti nazisti, argomento del primo film, con quello collegato ad ambienti istituzionali, in realtà il film, dopo tre misteriosi delitti compiuti con un’arma che ha le impronte di Lisbeth, si concentra completamente sull’iniziativa di quest’ultima, ricercata dalla polizia, dai banditi, dai media e, fortunatamente anche dal protagonista maschile Mikael Blomqvist (Michael Nyqvist) che giura sulla sua innocenza e vuole aiutarla.
Un film che chiunque potrà facilmente seguire anche se non ha visto il primo capitolo o non ha letto il libro, lasciandosi trasportare da un intrigo efficace e pieno di colpi di scena, solo apparentemente più superficiale, perché le motivazioni e le scelte dei nostri eroi protagonisti non sono mai gratuite ma partono sempre da una precisa visione del mondo e dei rapporti umani. Un thriller intelligente, ben congegnato, con personaggi scolpiti e credibili anche nei momenti più estremi. Da vedere.
Quio sotto una bella immagine del film con il primo piano della protagonista Noomi Rapace