Il tema dell’amicizia virile è stato uno dei più frequentati dal cinema, soprattutto nei decenni passati (“Un uomo da marciapiedi“, “Butch Cassidy“, ecc.), meno negli ultimi anni, forse per paura di essere fraintesi con l’omoaffettività. Un po’ quello che accade quando ci si frena nel manifestare attenzione verso i bambini per paura di essere scambiati per pedofili. Cose assurde ma purtroppo reali in un mondo dove sempre più “la paura mangia l’anima”.
L’amicizia virile, dopo il boom del ’69 coi film sopracitati, ha avuto ancora qualche titolo forte negli anni ’80 come “Prima di mezzanotte“, “Una perfetta coppia di svitati”, “Arma letale“, che però mettevano al centro del film altre tematiche più o meno violente. Negli anni ’90 si accenna qualcosa in diverse commedie (interpretate soprattutto da Matt Damon, Ben Affleck, Matthew McConaughey e Jake Gyllenhaal) ma sempre più in sottotono, come argomento laterale.
Negli anni 2000 siamo peggiorati fino al caso di “Io vi dichiaro marito e marito” dove la gay-fobia era addirittura il tema centrale del film.
Ad aggiustare il tiro, dopo l’interessante commedia francese “Il mio miglior amico” di Patrice Leconte, ci riprova ora un film americano uscito in questi giorni negli USA (da noi sarà nelle sale dal 15 maggio 2009), “I Love You, Man” di John Hamburg, dove un ragazzo, Peter (Paul Rudd), in procinto di sposarsi con la ragazza che ama, Zooey (Rashida Jones), si accorge di non avere nemmeno un amico così intimo da fargli fare il testimone. Qualcuno gli dice anche che non avere degli amici può essere una cosa dannosa per lo stesso matrimonio, soprattutto dopo il primo periodo. Inizia quindi una serie di incontri con lo scopo di trovare l’amico che non ha mai avuto.
Dopo alcuni tentativi fallimentari trova Sydney (Jason Segel) un ragazzo determinato e affascinante col quale lega subito, tanto che metterà in crisi il suo rapporto con Zooey e alla fine dovrà scegliere a chi dei due rinunciare.
Il sottotitolo del film che dice “Sei abbastanza uomo da poterlo dire?” riferendosi al titolo “Io ti amo, uomo“, con la stesso manifesto del film che ci presenta solo due uomini affiancati, invitano a liberarsi da qualsiasi gay-fobia. Per raggiungere questo scopo nel film sono inseriti anche alcuni personaggi gay, come il fratello di Peter, Robbie (Andy Samberg), un gay che non ha nulla di stereotipato e che ha storie anche con uomini sposati (in una scena lo vediamo presentarsi, accompagnato da uno di questi, al pranzo in famiglia). Un altro gay è Doug (Thomas Lennon), uno dei ragazzi che Peter incontra nella sua ricerca, e che si rivelerà quando, dopo la cena, tenterà di baciarlo. Ma Peter non lo lascia per questo, come dire che anche un gay potrebbe essere il suo migliore amico, lo lascia perché Doug è un fumatore, cosa che Peter non sopporta.
Il film vuole quindi dimostrarci che tra uomini possono esserci diversi tipi d’amore, cioè che possono esserci diverse ragioni per cui un uomo possa amare un altro uomo. Il coraggio di questo film è di avere messo al centro della storia, e di una storia romantica, un uomo (anche dolce) che ama un altro uomo, entrambi assolutamente etero, senza paura di dimostrarlo a tutto il mondo che li circonda e senza paura di venire scambiati per gay. Potrebbe sembrare strano, ma anche questo è un passo significativo verso la liberazione e l’accettazione dell’omosessualità.
Il trailer originale del film: