Mentre è reperibile sia in dvd che sul canale Raisat Cinema l’imperdibile e struggente “Le temps qui reste”, arriva sui nostri schermi il prossimo 5 ottobre, “Angel”, l’ultimo film di Francois Ozon, presentato al festival di Berlino 2007, dove ha soddisfatto ampiamente sia il pubblico che la critica.
E’ il primo film in costume di Ozon.
La vicenda, centrata su un amore eterosessuale, comprende anche una sottostoria lesbica che nel romanzo (di Elizabeth Taylor, edito in Italia da Neri Pozza) era molto più sviluppata. La protagonista Angel Deverell vive in una tranquilla cittadina inglese dei primi del novecento ma sogna una vita diversa. Suo padre è venuto a mancare quando era ancora piccola, la madre gestisce una piccola drogheria e la scuola è solo una noiosa costrizione: oltre che spiare dal cancello di Paradise House, la villa sfarzosa dove vive la famiglia più ricca della città, l’unico passatempo di Angel è la scrittura, in cui riversa la sua fervida immaginazione e quell’aspirazione al successo e all’amore che non sembra darle tregua.
Quando l’editore londinese Théo Gilbright decide di pubblicarle un romanzo, la ragazza vede spalancarsi davanti a sé la vita che ha sempre desiderato: il pubblico le tributa da subito un grande successo e, malgrado il suo carattere testardo e capriccioso, anche l’alta società inglese decide di accoglierla a braccia aperte, folgorata dal fascino di una scrittrice tanto giovane e avvenente. Proprio durante una delle feste in suo onore, Angel conosce Nora Howe-Nevinson e suo fratello Esmé, un giovane pittore di talento che vive da bohèmien nei sobborghi di Londra: se la prima si offre con entusiasmo di farle da segretaria personale, Esmé finisce addirittura per sposarla, lasciando immaginare che metterà la testa a posto. Tutti e tre si trasferiscono a Paradise House, che Angel ha acquistato dai vecchi padroni caduti in disgrazia e trasformato nella casa dei suoi sogni, grazie ai proventi che continuano ad assicurarle i suoi bestseller. La vita in comune sembra scorrere serena, ma a scompigliare tutto arriva lo scoppio improvviso della guerra: malgrado le suppliche della moglie affinché resti al suo fianco, Esmé si arruola e parte per il fronte. Da allora, le cose non saranno più le stesse a Paradise House, anche perché l’uomo nasconde un segreto che manderà in frantumi per sempre i sogni di Angel …
La vicenda lesbica è tutta nel personaggio di Nora che nutre una segreta passione per Angel. Nora nel romanzo era brutta e aveva anche i baffi, nel film appare invece assai più graziosa (ma tutti i personaggi del film sono straordinariamente affascinanti), cosa che non la rende solo un corpo e un’anima schiavi della sua passione, ma le dona anche un intrigante appeal. Mentre nel romanzo Nora mantiene il segreto sull’amante del fratello con lo scopo di tenersi vicina Angel, nel film alla fine confessa la verità, ma non subito dopo avere colto Esmé in fragrante adulterio. Improvvisamente Nora assume una dimensione tragica, diventa complice della sofferenza di Angel, dilaniata tra il suo desiderio per la ragazza e il legame con suo fratello…
Il film è stato giudicato da molti uno dei migliori del regista, sia per la notevole impronta stilistica (il gusto per la luce e i colori, il gusto per il melodramma classico) che inserisce Ozon tra i maggiori e più raffinati autori contemporanei: “non un metro di pellicola, non un inquadratura, non una battuta sono finite nel montaggio finale per caso o per vezzo. Tutto il gusto per il dialogo, la recitazione, i dettagli, la luce, il colore e la musica non sono superficialmente cinefili, ma fanno parte di una necessità narrativa che è poi forma.
Angel, la protagonista è una giovane scrittrice che fin dall’adolescenza sente la necessità assoluta di reinventare la realtà, di mistificare, di sognare. È la sua forza, la sua ragion d’essere – quando discute con il marito pittore la diversità dei fiori da lui dipinti da quelli reali, lui le fa notare che la prima a confondere vita e romanzo è lei. La risposta di Angel è “A me non interessa quello che è reale, ma quello che è bello”. Il bello, per Angel Deverell, e forse per François Ozon, va cercato nella fantasia quando non lo si incontra nella realtà. Angel mistifica la vita del padre, quella della madre (“Aveva una drogheria” sostiene qualcuno, “Prima di tutto era un’artista” risponde lei), l’avvento della guerra, la mutilazione e persino il suicidio del marito (“Ha avuto un colpo al cuore” è la versione di Angel). L’unica realtà che Angel non riesce a falsificare è il tradimento del marito – e poiché l’amore, almeno nel mélo, è materia prima, è vita, svanito l’amore non resta che la morte.
Questo racconto non avrebbe potuto avere una forma cinematografica diversa, dalla scelta degli attori, tutti belli quasi fossero le star di una volta, a quella dell’ambientazione, fino all’uso dichiarato e favoloso del “trasparente”. Siamo all’interno di un genere, il melodramma, e il melodramma, lo vogliamo ricordare, è il genere popolare per antonomasia.” (Cesare Petrillo, Vieri Razzini)
Qui sotto una scena del film con Angel (Romola Garai) e Nora (Lucy Russell)