Abbiamo visto ieri sera una bella puntata di Porta a Porta che aveva per titolo: Se tua figlia “sposa” una donna. Il riferimento era al film “Il padre delle spose” che andrà in onda su Rai Uno lunedì prossimo, in una sola puntata anzichè due, come originariamente previsto, perchè, ha detto Lino Banfi “temevo che dopo la prima parte la Rai non avrebbe mandato più in onda la seconda”. Gli ospiti della trasmissione, condotta come al solito da Bruno Vespa, erano Lino Banfi con la figlia Rossana, che anche nel film interpretano i ruoli di padre e figlia, l’On. Stefania Prestigiacomo, l’On. e Ministro Rosy Bindi, l’On. Franco Grillini, l’On. Buttiglione, Maurizio Costanzo e la scrittrice Laura Laurenzi (Liberi di amare. Grandi passioni omosessuali del novecento).
Tutti hanno convenuto sull’importanza e l’utilità che, la proiezione in prima serata di questo film su un canale nazionale, potrà avere sull’opinione pubblica, raggiunta e aiutata a riflettere su queste problematiche molto meglio di quanto riescano a fare la politica e i dibattiti culturali.
Del film di Banfi sono state presentate in anteprima tre scene estremamente toccanti e significative. Nella prima si assiste al coming out in una strada di Barcellona della figlia lesbica col padre, un meridionale italiano andata a trovarla in Spagna dopo 15 anni che non la vedeva, che gli risponde terrorizzato “Se mi volevi uccidere ci sei riuscita”. Nella seconda vediamo la figlia ricoverata in ospedale, e probabilmente sul punto di morire, che chiede al padre che l’assiste di portarle la sua compagna, perchè l’ama e perchè è stata lei a insegnarle ad amarlo e a farli riavvicinare dopo tanti anni. Nel frattempo si vede la sua compagna che s’infuria perchè il primario le dice che il suo matrimonio fatto in Spagna in Italia non ha nessun valore e subito dopo l’incontro col suocero che le dice di andare a vedere la sua compagna.
Dopo aver visto questa scena dal film, Banfi in trasmissione era commosso e con gli occhi luccicanti, e ha spiegato al conduttore che questo suo coinvolgimento emotivo era dovuto al fatto che lui in quella scena si trova davanti la sua vera figlia, cosa che fa diventare quasi reale quella situazione altamente drammatica.
La terza scena presentata, verso la fine della trasmissione, è ancora una scena drammatica ma quasi grottesca, dove domina la grande attorialità dei due protagonisti, e mostra Lino Banfi, nel film Riccardo, costretto a dire alla sorella, ancora più tradizionalista di lui, che sua figlia è lesbica. Tre scene madri che ci fanno intuire un film altamente realistico e coinvolgente.
Banfi ha spiegato che l’idea del film gli è venuta in seguito a una domanda che gli fece un giornalista, chiedendogli come reagirebbe se venisse a sapere di avere una figlia lesbica. Gli rispose che dopo un primo momento di perplessità avrebbe accettato la cosa e si sarebbe adoperato perchè sua figlia potesse avere ugualmente una vita serena e felice. Un’altro e fondamentale motivo che lo ha spinto a fare questo film è quello di aiutare molte famiglie meridionali a comprendere questo problema, ad accettare l’omosessualità e a mettere davanti a tutto l’amore per i figli, senza scandalizzarsi e avere comportamenti sbagliati. In merito ha ricordato un episodio accadutogli veramente, quello di una sua parente obbligata a sposarsi all’età di 42 anni per far credere alla gente che tutto era normale. Questa donna, che non era mai stata con un uomo e che amava da sempre un’altra donna, la prima notte di nozze ebbe la febbre a 40. Banfi ha aggiunto che quando disse a suo padre che questa parente era lesbica e aveva vissuto con una donna, lui non si scandalizzò e ripetè semplicemente che erano compagne, che si volevano bene. Anche per questo bel ricordo ha voluto che nel film il padre portasse il nome di Riccardo, quello del suo vero padre e di suo nonno.
Nei lunghi intermezzi di queste scene dal film si è svolto un dibattito molto interessante sulle problematiche dell’omosessualità, dell’amore omosessuale e della necessità o meno di una legislazione sulle unioni civili.
Rosi Bindi è stata forse la figura politica più coraggiosa, soprattutto per una indiretta critica ai ripetuti interventi del Papa sul grave pericolo rappresentato dalle unioni omosessuali. Ha infatti voluto sottilineare come la “nostra verità, la nostra dottrina dovrebbe riuscire a comunicare nella predicazione pubblica quello che poi pratica nel rapporto personale e nell’atteggiamento pastorale … io soffro se questa verità rischia di essere interpretata come una discriminazione nei confronti di alcune persone … la Chiesa nel suo lavoro quotidiano deve accogliere, assolvere e accompagnare, NON deve condannare o discriminare …”. Ha poi aggiunto che “ci sono l’autonomia della politica e la laicità dello Stato … noi abbiamo il dovere di dare al Paese una legislazione in grado di interpretare il comune sentire della gente, tra la quale l’impostazione ideale del Papa interessa solo una minoranza, mentre noi dobbiamo considerare il pluralismo della società e fare proposte rispettose di tutti”. Il conduttore a questo punto le chiede se quindi il Papa sia in contrasto con l’interpretazione pastorale della Chiesa. Naturalmente Bindi risponde di no, ma sottolinea come la “Chiesa deve comunicare la sua verità in modo misericordioso altrimenti può apparire come una Chiesa che giudica anzichè comprendere. Quando il Papa dice che l’amore omosessuale è debole dice una cosa che nessun omosessuale potrà mai accettare, non potendo capire perchè il suo amore debba essere diverso da quello di una coppia eterosessuale”.
Queste dichiarazioni di Rosi Bindi hanno ottenuto l’applauso di tutti i presenti, Grillini compreso, tranne dell’On. Buttiglione che invece ha voluto ricordare come l’omosessualità sia una condizione di peccato, una “condizione disordinata”, come la definisce il catechismo vigente, rifiutando quindi anche la distinzione tra essere omosessuale e atti omosessuali. Aggiungendo poi che questo non deve scandalizzare perchè siamo tutti peccatori, lui compreso. La mamma di un omosessuale presente in sala gli ha quindi fatto notare come mai però alcuni peccatori possono avere dei diritti e altri invece no.
Buttiglione aveva iniziato il dibattito affermando che “non esistono gli omosessuali, esistono gli uomini, che in certi momenti possono essere omosessuali e in altri no. Volete togliere la possibilità che una donna possa riscoprire il valore della femminilità, costruire una famiglia, diventare madre e avere dei figli? C’è in Europa una tendenza che vuole che si dica che l’omosessualità è buona, che va sostenuta e propagandata con i mezzi dello Stato… se questo film invita alla tolleranza va bene, se vuole esaltare lo stile di vita gay per invitare la gente a seguirlo, no e non può essere trasmesso coi soldi dello Stato”. Ogni commento va da sè.
Buona parte del dibattito è stata dedicata alla legge sui Pacs e al programma in merito dell’Ulivo. Qui la Bindi e quasi tutti gli altri presenti, escluso Grillini, hanno detto che in Italia si può fare solo, come è scritto anche nelle sette righe del programma del Centro-sinistra, una legislazione che riconosce i diritti delle persone (eredità, assistenza, pensione, ecc) ma che non dia nessun riconoscimento pubblico alle unioni civili o alle convivenze, perchè non possiamo equipararle alla famiglia. Secondo costoro il riconoscimento pubblico deve esserci solo per i diritti individuali.
La discussione ha quindi tirato in ballo la definizione costituzionale di famiglia (art. 2, 3 e 29) che secondo Grillini non esiste perchè i Costituenti si guardarono bene dal definirla, cercando di impedire che si ripetessero le ingerenze dello Stato sulla famiglia, come accadeva nella Russia di Stalin e come era accaduto nel periodo fascista (es. le politiche nataliste). In merito Grillini ha comunicato uno scoop (trovato esaminando i documenti della Costituente), riportando le dichiarazioni alla Costituente di Federici Maria, allora Presidente del Centro Italiano Femminile della DC, dove si legge che “bisognava riconoscere nuclei famigliari irregolari, che tuttavia hanno bisogno di garanzie di carattere sociale e giuridico”, cose ripetute allora anche da Fanfani. Ne consegue, secondo Grillini, che l’art. 29 della costituzione non può essere usato contro le coppie di fatto.
Abbiamo poi avuto una lunga divagazione sulle adozioni gay, dove è intervenuto anche Banfi che si è detto diponibilissimo ad aiutare la campagna per i Pacs, ma ha detto di non mettere troppa acqua sul fuoco perchè non bollirebbe mai. Grillini alla fine ha detto che di adozioni non si parla nelle proposte di legge e che in Italia non sarebbero comunque praticabili perchè ci sono già 25 famiglie in attesa per ogni bambino disponibile.
Tra le cose più belle e toccanti della serata gli interventi dal pubblico di un’insegnante presente col proprio figlio omosessuale che ha raccontato come avvenne il suo coming out in famiglia e il drammatico intervento di Doriana Di Giovanni che subì uno “stupro punitivo” in quanto lesbica all’età di 17 anni e che ora sta subendo, insieme alla sua compagna, una terribile persecuzione con devastazioni nell’appartamento, scritte omofobe sui muri e sulla macchina, ecc. In merito Grillini ha mostrato il volantino della manifestazione contro la violenza e l’omofobia che si svolgerà a Brescia il 25 novembre, aggiungendo che è in corso di preparazione da parte del Governo un decreto contro la discriminazione e la violenza che comprende anche l’omofobia.
L’utilissima trasmissione è terminata con un breve filmato sull’omosessualità nella storia che ricordava personaggi famosi come Socrate, Alessandro, Michelangelo, Leonardo, Caravaggio, ecc. fino a Wilde. “Propaganda” omosessuale che ha naturalmente scandalizzato Buttiglione che subito ha chiesto almeno di togliere Socrate da quella lista, perché il suo amore era spirituale. Giustappunto come il nostro.
Qui sotto una immagine di Lino Banfi con la figlia Rossana alla trasmissione Porta a Porta di ieri sera