Effettua il login o registrati
Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.
Le recensioni dei film del critico e scrittore Vincenzo Patanè
Strana storia quella di Weekend, opera d’esordio di Andrew Haigh. Dopo essere passato un po’ inosservato al TGLFF del 2012, la Teodora ha pensato bene di farlo uscire nelle sale dopo il grande successo dell’ultimo film del regista inglese: 45 anni (con Charlotte Rampling e Tom Courtenay). Un’operazione vincente al botteghino (tanto da fare arrabbiare la Chiesa, che lo ha giudicato “scabroso per l’omosessualità e la droga”), ma purtroppo con una distribuzione ridotta. Per chi non è riuscito a vederlo, ecco dunque il dvd Teodora.
La storia si svolge a Nottingham. Russell (Tom Cullen, visto in Downton Abbey), schivo e introverso, fa il bagnino. Un venerdì sera – dopo una serata con gli amici etero, con i quali si trova bene – va in un locale gay nel quale, nonostante sia un po’ imbranato, alla fine conosce un artista: Glen (Chris New). I due vanno a casa di Russell e trovano subito una buona intesa fisica ma soprattutto si piacciono molto, nonostante abbiano visioni differenti su tante cose: Russell ritiene infatti la sua vita gay come una cosa a sé, avulsa dal lavoro e dagli amici, mentre Glen, estroverso, vive la sua omosessualità apertamente, rifiutando però ogni tipo di relazione che scimmiotti quelle etero (anche perché scottato da un precedente rapporto). Ugualmente, ognuno ha idee e aspettative diverse sul proprio futuro.
Quella che sembra solo un’avventura di una notte piano piano diventa una trascinante quanto imprevista storia d’amore – coinvolgente per i protagonisti, emozionante per lo spettatore – condizionata però dal fatto che Glen il lunedì mattina dovrà partire per Portland, negli Usa, dove rimarrà parecchio tempo. Il film è dunque la storia di quest’innamoramento, che deve fare i conti col fatto che si sa che il tempo a disposizione è poco e che pure evita di scivolare nel mélo, se si eccettua la toccante scena finale (nonostante Glen dica “non amo gli addii”).
Se questo piccolo film indipendente, intenso e malinconico, in questi 5 anni ha vinto molti premi è – oltre alla bravura dei due attori – grazie al suo linguaggio semplice e diretto. Haigh esplora efficacemente i sentimenti dei due, dando man mano più spazio alla tenerezza e alla complicità, “quasi stessero scoprendo dei pezzi mancanti di loro stessi”: i desideri, i ricordi, l’eccitazione, le paure, la graduale caduta delle diffidenze reciproche. Non solo: nel confronto fra Russell e Glen, che permette loro di scoprire delle cose in più su se stessi, il discorso si allarga a un’intera generazione, mettendo anche in luce l’omofobia di una cittadina provinciale.
Belle le scene di sesso, molto esplicite e sensuali, nelle quali, come in tutto il film, la macchina da presa sembra quasi pedinare i due protagonisti, intrufolandosi fra di loro con delicatezza.
Vincenzo Patanè
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.
Condividi