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Le recensioni dei film del critico e scrittore Vincenzo Patanè
Desde allá è il secondo film a tematica gay a conquistare il Leone d’oro a Venezia, dieci anni dopo Brokeback Mountain. È stata una vittoria sorprendente, poiché il film, opera prima del venezuelano Lorenzo Vigas, era stato ignorato dalla stampa e di conseguenza sembrava tagliato da ogni possibilità di vittoria. Un vero peccato perché si tratta di un buon film, un intenso mélo-thriller dall’atmosfera un po’ pasoliniana.
In una Caracas vitale quanto misera, Armando (Alfredo Castro), un odontotecnico cinquantenne solitario e chiuso, sorveglia di nascosto un ricco uomo anziano, al quale è legato da qualcosa che non ci è dato sapere. Inoltre, a suon di tanto denaro assolda delle marchette e se le porta a casa; lì si masturba, godendo nel vedere i ragazzi denudarsi ma senza mai sfiorarli, sempre “desde allá”, da lontano. Ma con Elder (il diciannovenne Luis Silva), che lavora in un’officina e fa parte di una gang di teppisti, è diverso. Il ragazzo gli piace più degli altri ma è anche più violento; riesce a farlo venire a casa, ma una prima volta viene massacrato di botte, la seconda il ragazzo gli ruba tanti soldi. Armando però non demorde: riesce a scovare dove abita e lo aiuta quando è in difficoltà finché l’altro non può più fare a meno di lui. Una volta che la loro relazione è diventata meno tormentata, Elder lo convince ad avere un rapporto fisico completo; in più, compie un gesto estremo per piacergli, uccidendo l’uomo pedinato da Armando, dopo che questi gli ha confidato che avrebbe voluto vederlo morto. Un atto che però scatena la tragedia finale.
Il rapporto omosessuale, con scene esplicite, è fondamentale per il plot ma non è certo l’unico spunto interessante: al centro domina infatti il rapporto fra due generazioni lontane fra di loro, appartenenti peraltro a classi sociali differenti. I due protagonisti conducono esistenze diverse, ma caratterizzate da un analogo vuoto affettivo. Armando, magari per un trauma giovanile (da cui forse l’odio irrisolto verso il padre, l’uomo da lui ossessivamente spiato), ha difficoltà nel relazionarsi con gli altri e rifiuta ogni contatto fisico; Elder, col padre in galera e in conflitto con la madre, vive anch’egli un isolamento emotivo, abbrutito dalla povertà e dal contesto aggressivo in cui vive e dal rifiuto di tutto ciò che possa scalfisca la sua immagine di macho nel quartiere. Conoscendosi, i due riescono dunque a sfuggire alla loro situazione, magari scivolando in un rapporto padre-figlio. Ma poi le cose sfuggono di mano: se all’inizio è Armando a cercare di sedurre Elder, quando questi si innamora di lui, diventa più freddo e distaccato e tronca ogni rapporto col giovane, non reggendo la situazione. Sancendo così la fine di una relazione evidentemente impossibile.
Vincenzo Patanè
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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