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Le recensioni dei film del critico e scrittore Vincenzo Patanè
Come di consueto, in estate i film in uscita sono pochissimi e allora bisogna ripiegare su altro. Poco male: su Netflix, sempre più seguito dagli italiani, vi sono numerosi titoli interessanti, tutti in originale e sottotitoli in italiano, fra cui Loev, opera prima di Sudhanshu Saria. Propagandato come il primo film indiano a tematica LGBT, in realtà è stato preceduto da altri, anche sul versante lesbico, ma questo in effetti ha qualcosa di particolare.
A Mumbai il giovane produttore musicale Sahil (Dhruv Ganesh, purtroppo morto di tubercolosi a 29 anni dopo la fine delle riprese, nel gennaio 2015) e Alex (Siddarth Menon) stanno assieme, pur se fra litigi vari, in particolare perché quest’ultimo è sciatto nell’affrontare i problemi pratici del vivere in coppia.
Un giorno Sahil va all’aeroporto per accogliere Jai (Shiv Pandit), un agiato businessman ora negli Usa, venuto a Mumbai per un incontro di lavoro. I due trascorrono 48 ore assieme, a bordo di una fiammante BMW, in un weekend accuratamente programmato da Sahil, tra sistemazioni di lusso e un contesto superbo, come i canyon di Maharashtra. Tornati a Mumbai, cenano con Alex e un ragazzo che ora gli fa compagnia. La partenza di Jai sarà dolorosa per entrambi, ma Sahil fortunatamente ha Alex ad aspettarlo.
Il film dispensa emozioni ed è ricco di momenti delicati. Nello stesso tempo ha, forse volutamente, un qualcosa di inespresso, che a suo modo è però anche l’aspetto più avvincente. Il punto è che non si sa niente del passato sul rapporto tra Sahil e Jai: da quanto tempo si conoscono e soprattutto se sono amanti o solo amici. Fra loro discutono con scioltezza su tante cose – lavoro, famiglia e amore – ma c’è un qualcosa che li tiene distanti, e non solo perché abitano tanto lontani. Se all’inizio domina un clima scherzoso, poi affiorano incomprensioni e tensioni, sessuali in particolare, che vedono espressioni di affetto condivise alternarsi a baci negati, fino a un rapporto sessuale ottenuto da Jai con la forza, che condizionerà fortemente il prosieguo della vicenda. Così, quell’amore che a volte sembra legarli non viene mai veramente a galla e forse neanche esiste. Per quanto, al momento della partenza, Jai – che si sente colpevole e chiede a Sahil, che pure non vuole, di interrompere il loro rapporto – prima di salire sull’aereo gli invia un sms dicendogli che lo ama. Le complicate regole dell’attrazione…
Il film – il cui titolo è un’espressione ironica di “love” – è lontanissimo dal mondo di Bollywood che conosciamo e da tutti gli stereotipi ad esso legati. È stato girato in totale segretezza, nell’arco di 16 giorni, con soldi ottenuti attraverso un crowdfunding e con attori che hanno lavorato gratis. In India infatti l’omosessualità è un crimine punibile con la prigione e l’ergastolo, dopo l’approvazione nel 2013 dell’Emendamento 337. Anche per questo è un film importante.
Vincenzo Patanè
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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