L'angolo di Vincenzo Patanè

Le recensioni dei film del critico e scrittore Vincenzo Patanè

"A escondidas" di Mikel Rueda

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"A escondidas" di Mikel Rueda

Giudizio


A escondidas, il film vincitore del premio Queer al ToGay 2015, è ora disponibile online in dvd, col titolo A Hidden Away (Matchbox, in spagnolo con sottotitoli inglesi). Ne vale la pena, perché è un film fresco e delicato, ben raccontato, pieno di momenti intensi e coinvolgenti.

Siamo nei paesi baschi. Ibra (Adil Koukouh) e Rafa (Germán Alcarazu) sono due quattordicenni inquieti e disorientati, ciascuno alle prese con i propri problemi. Il primo, fuggito dal Marocco e arrivato in Spagna qualche anno prima, vive in un istituto col terrore costante di essere rimpatriato in Africa e deve sottostare alle regole del gruppo di suoi conterranei che spaccia droga; l’altro è circondato da amici aggressivi e invadenti, ai quali, neanche al fedele Guille, non può certo rivelare che le ragazze non gli piacciono.

Pur appartenendo a mondi distanti, le vite di Ibra e Rafa si incrociano casualmente e dopo il loro incontro i due saranno più liberi di essere se stessi. Ibra è bello e piace molto a Rafa. In una maniera o nell’altra, a forza di insistere, quest’ultimo riesce a vincere la sua diffidenza e a diventare suo amico inseparabile, fino ad aiutarlo anche quando deve fuggire dalla Spagna. Da parte sua, Ibra capisce bene di piacere molto all’altro e sta al gioco, ma ogni volta scatta qualcosa – il contesto poco adatto, l’irruzione di altre persone o le remore culturali del ragazzo marocchino – che rimanda ciò che pure stava per accadere. Il forte legame erotico fra i due traspare però chiaramente, emozionando fortemente lo spettatore.

Il regista spagnolo Mikel Rueda ha impiegato ben sette anni per portare a termine il film, che affronta di petto due argomenti, come dice il titolo, “nascosti”, ossia costretti a vivere nella clandestinità, cercando sempre di non attirare l’attenzione degli altri: la scoperta dell’omosessuale nell’adolescenza e il tema dell’immigrazione.

La struttura, quanto mai indovinata, è avvincente: nella prima parte c’è una struttura a puzzle con un montaggio a incastro che riflette lo smarrimento dei due ragazzi e le difficoltà a intrecciare la loro relazione; nella seconda c’è invece una linearità cronologica, che mostra come essi abbiano finalmente trovato un affiatamento e la fiducia reciproca, nonché una certa identità sessuale e sociale. Così Rueda fa percepire chiaramente gli stati d’animo dei due ragazzi, differenti fra di loro ma ambedue persi in una società che emargina e discrimina: se Ibra è escluso da tutto, Rafa viene allontanato dai suoi amici perché è gay e frequenta un arabo.

Bravissimi i due ragazzi, scelti in un casting di 5000 coetanei. Bella la colonna sonora, anche se talora un po’ invadente.

Vincenzo Patanè

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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