Grazie a Sorrentino anche la serialità italiana sta definitivamente (speriamo) imboccando la strada della qualità, vorremmo dire addirittura dell’arte. Cinematografica, perché ormai è chiaro che spetterà alla televisione (e ai suoi grandi schermi hd) di portare avanti la settimana arte, spodestata dalle sale per le quali si progettano solo grandi spettacoloni da circo effetti speciali. Ci vorrà comunque del tempo, per superare l’ostacolo di un pubblico narcotizzato che davanti a “The Young Pope” avrà sicuramente tirato qualche sbadiglio. Solamente perché non ancora abituato ad usare la tv per entrare nella profondità delle cose, dei pensieri, o dei fatti, attraverso immagini preziose e raffinate, inquadrature e scene più lente del solito perché devono lasciarci il tempo di penetrarle, di assorbirle, di arricchirci. Questo è quello che Sorrentino riesce a fare nei suoi film migliori e anche in questa (ancora misteriosa) serie tv. Misteriosa perché due episodi non possono bastare a farci comprendere l’insieme e nemmeno l’obiettivo. Sorrentino ha detto che tutto dovrebbe ruotare intorno alla domanda se Dio esiste oppure no. Una domanda che il giovane Papa Pio XIII, alias Lenny, primo Papa americano, sembra rivolgersi continuamente, ammettendo (per scherzo, dice poi) che forse non esiste. Mentre è consapevole che esistono tante altre urgenze di cui l’uomo ha bisogno, elencate chiaramente nel sogno che fa all’inizio, quando dice che “Ci siamo dimenticati di masturbarci, di usare contraccettivi, dell’aborto, di celebrare i matrimoni gay, di dare la possibilità ai preti di amarsi e di sposarsi, ci siamo dimenticati di avere rapporti senza scopo di procreazione, e senza sentirci in colpa, di divorziare, di far celebrare la messa alle suore, di fare figli in tutti i modi che la scienza ha scoperto. Ci siamo dimenticati di essere felici.” Questo potrebbe essere il suo programma (lo capiremo in seguito) ma intanto gli è chiaro il fatto di trovarsi a capo di una istituzione mondiale che sembra avere come unico scopo quello di preservarsi, di garantirsi un futuro. Cioè di conservarsi. Capisce però che la modalità conservatrice della Chiesa, quella ad esempio personificata dal Cardinal Voiello (un superlativo Silvio Orlando) non è più efficace, non garantisce più gli obiettivi primari. Bisogna cambiare, anche nell’immagine (eclatante la sua proposta del piatto bianco). Il suo maestro è stato un cardinale ambizioso, conservatore e accecato dal desiderio di potere. Lui, l’allievo, non si era posto l’obiettivo del potere ma viene eletto Papa a sorpresa (probabilmente per qualche calcolo sbagliato). Per questo ci appare libero da intrallazzi, estraneo a congiure di palazzo, drammaticamente e sorprendentemente solo. Ma sembra avere le idee molto chiare sul da farsi e sul suo futuro (forse troppo?). La sua ambiguità è solo apparente, le sue incertezze hanno solo bisogno di essere testate. Quando scopre che il responsabile del clero è omosessuale, decide all’istante di rimuoverlo. Non ha la minima incertezza. Probabilmente sa bene che l’omosessualità nel clero è diffusissima ed ingiustificabile secondo la dottrina. Una contraddizione elementare tra il dire ed il fare. Un’ambiguità insostenibile. La sua lotta è solo all’inizio. Per ora abbiamo visto come si sta preparando alla battaglia, come sta organizzato i nuovi vertici del suo esercito… Sorrentino si è imbarcata in un’impresa enorme, che tocca argomenti ed istituzioni ancora fondamentali nel nostro Paese e nel mondo. La Chiesa, attraverso famiglia Cristiana, ha già detto che presenta un Papa stonato, irreale e blasfemo, che siamo davanti ad una serie stile House of Cards (averne, diciamo noi), tutta congiure di palazzo. Noi attendiamo a dare giudizi definitivi. Riuscirà nell’intento di comunicare qualcosa di nuovo? Senza cadere nell’ovvio o nello scandalistico fine a se stesso? Presto per dirlo, di sicuro c’è che sta usando tutta la sua maestria, tutta la sua arte, tutta la sua stupenda immaginazione. E a noi potrebbe anche bastare. Da rilevare lo share record dei primi due episodi, tre volte superiore rispetto a Trono di Spade, e sei volte di più rispetto ad House of Cards.
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Una prima stagione molto interessante e una seconda stagione noiosissima (abbandonata al terzo episodio). Peccato. L’idea di questo Papa bellissimo, vanesio e odioso è ottima. Gli attori sono tutti perfettamente in parte: Jude Law sembra nato per questo ruolo; Silvio Orlando non sfigura, la Keaton ha misura e classe come sempre.
Sorrentino va contro la tradizione. Nella finzione, quando si parla del Papa, si tenta sempre di renderlo umano. Buono o cattivo, ma umano. Sorrentino, al contrario, descrive un Papa capace di fare miracoli. Non come Gesù, ma come un santo della tradizione biblica.
Consiglio decisamente la visione della prima stagione. Ne vale la pena. La seconda, potete lasciarla stare.
A me non è piaciuto. Serie forse da cancellare voto 1/5
Grande Sorrentino, un’ottima serie. Ottime regia e fotografia. Una storia grottesca, satirica, provocatoria, estrema, con un Papa che nessuno oserebbe immaginare. Direi quasi fantascientifica.