La prima stagione della serie è disponibile doppiata in italiano su Amazon Prime. E’ già stata annunciata una seconda stagione. Godibile (ma forse non tanto) dagli estimatori del franchise omonimo composto da ben quattro film creati e sceneggiati da James DeMonaco (anche regista dei primi tre: La notte del giudizio 2013, Anarchia – La notte del giudizio 2014, La notte del giudizio – Election Year 2016).
I personaggi e le storie della serie sono completamente nuovi, rimane solo l’ambientazione, quella di un’America (qui siamo nel 2028) dove un governo dittatoriale permette (anzi promuove) che una volta all’anno, per le 12 ore di un’intera notte, qualsiasi reato, compreso omicidio e stupro, non venga punito, cioè diventa legale. La giustificazione sarebbe che in questo modo, consentendo alle persone di sfogarsi una tantum, diminuirebbero le frustrazioni e i reati durante il resto dell’anno. Le connessioni politiche sono evidenti. Si tratta di un’idea rivelatrice di un’impostazione politica e sociale del tutto reazionaria e violenta. A noi è tornato alla mente un recente episodio di cronaca nostrana dove un imprenditore si apposta per mesi (e non solo per 12 ore) all’interno del suo magazzino, col fucile in mano, pronto a sparare al primo ladro che arrivasse. Cosa poi avvenuta col plauso della collettività e di molti media. Quando la realtà supera la finzione. Ma torniamo alla serie che dovrebbe farci riflettere sull’assurdità di questi comportamenti di violenza/giustizia fai da te, utilizzando naturalmente lo strumento orrorifico e cercando di indagare sulle cause e quindi sulle storie intime e private dei vari personaggi. Il tentativo traspare ma un po’ per colpa di una sceneggiatura troppo dispersiva e fumettistica e un po’ per alcuni protagonisti fuori ruolo (vedi l’attonito marines Miguel, completamente privo di carisma) il risultato non offre la soddisfazione che ci si attendeva. La storia si concentra principalmente su tre vicende che solo alla fine s’incontreranno. La più dinamica (ma anche la più gratuita) è quella del soldato Miguel (Gabriel Chavarria) che riceve una preoccupante lettera dalla sorella Penelope (Jessica Garza) che lo induce a rientrare dalla missione. Penelope è infatti entrata in una setta di adepti votati al sacrificio della loro vita che regaleranno, convinti di ricongiungersi alle amate persone che hanno perso, agli assassini che operano nelle 12 ore della purga. Il tema della religione e della violenza, il culto della morte, è uno dei meglio rappresentati, senza offrire comunque nulla di nuovo o di non già visto. La vicenda della manager Jane (Amanda Warren) che abbandona la madre all’ospedale per concludere un affare proprio nella notte della purga vorrebbe spiegarci che la finanza non può fermarsi davanti a nulla, ma il tema affronatto è soprattutto quello del me-too, della sopraffazione maschile sulla donna. Più intrigante anche se meno mossa è la storia della coppia piccolo borghese composta da moglie e marito, Jenna (Hannah Emily Anderson) e Rick (Colin Woodell), che per rivitalizzare il rapporto (ma non solo) si sono avventurati in un incontro a tre con la lesbica Lila (Lili Simmons), figlia del magnate Albert Stanton (Reed Diamond), che farà di tutto per conquistarsi l’amore di Jenna. Lila è tra i personaggi più ambigui e meno accattivanti della serie, colpa anche di una interpretazione assai monocorde. Per proteggersi nella notte della purga, i ricchi (che sono i veri organizzatori dell’evento purga) si chiudono nelle loro ville dando feste e divertimenti, dove i nostri Jenna e Rick vengono invitati da Albert con la scusa di metterli al sicuro…
ruolo: Jenna Betancourt
inteprete: Hannah Emily Anderson
Rappresenta la classe piccolo borghese che vuole elevarsi economicamente. Sposata s’innamora della bella e ricca Lila ma vuole restare fedele al marito che pure ama (ma fino a che punto?). Tra i personaggi più riusciti e coinvolgenti della serie.
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