Serie adolescenziale proveniente dalla Thailandia con storia interessante ed inclusiva, disponibile su Netflix sottotitolata. Con uno stile assolutamente didattico, ci porta dentro un mondo assai diverso da quello occidentale, ancora pieno del culto della tradizione, cioè del rispetto dei valori fondamentali, quali famiglia, lealtà, fedeltà, onestà (manca solo la religione, almeno come la intendiamo noi). Valori che stanno però entrando in contrasto con le libertà dei nuovi mezzi di comunicazioni come internet e social media. I protagonisti sono tutti bravi ragazzi/e che frequentano l’università privata e tradizionalista di Ekudom, in maggioranza appartenenti a famiglie benestanti ma con qualche eccezione. La cultura dominante è ancora maschilista (una delle protagoniste dice “quando una ragazza dorme con qualcuno, lei appartiene a lui”) ed è ancora forte il contrasto tra le classi sociali. Colpisce però come tutti, uomini e donne, ricchi e poveri, siano facili alle lacrime (piangono per la maggior parte del tempo), espressione di un sentimentalismo ancora lontano dal cinismo occidentale, capace di sincerità, spontaneità e naturalezza. La principale tematica affrontata è d’impronta femminista, con la sofferta denuncia di uno stupro (sia etero che gay) e una doppia storia d’emancipazione femminile, che tocca anche la tematica della prostituzione, seguita da quella omosessuale, inizialmente assai delicata.
La storia principale è quella di Lookkaew (Rapatrud Jiravechsoontorkul), una studentessa che all’inizio ci appare molto riservata e compita. Vive col suo benestante padre e la matrigna e la vediamo spesso parlare davanti all’altarino casalingo con l’immagine della madre defunta (tema della famiglia, imparerà ad amare anche la nuova madre). E’ corteggiata da un ricco studente Aud (Thanabordee Jaiyen) ma non si sente ancora pronta per una relazione (tema dei primi turbamenti amorosi e del passaggio all’età adulta). Vediamo che un’altro studente Archa (Nontanun Anchuleepradit), si è di lei invaghito e la spia con delicatezza. In parallelo, ma con una presenza scenica assai inferiore, seguiamo anche la storia del primo amore gay tra due studenti, Jamie (Premanan Sripanich) e Namnhao (Tanutchai Wijitvongtong), amici dei due protagonisti, entrambi omosessuali velati. Ai nostri occhi la loro storia rasenta il ridicolo: hanno paura a toccarsi (ma ci riusciranno almeno con le mani) si baciano come uccellini credendo di aver fatto chissà cosa, e nascondono timorosi la loro relazione. Avremo comunque tutti i topici della tematica omosessuale, compreso coming out con gli amici e con le famiglie, omofobia e anche qualcosa di più tragico (forse troppo). Probabilmente gli sceneggiatori sono convinti di avere affrontato con coraggio un tema ancora tabù da quelle parti (ma sono molte le serie thai attuali con personaggi LGBT), nella consapevolezza di un prodotto dedicato quasi esclusivamente al pubblico giovanile. La serie comunque ha almeno due bravi protagonisti e una sceneggiatura che, nel rispetto dei tempi orientali assai più dilatati, riesce a catturare l’attenzione di un pubblico più ampio se curioso dei moderni stili di vita orientali (anche grazie ad un’insolita struttura thriller).
ruolo: Namnhao (The Judgement)
inteprete: Tanutchai Wijitvongtong
Figlio di un personaggio pubblico omofobo, innamoratissimo del compagno d’università Jamie, si convince (con fatica) al coming out, prima col fratello gemello, che la prende bene, poi coi genitori che invece…
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