Spartacus: sangue e sabbia (Spartacus: Blood and Sand) è una serie televisiva statunitense incentrata sulle gesta di Spartaco, gladiatore trace interpretato dall’attore australiano Andy Whitfield, successivamente sostituito da Liam McIntyre. Mescolando azione e romanticismo, la serie racconta le gesta di Spartaco e della sua rivolta contro la Repubblica romana nel 73 a.C., illustrando come poteva essere la vita da gladiatore del trace. Essendo una serie trasmessa su un canale privato (Starz), e ambientata ai tempi dei romani, il sesso e la violenza abbondano. La fotografia e gli effetti visivi si ispirano alle note opere grafiche e cinematografiche di Frank Miller, come 300 e Sin City. La prima stagione, composta da 13 episodi, girati interamente in Nuova Zelanda, ha debuttato sul canale via cavo Starz il 22 gennaio 2010. Ancora prima della messa in onda del primo episodio, l’emittente ha ordinato una seconda stagione composta da altrettanti 13 episodi. A causa della malattia che ha colpito l’attore Andy Whitfield, la produzione si è vista costretta ad un recasting del ruolo principale, che è stato assegnato all’attore australiano Liam McIntyre.(Wikipedia) Tra i protagonisti principali abbiamo anche un gladiatore gay, non vi diciamo il nome per lasciarvi il gusto della sorpresa, che ha una storia d’amore con uno schiavo. La loro relazione non provoca sdegno o giudizi negativi da parte degli altri personaggi, cosa quasi incredibile ma probabilmente vera per quei tempi. Steven DeKnight, il capo-sceneggiatore e produttore esecutivo di “Spartacus…”, intervistato da AfterElton, ha detto: “Vogliamo mostrare come in quel periodo storico l’orientamento sessuale non rappresentasse un problema. C’erano omosessuali eroi, omosessuali canaglie e un’ampia scelta di figure gay intermedie; i loro problemi erano il loro valore e la capacità di sopravvivenza, non la loro sessualità”. Per quanto riguarda le scene di nudo integrale, membri compresi (probabile delizia degli spettatori femminili e gay), viene chiesto allo sceneggiatore Steven se questa è stata una scelta contrastata e come sono riusciti a difenderla. La risposta è molto semplice: “In quel periodo non c’erano molti capi d’abbigliamento, soprattutto tra gladiatori. Il produttore Starz ci ha comunque lasciati completamente liberi, e noi, avendo a disposizione un cast di attori e attrici splendidi, ne abbiamo giustamente approfittato. Solo in un episodio, l’ottavo, in una scena all’interno di un bagno pubblico, avevamo esagerato un po’ con il membro gigante di Segovax e abbiamo dovuto poi apportare qualche taglio. Per quanto riguarda l’omoerotismo non ci è invece mai stato contestato nulla.”
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Ho finito di vedere l’intera serie e devo dire che mi è piaciuta molto! Lasciando perdere il rimpiazzo del protagonista, dovuto allo sfortunato decesso (onestamente il sostituto non mi è piaciuto), il telefilm è perfettamente sincronizzato tra audaci scene erotiche, fiumi di sangue e inaspettati colpi di scena. Grande produzione anche se, spesso, fin troppo romanzata (in effetti le avventure del vero Spartacus non arrivarono così lontano come raccontato nel telefilm) e, per chi non ama lo splatter, forse un po esagera nei combattimenti, anche se la realtà dei fatti è inconfutabile con ciò che realmente accadeva in quei tempi!
Bello davvero, da vedere!
come telefilm è molto figo, molto pulp anche (ovviamente non nella versione stra-censurata), ma se vi piace il genere… però…
c’è un però… non so, a volte penso di essere troppo suscettibile, ma non posso fare a meno di pensare che (nonostante si volesse fare una serie senza peli sulla lingua) non si tratti d’altro che del solito maschilismo eterosessuale: tra i personaggi con un minimo di rilevanza all’interno della storia i primi e per lungo tempo gli unici a morire sono due gay e una donna… ma guarda un po’ che coincidenza! Per non parlare di come facciano sembrare una mammoletta uno dei due suddetti omosessuali solo perché era quello passivo, e di come il padrone lo consideri di poco valore a livello economico (che è quello che gli interessa a lui) perché “solo una troietta” quando un ragazzo “come lui” nell’antica Roma valeva un patrimonio, magari non quanto un campione, ma sicuramente non meno di un gladiatore di mezza categoria.