Mildred Pierce, miniserie HBO in 5 episodi, basata sull’omonimo romanzo di James M. Cain (già portato sullo schermo nel 1945 da Michael Curtiz, con Joan Crawford nel ruolo della protagonista, che le fece vincer l’Oscar nel 1946). Los Angeles, anni ’30. Mildred Pierce è una donna che divorzia dal marito disoccupato e inefficiente e lotta per mantenere se stessa e le sue due figlie durante la Grande depressione. L’eccessivo attaccamento nei confronti della figlia maggiore Veda la spinge a una scalata verso il successo, che da cameriera la vede diventare proprietaria di ristoranti; ma anche a scelte sbagliate sul piano professionale e privato che condurranno a conseguenze disastrose. Il regista gay Todd Haynes (Velvet Goldmine, Lontano dal Paradiso) ha spiegato di aver fatto una scelta differente da quella del film di Curtiz (che vi aveva aggiunto un omicidio e un finale completamente diverso), avendo preferito un approccio più realistico e vicino allo spirito dell’epoca: “Nei ’70 molti giovani cineasti rifondavano il genere, creando uno stile narrativo più sfumato, sofisticato, contemporaneo. Io ho voluto rispettare gli straordinari elementi presenti nel romanzo, ma anche mettere in evidenza quelle caratteristiche umane che erano andate perdute nel film originale… è davvero terribile quando tutte le tue aspirazioni e i sogni dell’infanzia si trasformano in realtà, con l’unico risultato che alla fine li perdi tutti. È questa la vera tragedia, ed è questo che rende la storia interessante“. L’attrice Eva Rachel Wood (molto apprezzata in True Blood) interpreta l’adolescente viziata Veda, figlia amatissima di Mildred, che in una scena del trailer la bacia in modo appassionato sulle labbra mentre la corica dopo una serata cruciale. “L’elemento saffico è implicitamente mutuato dal precedente film, dominato da un’icona gay come Joan Crawford, considerata da molti bisessuale” suggerisce Andrea Fornasiero presentando il film su Film.tv.
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Condivido con Istinto Segreto. Ho visto questo film tv quando l’hanno fatto su Sky Uno e ho trovato molto brava la Winslet. Non ho commentato prima perchè non credo nemmeno fosse contenuto su questo sito visto chè non c’è alcun cenno di omossessualità (di nessun tipo e a nessun livello).
io direi invece che la cosa migliore e’ evan rachel wood.
Un villain cinematografico di raccapricciante perfidia.
L’ho adorata,forse la batte solo hatsumomo di memorie di una geisha.
Kate Winslet è un’attrice fantastica, probabilmente la migliore della sua generazione.
Tuttavia, se si vuole assistere ad un vero capolavoro consiglio di guardare il film originale, del 1945, un noir a tinte melò, che valse l’Oscar ad una Joan Crawford in stato di grazia interpretativa.
Non ci sono tendenze lesbo, ma siamo di fronte al classico prodotto che solo donne e gay possono apprezzare. Il libro è avvincente, anche se il lettore di oggi non rimane sconcertato come sicuramente accadeva all’epoca della prima pubblicazione. Si parla infatti di una donna determinata a scrollarsi di dosso la miseria degli anni 30, cacciando a pedate il marito nullafaccente e diventando una piccola imprenditrice di successo. Il telefilm segue il romanzo da molto vicino, tralasciando solamente alcuni passaggi che spostano l’attenzione sui personaggi secondari. Probabilmente la HBO si è resa conto che, avendo tra le mani la Rose di Titanic, avrebbe fatto meglio a sfruttarla fino in fondo. Scelta che approvo in pieno. Ne viene fuori un personaggio gigantesco, che quasi cancella tutti quelli che vi gravitano attorno. Se, come me, siete ammiratori della Winslet e vi inchiodate allo schermo per rubarle ogni espessione del viso, allora non potete perdere MILDRED PIERCE.
Devo essere sincero: non ho riscontrato alcuna allusione saffica in questa minuziosa ricostruzione storica del lavoro di una donna nel periodo della Grande Depressione. La relazione tra Mildred e la figlia tende sicuramente al morboso (esplicitato dal ruolo di Guy Pearce) ma è ben lungi dal suggerire qualcosa di più. Sicuramente non è questo il motivo per guardarla (il nudo frontale della Wood lo è decisamente di più).
Questa celebrata e premiatissima miniserie è indubbiamente un lavoro di alta qualità e schiera un cast di ottimi attori. L’ho trovata però un po’ troppo “stirata” per farla in 5 puntate, con il risultato che la tensione cala in diversi momenti (io l’avrei vista benissimo in tre episodi), dove il gusto per la ricostruzione prende il sopravvento sulla storia. Voto 7.