La televisione messicana fece a suo tempo una rivoluzione che invase quasi tutti i paesi del mondo con le sue intricate telenovelas, divise equamente tra un fermo richiamo alla moralità e le sue inevitabili digressioni. Oggi il creatore e regista di questa serie, Manuel Caro, dice di aver voluto modernizzare il genere, senza rinnegarne le assi portanti. Tra queste c’è sicuramente il personaggio principale, la matriarca Virginia, significativamente interpretata da Veronica Castro, attrice che per mezzo secolo è stata la regina delle migliori soap (Anche i ricchi piangono). Non mancano riferimenti più o meno indiretti ad altre serie moderne come “Desperate Housewife” o l’esplicitamente richiamato “House of Cards”, senza però arrivare ad essere altrettanto originale ed incisiva. Quello che cattura di questa serie, che potremmo definire soap-naif, sono l’ottima sceneggiatura che segue e fa crescere i vari personaggi (tutti interpretati ottimamente), i colori sfavillanti di ogni scena (che sottolineano la dinamicità delle storie), e una sottile ma interessante vena didattica che sicuramente può contribuire ad allargare gli orizzonti del pubblico (ancora più meritoria se pensiamo al Paese, il Messico, in cui è ambientata).
La tematica LGBT è molto presente, potremmo dire molto ‘sfruttata’, senza cadere comunque negli stereotipi tradizionali (a parte forse quello del gay assatanato di sesso). Quello che ci ha un po’ disturbati è la necessità di presentare personaggi gay che (probabilmente per renderli più accettabili al pubblico etero) devono avere anche relazioni etero. La bisessualità esiste, ma come viene detto esplicitamente da un’altro personaggio gay della serie, spesso è solo una parola di passaggio, un aiuto per farci sentire meno diversi agli occhi delle persone vicine.
La serie, distribuita da Netfilx, non è stata doppiata in italiano (il doppiaggio inglese è stato molto criticato), quindi abbiamo solo i sottotitoli che, come spesso accade, confondono coming out con outing.
Il giovane Julian (ci viene prima presentato il suo perfetto posteriore), interpretato da Dario Yazbek Bernal (fratello più giovane di Gael Garcia Bernal), unico figlio maschio della famiglia-azienda protagonista, ha da cinque anni una relazione segreta con Diego (Juan Pablo Medina), il responsabile finanziario dell’azienda, un quarantenne assai piacente e compassato, che lo ama sinceramente e profondamente e che mal sopporta i suoi tradimenti (soprattutto etero). Diego è una figura altamente positiva, odia le bugie e la doppia vita, difende e crede nella famiglia arcobaleno, vuole amare Julian alla luce del sole, vuole sposarlo ed è disposto a tutto per tenerselo accanto… peccato che alla fine della stagione il personaggio venga completamente e inaspettatamente capovolto (speriamo che l’autore lo recuperi e riabiliti come merita nella seconda stagione).
Un’altro personaggio significativo è Maria José (Paco León, “Reinas”, “KIKI e i segreti del sesso”) l’ex marito della figlia Paulina, ora trans donna, esiliatosi a Madrid per poter vivere liberamente la propria nuova identità. La comunità LGBT ha criticato il regista Caro per non avere scelto un transessuale vero per questo ruolo, che però si è difeso affermando di aver affrontato il problema e che riteneva giusto offrire questa opportunità ad un attore trans che però, nonostante diversi provini, non è riuscito a trovare. Maria José, che prima si chiamava José Maria, è una trans lesbica, cacciato dalla moglie che ora però sembra averlo ancora nel suo cuore… La serie, più dramedy che commedia, diverte e cattura lo spettatore per la freschezza e spontaneità che trasmette attraverso i vari protagonisti, tutti impegnati a trovare la propria strada e la propria felicità.
ruolo: Maria José
inteprete: Paco Léon
Abbandonato dalla moglie dopo la scelta transgender, sembra avere ancora voglia della sua famiglia…
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