La serie, che piacerà molto a coloro che hanno apprezzato Penny Dreadful o The Knick, è tratta dall’omonimo premiato romanzo di Caleb Carr del 1994. Già un anno prima della sua uscita, nel 1993, la Paramount Pictures ne aveva acquistato i diritti cinematografici, senza riuscire mai a realizzarne un film per problemi economici e di sceneggiatura. Ci sono riusciti invece la TNT americana e Netflix, che probabilmente oggi non hanno problemi di soldi, a realizzarne, anzichè un film, una serie di dieci episodi, sceneggiata dallo stesso scrittore Caleb Carr con la regia guidata da Jakob Verbruggen (Black Mirror). Negli USA la serie è stata distribuita da TNT a gennaio 2018, mentre nel resto del mondo viene distribuita da Netfix dal 19 aprile 2018, Italia compresa. Negli USA la critica è stata abbastanza tiepida, assegnandole un voto medio di 61/100 (Metacritic) mentre su IMDB ha raccolto un buon 7,8/10 da parte di 6491 utenti. Il pregio più grande di questo spettacolo è sicuramente la ricostruzione ambientale ricchissima di dettagli, una vera festa per gli occhi, poi, più che la trama, ci si concentra sui personaggi, sulla loro psicologia, sulla loro storia personale, con alcuni momenti che possono venire giudicati troppo lenti, ma sicuramente necessari alla comprensione del tutto.
La trama: nel 1896 la città di New York è vittima di brutali omicidi. Quando il corpo di un ragazzo che si prostituiva viene trovato orrendamente mutilato e abbandonato vicino al ponte di Williamsburg, ancora in costruzione, il neoeletto commissario di polizia Theodore Roosevelt chiama lo psicologo criminale Laszlo Kreizler e l’illustratore John Moore per indagare nella massima segretezza. I due si ritroveranno ad avere a che fare con gangster e poliziotti corrotti, cercando di entrare nella mente del serial killer e creare un profilo psicologico di un assassino basandosi sui dettagli dei suoi delitti.
Al centro delle indagini c’è quindi il sotterraneo mondo di ragazzi che si prostituiscono, alcuni vestiti con abiti femminili, orribilmente assassinati e mutilati (occhi, genitali, ecc.). La polizia non vorrebbe nemmeno prenderli in considerazione, sono la feccia dell’umanità, meno che umani dicono, ma grazie ad un volenteroso commissario vengono chiamati ad indagare (quasi segretamente) tre eccentrici personaggi. Il Dr. Laszlo Kreizler (Daniel Brühl), l’alienista (a quel tempo venivano chiamati alienisti coloro che studiavano la psiche umana, oggi psichiatri) convinto che per scoprire l’assassino bisogna prima entrare nella sua mente (idea nuova a quei tempi). Il suo impegno non è dovuto tanto alla necessità di catturare il colpevole quanto ad interessarsi ad una causa che nessun altro potrebbe o vorrebbe affrontare. Nel suo lavoro si fa aiutare da un fumettista del New York Times, John Moore (Luke Evans), bello, disinvolto, a volte distratto e incline alla malinconia, ancora distrutto per la perdita di un’amante; da Sarah Howard (Dakota Fanning), la prima donna ad essere assunta dal Dipartimento di Polizia di New York (una donna solitaria in un mondo maschilista, determinata ma insicura nello stesso tempo) e da due detective, i fratelli Isaacson (Douglas Smith e Matthew Shear) emarginati per la loro origine ebraica. Il gruppo risponde direttamente al commissario Theodore Roosevelt (futuro presidente) interpretato da Brian Geraghty. Quando parlano dei prostituti maschi li definiscono persone che hanno un “istinto sessuale contrario”, cioè invertiti, ma non sembrano avere pregiudizi o moralismi in merito. Sono anche i primi ad utilizzare qualcosa di simile alle impronte digitali (che però non contano ancora come prove). Le indagini, partite dai bassifondi pieni di sporcizia e fango toccheranno presto ambienti insospettabili, della classe agiata e del clero. Vediamo John Moore che entra in un club per gentiluomini dove si esibiscono giovani ragazzi che cantano e ballano vestiti da donne per la delizia di uomini anziani. Un giovane, Biff Ellison (Falk Henstchel) gli offre ‘piacere’ e ‘dolore’ in egual misura. Quando Moore chiede di George (una vittima) le cose si mettono male… Più avanti ci sarà uno di questi ragazzi di strada, il travestito Sally (Jamie Kaye), che cercherà di aiutarli, o Stevie che si offrirà come esca. Le indagini si rivolgeranno anche verso il mondo ecclesiastico, con Kreizler che va a parlare col vescovo Potter (Sean McGinley) a proposito di un rapporto che coinvolge membri della sua Chiesa, un certo Willem van Bergen (Josef Altin) che si è interessato (in modo ambiguo) a degli orfani. Il vescovo non vuole credere a quanto gli viene detto ed afferma, contro la laicità di Kreizler, che “senza Dio la natura umana cerca il male anzichè il bene”. Ma i delitti che seguono sembrano collegati alle scadenze liturgiche (il mercoledì delle ceneri, Pasqua, Pentecoste, ecc.)…
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