Serie tra le più acclamate dalla critica nel 2018. Grazie soprattutto ad una vivace sceneggiatura e a due protagoniste eccezionali. Basata su “Codename Villanelle” novella di Luke Jenningse sviluppata per la tv da Phoebe Waller-Bridge. La serie ha registrato il più alto numero di spettatori (considerati tra i 18 e i 54 anni) mai ottenuto da uno programma tv negli ultimi 10 anni. Segue la vicenda della talentuosa e invincibile assassina psicopatica Villanelle (Jodie Comer), ricercata dalla polizia per numerosi assassini (che compie su commissione), soprattutto da Eve Polastri (una Sandra Oh in ottima forma), ufficiale dell’MI5 (agenzia di controspionaggio e sicurezza nazionale del Regno Unito). Villanelle è lesbica, o almeno bisessuale, con varie storie lesbo alle spalle (che riemergono più o meno casualmente), decisa a compiere nel migliore dei modi il suo lavoro di killer a pagamento. Quando viene a conoscere che Eve Polastri ha ricevuto l’incarico di catturarla (o di ucciderla), non può fare a meno di essere lei a rintracciarla per prima, scoprendo che Eve è proprio il tipo di donna che lei ha sempre desiderato. Amor che a null’amato amar perdona fa nascere anche in Eve un’ambigua ed intensa attrazione verso Villanelle. Tutta la prima stagione è basata su questa caccia per dovere o per amore, con momenti spesso esilaranti e sempre accattivanti, con due attrice che non potrebbero essere più brave, capaci di riempire lo schermo ad ogni apparizione. Ma anche i personaggi secondari non sono da meno ad iniziare da Fiona Shaw nel ruolo di capo della sezione Russia dell’MI6, o da Kim Bodnia, grande attore danese, nel ruolo di Frank Haleton, supervisore di Eve all’MI5, o del bel Sean Delaney, astro nascente (speriamo) nel ruolo di Kenny Stowton (sarà una sorpresa conoscere di chi è figlio). Hanh Nguyen ha scritto su IndieWire che uno degli aspetti più interessanti dello spettacolo è “come sovverte l’aspettativa, permettendogli di sorprenderti e deliziarti costantemente con una storia che ci svela una vita indipendente dalle convenzioni di genere. Un vero trionfo dello spettacolo è la riconciliazione tra l’eccentrico e l’intimo, capace di produrre nuove e affascinanti rappresentazioni di paura e dolore”.
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