Grande (produzione di punta di Sky) e senz’altro riuscita prova da regista e sceneggiatore dello scrittore Niccolò Ammaniti, già autore di sette romanzi di successo (Io non ho paura, Che la festa cominci, Io e te), che dimostra di saper maneggiare bene anche lo strumento televisivo, con una storia che parte da un’idea stile fantasy, un vero miracolo, la Madonna che piange sangue, 8 litri al giorno, per mettere sotto esame le reazioni di un gruppo di personaggi testimoni dell’evento. Abbiamo in primis il politico Fabrizio Pietromarchi, interpretato da Guido Caprino, un Primo ministro in attesa del verdetto popolare su rimanere o uscire in Europa (realistico aggancio all’attualità nostrana), che all’inizio non vuole intralci alla sua politica, determinati comunque più dalle vicende famigliari (una moglie non proprio da first lady) che da quelle religiose. Poi incontriamo il primo prete di una serie tv italiana completamente fuori dai soliti stereotipi buonisti (ama il gioco d’azzardo e altro) che però alla fine risulterà essere l’unico martire della complessa vicenda. Peccato che solo nell’ottavo ed ultimo episodio di questa prima stagione (non si sa ancora se ci sarà un seguito), il personaggio di Sandra, interpretato da una esterefatta Alba Rohrwacher (forse un po’ fuori parte), biologa incaricata di studiare l’evento miracoloso, ci riveli la sua omosessualità, e con poche parole il dramma di una madre che non l’accettava (le diceva che gli omosessuali sono persone che non hanno il coraggio di confrontarsi con l’altro sesso), la sofferenza di un amore lacerato (la sua ex compagna ora ama un’altra), e la profonda amarezza di chi si trova completamente sola. La trovata finale, che tratta di un’inseminazione artificiale (che richiama il concepimento della Vergine Maria) a cui si sottopone volontariamente Sandra, ci lascia alquanto perplessi, se non fosse per il fatto che potrebbe servire a motivare una seconda stagione. Il pregio di questa serie, dovuto sicuramente alle capacità narrative di Ammaniti, è quello di aver approfondito quasi tutti i personaggi principali della vicenda, oltre ai suddetti ci sono la moglie del primo ministro, l’innamorata del prete, il Generale di carabinieri (chissà perchè un trucco che ricorda Dalema), il padre che deve uccidere il figlio (con un feroce ritratto della mala), ecc. La serie affronta temi delicati, come la religione, la politica, la famiglia, la malavita, la scienza, gli apparati militari, senza reticenze ma nello stesso tempo senza infierire eccessivamente, cercando di non scontentare nessuno. Tranne noi, che avremmo voluto non essere relegati nei pochi minuti dell’ultimo episodio. Come se ancora l’omosessualità facesse più paura di un vero miracolo.
ruolo: Sandra
inteprete: Alba Rohrwacher
Biologa che lavora per i militari, verrà abbandonata e tradita sia dalla madre che della compagna (quest’ultima la vediamo solo nell’ultimo episodio)
Ammaniti farebbe meglio a limitarsi a scrivere romanzi e racconti (non sempre peraltro con buoni esiti). La serie mi sembra voglia scopiazzare un po’ qua e là, prodotti italiani e non (il prete Marcello mi pare derivi direttamente dall’universo di “The Young Pope” di Sorrentino) , sperando che una pervasiva colonna sonora (spesso di dubbio montaggio) possa far dimenticare diversi buchi di sceneggiatura, incongruenze, ridicolaggini varie. Per quanto riguarda la tematica lesbica è qui solo accennata nella figura di una delle protagoniste, ma è trattata superficialmente e in modo anche un po’ irritante. In definitiva, una serie che ha bruciato fin da subito la capacità di diventare un buon prodotto innovativo nel panorama delle serie.