Serie horror definita da molti critici come la migliore degli ultimi anni e apprezzata dal pubblico che su IMDB le assegna un voto altissimo, 9 su 10, media di ben 43.454 utenti. La serie, composta da 10 episodi lunghi da 50 a 70 minuti (ogni episodio potrebbe essere un film) è creata e diretta da Mike Flanagan, ritenuto un maestro del genere horror, affermatosi con film come “Il gioco di Gerald” (2017), “Ouija, l’origine del male” (2016), “Oculus, il riflesso del male” (2013). La storia è basata sull’omonimo romanzo di Shirley Jackson del 1959 (già alla base di due film, nel 1963 diretto da Robert Wise e nel 1999 diretto da Jan de Bont) ma qui Flanagan si prende molte libertà, dandogli un’impronta molto personale. Abbiamo ancora la casa, che viene da subito definita come la casa di fantasmi più famosa d’America, ma la storia, anzichè coinvolgere una serie di personaggi indipendenti come nel libro, qui è tutta impostanta sulla vicenda di una sola famiglia, i Crain, che nel 1992 decidono di comperare la casa per ristrutturarla e rivenderla con la prospettiva di un lauto guadagno. In quell’estate nella casa, i due genitori ed i loro giovanissimi cinque figli vivranno un trauma terribile che li segnerà per l’intera vita. Noi infatti li ritroviamo nel 2018, 26 anni dopo, ancora prigionieri di quel dramma. In particolare i cinque fratelli (due maschi e tre femmine) non hanno ancora perdonato il padre per essere fuggito dalla casa, portandoli tutti via, in una notte tempestosa abbandonandovi la madre che poco dopo si suicida. Ma anche tra di loro ci sono forti divergenze: Shirley ( Elizabeth Reaser ) non perdona al fratello maggiore Steven ( Michiel Huisman ) di aver fatto soldi con un suo libro di successo sulle esperienze traumatiche da loro subite nella Hill House. Luke ( Oliver Jackson-Cohen) è inviso da tutti per la sua tossicodipendenza, tranne dalla gemella Nell ( Victoria Pedretti ) che cerca disperatamente di aiutarlo. Un tragico evento li riporta oggi insieme costringendoli a confrontarsi col loro passato… Tra i fratelli abbiamo il personaggio di Theodora (Kate Siegel) che qui, a differenza del libro, è chiaramente lesbica. Oggi è una psicologa infantile che usa le sue mani, quando non sono coperte da guanti, per ottenere informazioni sensitive sulle persone che tocca. La vedremo risolvere ottimamente nel suo lavoro un caso di abuso famigliare. In quanto lesbica si limita ad avere rapporti occasionali, anche molto intensi, ma che non vuole fare entrare nella sua vita, che considera piena di insidie, sia per se stessa che per gli altri. Sono le conseguenze del trauma infantile ancora non superato. Quando incontra una ragazza che non vuole perderla si vedrà costretta ad una toccante confessione e sarà l’inizio della sua prima storia amorosa, comunque non facile. Non lasciatevi infastidire da un momento di debolezza verso il cognato, che in seguito spiegherà e giustificherà molto bene.
Grande abilità sia di sceneggiatura che di regia nell’armonizzare molto bene la storia antica all’interno della casa e quella contemporanea del padre e dei cinque figli adulti. La serie è sicuramente un horror con la casa maledetta che diventa sempre più protagonista (all’inizio viene definita come un corpo umano dove le pareti sono le ossa e le loro tubature le arterie, una misteriosa stanza rossa che potrebbe esserne il cuore – o lo stomaco che digerisce tutti) ma i demoni o i fantasmi che vi si manifestano sembrano appartenere più agli inquilini che vi abitano, sono le loro paure e le loro angoscie che si materializzano. Sono sofferenze, depressione, disturbi mentali, dipendenze, paura di non riuscire nella vita, di non essere in grado di fare qualcosa di utile. Naturalmente l’autore gioca molto su questi fantasmi, che potrebbero essere anche veri, come sono vere le cause che li generano. La storia sembra volerci ricordare come i dolori e le cicatrici emotive dell’infanzia possano modellarci da adulti e come le esperienze da adulti possano influenzare la nostra vecchiaia. Sono i fantasmi che ci accompagnano nella vita e si sistemano nella nostra mente.
La serie più che una storia horror è un grande e frastagliato dramma famigliare, che ci coinvolge tutti, e ci affascina (e spaventa) più per quanto percepiamo di vero che per quanto potrebbe apparire sovrannaturale.
Difficile che la serie abbia un seguito, anche perchè viene conclusa con le risposte a tutte le domande. Se lo avrà, visto il successo, avrà probabilmente altri protagonisti. Se vogliamo fare qualche appunto a questo ottimo lavoro, è solo in merito a qualche prolungamento eccessivo, quasi teatrale, nei monologhi presenti negli ultimi episodi, comunque necessari ed esplicativi. Una delle serie migliori di Netflix.
ruolo: Damigella d’onore (Hill House)
inteprete: Katie Carpenter
E’ una delle damigelle d’onore al matrimonio di Nell. Lei e Theo fanno sesso nella reception e sarà così che i fratelli scoprono (divertiti) che Theo è lesbica
Sono un amante dell’horror, ma, proprio per questo, sono anche molto esigente in materia. Per apprezzare un horror, non è necessario che mi spaventi, basta che mi catturi. Questa serie, oltre a catturare la mia attenzione, mi ha anche obbligato a dormire con la luce accesa. Strano; non mi capitava da anni. Siccome l’ho amata fin dal primo momento, ho deciso di aspettare di rimanere solo in casa per guardare ogni episodio, così da essere avvolto nell’atmosfera paurosa. Ho dovuto aspettare un mesetto per vederla tutta, ma ne è valsa la pena.
Il motivo della villa infestata non è per nulla originale, ma è poco più di un pretesto per analizzare i caratteri dei protagonisti: i figli dei coniugi Crain, cresciuti senza riuscire a superare un trauma infantile, che li ha resi orfani di madre e ha tolto loro la fiducia nell’unico genitore rimasto. Theodora, il personaggio gay, è il più interessante di tutti; è una donna bellissima, sensibile ed intelligente… che però non riesce a lasciarsi amare. Lentamente, entriamo nel suo mondo e partecipiamo alle sue angosce. Ci scordiamo spesso, durante la visione, di assistere ad uno spettacolo horror, ma ci pensano le apparizioni spettrali a ricordarcelo.
Consiglio decisamente la visione, con un piccolo avvertimento: la sceneggiatura è solida, niente da dire, ma i dialoghi possono risultare pesanti. Soprattutto perché, i ragazzi, hanno molto rancore da esternare. Non è una serie adatta a una serata popcorn con amici; non è roba leggera, ecco.