Lo scrittore e regista americano Alan Ball, definito una delle voci più importanti e forti della comunità LGBT, torna in televisione con questo dramma famigliare, che non sembra esaltare la critica ed il pubblico, così come avevano fatto i suoi precedenti lavori, l’innovativo “Six Feet Under” e il fantastico “True Blood”. Ricordiamo che Alan Ball è stato anche lo sceneggiatore di uno dei film più significativi dell’ultimo ventennio, “American Beauty”.
Il titolo della serie sembra dirci che quanto raccontato può accadere solo oggi e qui, nell’America di Trump (anche se il presidente non viene mai nominato).
Ci troviamo davanti una famiglia multietnica di Portland, all’apparenza perfetta, composta da ex hippy oggi 60enni, Greg, professore di filosofia, e Audrey (interpretati da due icone del cinema americano, Tim Robbins e Holly Hunter), che hanno voluto concretizzare le loro idee liberal e democratiche adottando tre figli, Ashley, proveniente dalla Liberia e che oggi guida un e-commerce di moda ed ha una famiglia modello (il marito, viene definito dai suoi fratelli “un Golden Retriever in forma umana”; Duc, che viene dal Vietnam e oggi è un architetto ‘motivazionale’, che ha scelto la castità per convogliare meglio le sue energie; Ramon (Daniel Zovatto), di origini colombiane, adottato da un orfanotrofio quando aveva 18 mesi, oggi omosessuale ed universitario che studia progetti di videogiochi; infine abbiamo Kristen, la più giovane (17enne) e l’unica figlia biologica della coppia, arrivata ultima, oggi la più irrequieta e ancora alla scoperta di se stessa.
Con un insieme di personaggi così vari non possono mancare un’infinità di problematiche connesse (forse troppe), come razzismo, identità, tensioni sociali e psicologiche, religione, sessualità, ecc.
Cose che sembrano esplodere tutte insieme quando l’omosessuale Ramon inizia ad avere delle allucinazioni, delle visioni di cui non si capisce il significato. Si tratta di una malattia o di qualcos’altro? Entra quindi in scena anche il mussulmano Dott. Farid Shokrani, lo psicologo che segue Ramon, con famiglia che sembra fare da contraltare (positivo) a quella dei protagonisti. Incontriamo anche Henry (Andy Bean), uno spirito libero che s’innamora di Ramon.
Una serie ambiziosa, che però non aggiunge molto di nuovo a quanto abbiamo già visto. Tanti personaggi coi quali facciamo fatica ad entrare in sintonia, spesso dal comportamento odioso, insoddisfatti di tutto quello che hanno e sempre alla ricerca di nuove sollecitazioni, col risultato di peggiorare tutto e provocare inutili sofferenze. Ramon, il più giovane dei figli adottivi, è forse la figura più fragile ma anche quella che porterà alla luce tutto quello che gli altri vorrebbero nascondere. Il critico del The Guardian si esprime così: “Alan Ball è tornato ad elementi a lui familiari: c’è un atteggiamento positivo verso il sesso, idiosincrasie familiari, misticismo, persone fin troppo connesse con la propria psicologia. Ma se il precedente (Six Feet Under, ndr.) era innovativo, strano e tagliente quando ha debuttato, qui qualcosa non funziona e tutto sembra fin troppo costruito. […] Il problema più grosso è la necessità di esprimere un’opinione sull’America di oggi ma facendolo in modo eccessivo e impacciato. […] Ball prova ad inserire dichiarazioni impegnate in conversazioni quotidiane. […] Here and Now prova disperatamente ad essere lo show di cui abbiamo bisogno oggi”. La serie viene trasmessa dal canale Sky Atlantic dal 27 febbraio 2018.
ruolo: Henry Bergen
inteprete: Andy Bean
Spirito libero e audace, rimane subito affascinato da Ramon del quale s’innamora
vista la prima puntata sembra molto più che promettente, sono molto curioso di vedere l’evoluzione degli eventi…