La serie comedy “Grace and Frankie”, distribuita dalla rete Netflix, racconta le vicende di due donne, Grace e Frankie (la prima interpretata da Jane Fonda, due volte premiata con l’Oscar, e la seconda dall’icona lesbo Lily Tomlin, premiata con sette Emmy, insieme dopo 34 anni da “Dalle 9 alle 5”), che, dopo essere state quasi nemiche per lungo tempo, scoprono di avere molto in comune quando i due rispettivi mariti si dichiarano ufficialmente gay, innamorati l’uno dell’altro (segretamente da 20 anni) e, adesso che è possibile, decisi a sposarsi. I mariti Sol e Robert, sono interpretati rispettivamente da Sam Waterston, quello di Frankie, e da Martin Sheen, quello di Grace.
La serie, creata da Marta Kauffman (Friends) e Howard J. Morris (Sullivan & Son) e prodotta da Paula Weinstein per Skydance Prods, è composta da una stagione di 13 episodi di mezz’ora ciascuno, subito rinnovata per una seconda stagione. La serie ha i tempi di una sit-com, mezz’ora per episodio, ma non ci sono (fortunatamente) le risatine di un pubblico fittizio. Anche se i toni sono quelli una commedia, le tematiche sono affrontate con inusuale profondità per il genere, ed alla fine ci troviamo davanti ad un intrigante affresco di moderne relazioni sentimentali, famigliari ed amicali. Il merito principale, oltre a quello di un’ottima sceneggiatura (Marta Kauffman e Howard J. Morris sono dei maestri riconosciuti dopo aver scritto centinaia di episodi per la tv) è senz’altro dei quattro grandissimi interpreti, tutte stelle affermate sia del piccolo che del grande schermo, che all’inizio della serie sembrano faticare un po’ ad integrarsi nello strano quartetto, ma poi tutti i ruoli si affinano e tutte le complicate relazioni diventano credibili, sia quella dei due maturi amanti che quella delle due donne tradite. Fonda, solitamente impiegata in ruoli drammatici, è qui una donna malata di perfezionismo ma con un debole per la vodka, uno stereotipo femminile che pian piano si scioglie in molte altre sfumature. La Tomlin, attrice lesbica dichiarata, parte anche lei dallo stereotipo della donna hippy, scanzonata e dedita ad ogni tipo di sostanza, che davanti ad una verità così inattesa e brutale, dovrà ampliare i suoi orizzonti. Martin Sheen, nel ruolo di Robert, che all’inizio sembra un solido ma mite puritano (ci sembra quasi incredibile la sua storia decennale con Sol) davanti alla rabbia di Grace deve iniziare a dare nuove significati e conseguenze a quanto sta accadendo. La figura più caratterizzata positivamente sin dall’inizio è forse quella di Sol, interpretato da un ottimo Sam Waterston, che manifesta dei punti di vista originali ed interessanti, capaci di attirare da subito l’interesse del pubblico. Di fronte a tante star veterane, riescono a cavarsela assai bene anche le nuove generazioni, quelle dei figli, che a volte rubano la scena ai genitori. La serie è ricca di battute taglienti che spesso centrano il problema e arrivano a svelare il nucleo della situazione, equamente distribuite tra i vari personaggi.