La serie televisiva tratta dal manga “Saint Seiya” di Masami Kurumada ha avuto un enorme successo sin dalla sua prima messa in onda nel 1990.
Un plot che appare molto semplice eppure intreccia (non senza errori) mitologia greca, norrena e celtica in una contemporanea epopea sull’eterna lotta tra bene e male.
Nei fumetti e negli anime giapponesi non è e non era nuova l’introduzione di personaggi transgender o omosessuali, ma quello per cui si differenziano “I cavalieri dello zodiaco” è che il target per cui era pensato era un target maschile.
A differenza di Lady Oscar, Sailor Moon ed altri classici dell’animazione a puntate giapponese in cui la connotazione sessuale non binaria dei personaggi era più forte nelle storie rivolte ad un pubblico prevalentemente femminile, in questo caso troviamo la volontà degli autori di dare vita ad alcuni personaggi che trascendono il concetto di “maschile” fino a quel momento imperante nei cartoni animati in cui si combatteva fisicamente contro un nemico.
Il personaggio che più di tutti rappresenta questa volontà è sicuramente Andromeda (Shun, nella versione originale), uno dei 5 protagonisti di tutta la serie.
Il cavaliere di Andromeda, chiamato così proprio perché i suoi poteri derivano dalla costellazione di Andromeda che nel mito greco è una regina vergine che si sacrifica per placare l’ira di Poseidone, viene rappresentato come un ragazzo che (oggi) potremmo definire transgender.
Anche in fase di doppiaggio questo aspetto viene reso benissimo dall’indimenticabile voce di Andrea De Nisco.
È il cavaliere più sensibile di tutti ed è quello che più di ogni altro fatica a comprendere la lotta fisica come strumento di vittoria sul nemico, dando voce ad una serie di dialoghi che mirano a rendere meno netto il confine tra cosa sia giusto e cosa non lo sia.
Vi sono altri personaggi, non protagonisti ma non meno importanti, che trovano collocazione nel più ampio e sfumato universo non binario e che spesso sono caratterizzati in maniera più sfaccettata ed interessante.
Fish (Aphrodite, nella versione originale), cavaliere del segno dei pesci, guardiano della 12° casa, dotato di “una bellezza fatale” e combatte il nemico lanciando rose avvelenate.
In un dialogo con Andromeda definisce la bellezza come virtù assoluta e definisce il desiderio di vendetta come “né bello, né nobile”.
Mime (Benetnasch) è uno dei cavalieri di Asgard più forti. Combatte suonando una cetra e reprime la sua bontà d’animo come forma di difesa. E’ il cavaliere a cui viene dato più spazio nella saga di Asgard ed è quello di cui viene tracciato un profilo psicologico più interessante.
Sirya (Sorrento) è il guardiano della colonna dell’Oceano Atlantico Meridionale.
Anche lui combatte suonando, esattamente un flauto traverso. Altro personaggio che fatica a vedere dove sia il confine tra lotta giusta e lotta sbagliata. È il più fedele servitore di Nettuno, ed è l’unico a restare al fianco di Julian Kedives (Nettuno) al termine della lotta.
Condividi