Lorena tornando a casa per recuperare un giocattolo per il figlio trova il marito a letto con un’altra. E la sua vita perfetta — il matrimonio, i tre figli — cambia per sempre. Un’innocua spinta che si trasforma in tragedia. La testa che sbatte e l’amante che muore. La porta dell’obitorio che si chiude, quella del carcere che si apre. Mica uno qualunque. Un carcere messicano sperimentale, «Capadocia», che dà il titolo alla serie televisiva che racconta in modo crudo ed estremo la vita di un gruppo di detenute. Tra le sbarre la legge è quella della violenza, la giustizia non c’è, il sesso si fa tra donne, si dipinge il peggio (ammesso che il meglio ci sia) della vita in un penitenziario: le risse, le agenti di custodia corrotte, la mattanza (18 morti, un cadavere verrà appeso a un cancello) che segue all’ennesima rivolta e che porta alla riforma carceraria. Un progetto sperimentale costretto a convergere su «Capadocia» con due anime in conflitto e distanti tra di loro come i loro leader: da una parte la paladina dei diritti umanitari Teresa Lagos (l’attrice Dolores Heredia) che non vuole che la prigione «sia convertita in un campo di lavori forzati», dall’altro lo «squalo» delle privatizzazioni a tutti i costi Federico Márquez (Juan Manuel Bernal) che punta a sfruttare le detenute per avere a disposizione manodopera gratuita. In mezzo le storie delle recluse, su tutte quella della moglie tradita Lorena (Ana de la Reguera). Tredici puntate da un’ora, cast di attori messicani, seconda stagione già in preparazione, «Capadocia» è prodotta da Hbo America Latina ed è curioso che un progetto così nasca proprio in Paesi dove violenza, storie di gay e lesbiche, sono pressoché inesistenti sul piccolo schermo, dominato da sdolcinate telenovelas. (Renato Franco, Corsera)
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Come al solito in Italia non lo manderanno in onda.. Purtropppo non conosco lo spagnolo o il francese (lingue nelle quali si può trovare questo telefilm).. Ma forse è troppo violento per i miei gusti..