L’assassinio di Gianni Versace è la seconda stagione dell’acclamata serie American Crime Story, creata dal dichiarato Ryan Murphy con intenzioni documentaristiche. Proprio su questa intenzione di raccontare una storia basata su personaggi e situazioni vere (solo in parte drammatizzate), Murphy si è scontrato con la famiglia Versace che non riconosce attendibilità a quanto raccontato. Inutile la difesa di Murphy che dice di essersi basato sul libro documentale “Vulgar Favors” di Maureen Orth, i Versace hanno ribadito che anche quel libro “è pieno di pettegolezzi e speculazioni”, definendolo uno “sforzo per creare una storia sensazionale” con “dicerie di seconda mano piene di contraddizioni” (come la falsa attestazione che Gianni Versace fosse sieropositivo). Anche il personaggio interpretato da Ricky Martin, Antonio D’Amico, l’amante e compagno di Gianni, ha contestato la sua rappresentazione, e definito la serie piena di scene ridicole, sicuramente troppo romanzate. A parte questi diverbi, la serie sta ottenendo un buon giudizio di critica (con un gradimento all’85% di 66 recensioni raccolte dall’aggregatore Rotten Tomatoes). Sorpassando alcuni momenti del secondo e terzo epsisodio (con la patetica insistenza con cui il compagno di Gianni ripete di essere interessato solo a lui) la serie ci sembra un’efficace indagine sull’ambiente gay frequentato da Gianni e soprattutto sul personaggio dell’assassino Andrew Cunanan (interpretato mirabilmente da Darren Criss, l’attore lanciato da Glee), un giovane che dice di essere gay quando si trova in compagnia di gay ed etero quando si trova con etero. La serie è principalmente basata su questo personaggio (almeno nei primi episodi) che (con grande sforzo) si cerca di umanizzare o almeno di comprendere (incredibile la scena delle sue lacrime quando pensa di essere stato abbandonato dall’amato David), sottolineando anche, quando ci sono, le sue intenzioni di denuncia e rivendicazione (come la messa in scena del cadavere del ricco e velato architetto circondato da riviste porno gay per denunciarne l’omosessualità segreta – che l’intelligente moglie conosceva bene). L’assassino seriale Cunanan sarebbe quindi il prodotto di una società agiata e consumistica dove non possono trovare posto personaggi deboli e marginali, dei poveretti che si lasciano abbagliare da tanto sfarzo (la ricchissima villa di Gianni) e che sarebbero disposti a tutto pur di farne parte, anche ad uccidere. Uccidere anche quando si sentono rifiutati, dominati dalla rabbia per l’esclusione e dall’invidia per quello che non possono avere. Il fatto che ci troviamo immersi in un ambiente gay, composto non solo da personaggi ricchi, vedi la bellissima figura del giovane David (commovente la scena del coming out col padre che gli chiede un attimo per cercare la risposta giusta e che poi gli dice di amarlo più di se stesso), vuole probabilmente sottolineare come in quegli anni, tra aids e omofobia, fosse assai difficile per molti omosessuali trovare un equilibrio, sia interiore che esteriore. Anche se a noi sembra impossibile trovare qualsiasi giustificazione per tanta violenza.
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Cominciamo col dire che Gianni Versace non è il protagonista. Di lui ci viene spiegato che, fin da bambino, aveva una grande passione per la sua arte, che era molto attaccato a sua sorella (una favolosa Penelope Cruz) e che si divertiva in coppia aperta col suo fidanzato (una poco notevole prova d’attore di Ricky Martin, che però non ha molte battute, quindi non rovina nulla).
Per il resto, la fabula ci narra la discesa nella follia di Andrew, un ragazzo che, pur non avendo titoli di studio né particolari capacità, sogna di entrare nel Gotha di quelli che contano. Per non faticare, sceglie la via più facile: si offre a uomini attempati e, per dimenticare un passato di cui si vergogna profondamente, ne inventa ogni volta uno diverso. Purtroppo, presto capisce che le sue grazie gli garantiscono uno stipendio, ma nulla di più. A quel punto, la rabbia prende il sopravvento e l’equilibrio mentale (già precario), si sbriciola. Nemmeno la possibilità di vivere un amore vero e genuino riesce a porre rimedio, poiché, ormai, la sua mente è troppo compromessa e l’abitudine di vivere di menzogne è troppo radicata.
Gli episodi scorrono in continue analessi e noi, lentamente, proviamo pena questo ragazzo cresciuto alla mercé di un padre pazzo e una madre fragile. Sarà forse anche merito dell’ottima interpretazione di Darren Criss.
Consigliato.