Romina Cecconi, è stata una delle prime persone transessuali a cambiare sesso in Italia, la prima famosa in Toscana. Romina, insieme a poche altre, come Maria Gioacchina (Giò) Stajano e Marcella Di Folco, è stata una pioniera, e anche un mito, non solo per le persone trans, con l’esempio della sua vita e non solo per quello che ha detto e scritto. Matteo Tortora regista di Livorno che vive a Firenze e Francesco Belais, giornalista, collaboratore del mensile Pride e di Repubblica, anch’egli Livorno, hanno voluto, con questa video-intervista, rendere un doveroso omaggio a questo personaggio, noto e amato da molti a Firenze, ma anche perseguitato dalle istituzioni e dai benpensanti. Attraverso il racconto di Romina stessa e la visione di materiale d’epoca, il documentario ripercorre la vita di Romina Cecconi, che lei stessa aveva raccontato in una sua nota autobiografia. Nel documentario si è cercato di porre anche l’accento sull’importanza che il caso di Romina Cecconi ha avuto nei riguardi del movimento per i diritti delle persone transessuali. La storia di Romina è un tassello importante di una storia, solitamente omessa nei racconti ufficiali: la storia della transessualità in Italia. Romina Cecconi, è stata la seconda persona in Italia ad ottenere sui documenti di identità il riconoscimento del suo nuovo genere, dopo l’operazione del cambiamento di sesso, contribuendo cosi ad aprire la strada alla legge 164, che permette l’adeguamento del nome sui documenti, ottenuta grazie alle battaglie del movimento per i diritti dei transessuali (M.I.T.) e del Partito Radicale. Romina, nata Romano Cecconi, è nata a Lucca, il 4 luglio del 1941. Cresciuta in un collegio gestito da suore, ha lì le sue prime esperienze sessuali. Tornata a casa dalla madre, una donna piuttosto manesca, Romina inizia ad uscire la sera e a vestirsi da donna. Un giorno decide che era arrivato il momento di andare via di casa, e con una amica se ne va a Firenze, senza soldi e con l’ambizione di diventare un’artista. Trovò posto in un circo itinerante, il Gratta, dove ballava il Bolero e si travestiva da Brigitte Bardot, ma il suo numero venne cancellato perché dava scandalo ai giovani. Con la sua amica tentò poi la fortuna a Parigi, nel famoso locale “Chez Madame Arthur”. Non raggiunse il successo, ma imparò ad assumere ormoni per ingrossare il seno. Tornata a Firenze divenne col tempo un personaggio conosciuto. Per le sue passeggiate notturne, vestita vistosamente da donna, riceveva continue multe dalla buon costume. Per pagare le multe e risparmiare i soldi per l’operazione del cambiamento di sesso, Romina iniziò a prostituirsi sul Lungarno col nome d’arte “la Romanina”. Romina veniva anche spesso condannata, per violazione dell’articolo 85 del codice Rocco, ai soggiorni obbligati (il ‘coprifuoco’) con l’obbligo di firma, di vestire da uomo e di restare chiusa in casa la sera. Ovviamente Romina faceva di tutto per non rispettare tali obblighi e le condanne aumentavano. Ha dovuto subire visite psichiatriche (al manicomio di Montelupo). E’ stata quattro volte in carcere, sia maschile che femminile. Un giorno Romina era arrivata anche al punto di voler farla finita ed ha cercato di gettarsi fuori dalla macchina della polizia in corsa. E’ stata anche condannata come “persona socialmente pericolosa” a tre anni di confino a Volturino di Foggia un paesino di 2000 anime. Con già in mano il foglio di via per il confino, Romina nel giugno del 1972 scappò in Svizzera, a Losanna, dove aveva già preso l’appuntamento con il chirurgo per farsi operare, il 19 settembre. In Svizzera, in attesa dell’operazione, frequentò i locali notturni ed entrò così in contatto con un gruppo di personaggi del bel mondo. In un ricevimento a Ginevra, conosce il principe Vittorio Emanuele di Savoia, allora 35-enne. Il principe gli salta addosso nella toilette del locale (il principe non ha mai smentito). Quando, ormai operata rientra in Italia, Romina deve scontare il confino a Volturino, dove lei ovviamente dà subito scandalo presentandosi in minigonna. Il suo arrivo provoca molto rumore in tutto il foggiano, dove subito si diffonde la notizia dell’arrivo del “uomo-donna”. Le donne di Volturino preferiscono chiamarla “zucculona”. Tornata a Firenze le cose migliorarono. Ottiene per vie legali il riconoscimento del suo nuovo stato anagrafico e si sposa, per avere un ulteriore riconoscimento ufficiale, con Antonio, uno studente greco, bisessuale e segretario del Fuori. Poiché da tempo sul quotidiano la Nazione, apparivano spesso articoli malevoli contro di lei, Romina si decise a prendere l’iniziativa e con l’aiuto di un giornalista suo amico, nel 1976, pubblica con l’editore Vallecchi, un libro sulla sua vita dal titolo “Io, la ‘Romanina’: perché sono diventato donna”. Il libro, stampato in ventimila copie, ebbe un grande successo, soprattutto a Firenze, sebbene molte librerie lo tenessero nascosto. In molti in quella occasione hanno tremato, temendo che il libro contenesse i nomi degli amanti occasionali di Romina. I nomi non c’erano, ma i vari personaggi si potevano intuire. Poco dopo Enzo Tortora invitò Romina a parlare della sua storia in un canale televisivo berlusconiano. Le riviste popolari dell’epoca iniziarono a dedicarle un’attenzione morbosa e grazie alla sua bellezza apparve anche nuda su “Playmen”. Col tempo gli omaggi a Romina, si sono moltiplicati. Del 1978 è un reportage della RAI di Mauro Bolognini e Guido Sacerdote: “C’era una volta un ragazzo (La vita di Romina Cecconi)” di 30 minuti, trasmesso in tarda serata, in cui tra l’altro Romina ritorna a Volturino. Nel 2005 il regista Giovanni Guerrieri con l’attrice Anna Meacci hanno tratto dal libro di Romina uno fortunato spettacolo teatrale: “La Romanina – La vera storia del primo uomo in Italia diventato donna”. Nel 2011 è stato fatto anche un fumetto: “In un corpo differente” (Comma 22 edizioni) di Fabio Sera, un vicino di casa di Romina. Oggi Romina è una elegante signora di una certa età, che vive da molti anni a Bologna, conducendo una vita tranquilla e rispettata in compagnia del suo cagnolino. N.B. Per i pochi che ancora non lo sapessero, Romina era soprannominata dalla stampa popolare ‘La donna-pipistrello’ in quanto ‘metà topa e metà uccello’. (MM)
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