David Miller è malato. Talmente malato che ha deciso di finirla. Ha scelto il luogo, la data, il metodo, ma niente va come previsto. Tutti coloro che dovevano accompagnarlo rivelano un falso legame. David Miller è quindi costretto ad iniziare il suo ultimo viaggio con dei perfetti sconosciuti. Tra Espe, la sostituita associazione d’aiuto al suicidio, e Treplev, il giovane prostituto della camera vicina, le vite s’incrociano, si scontrano e si rivelano. Alla fine di quella notte che dovrebbe essere l’ultima, ci sarà la Morte a tirare le conclusioni?… Il regista Christophe Cognet commenta così il film: “Un vecchio architetto altezzoso e orgoglioso prende una stanza in un motel quasi deserto. Una donna lo raggiunge. Un giovane uomo si prostituisce nella camera adiacente. Su un muro vediamo la riproduzione degli Amabasciatori del giovane Holbein, un doppio ritratto di due amici che contiene una strana forma: un cranio anamorfico visibile solo guardando l’immagine di lato. Questa è una vanità – una pittura che esprime la vacuità della vita. Un film con una messa in scena precisa, virtuosa ed ispirata. Colpi di scena e inversioni, dove ciascuno si rivelerà a lui stesso e agli altri, dove si apriranno tende su un altrove utopico. Il film ci presenta un trio improbabile ma unito, che ci offre una meditazione ironica sull’esistenza. Gli elementi visivi e i temi degli Ambasciatori si riversano nell’universo del film che prende in prestito anche riferimenti a Hitchcock e Lynch: nessuna citazione per addetti ai lavori, ma un materiale filmico che Lionel Baier sviluppa con sapienza, riuscendo a comporre una ‘Vanità nel cinema’, dove l’amicizia ridiviene possibile. La fede nella creazione e nella potenza del cinema sono un’affermazione sovrana contro il vuoto dell’esistenza”.
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