Siamo all’Avana nel 1994 (significativamente l’anno di uscita del film “Fragola e cioccolato”), Rosa Elena è una donna di 40 anni che lavora come infermiera e vive col marito Ernesto e suo padre invalido. La loro relazione sembra stabile, frutto di un vicendevole sostegno per superare le difficoltà quotidiane, dovute soprattutto alla crisi economica persistente nell’isola. Ernesto è un ingegnere che deve andare a lavorare in bicicletta e combattere sia contro le insidie dei suoi colleghi opportunisti che contro Lazarus, un personaggio inquietante, che sembra co-dirigere il progetto di lavoro, collegato ad una industria straniera.
La migliore amica di Rosa Elena è Sissi, un transessuale che sogna di poter completare la sua transizione a donna ma che Rosa mette in guardia per la pericolosità dell’operazione, illegale nel Paese. Rosa, per riempire la sua vita, forse insoddisfatta, torna a cantare nel coro maschile dove lavorava prima di conoscere suo marito, rivelando un segreto del suo passato ed esponendo sia lei che Ernesto alla violenza strutturale del contesto egemonico, machista e patriarcale, in cui vivono… Film super premiato e sostenuto da Mariela Castro, figlia dell’attuale Presidente cubano, che affronta le tematiche della diversità sessuale in un Paese, Cuba, ancora dominato da una cultura omofobica. La storia del film, ricavata da fatti realmente accaduti, centrata sul rapporto tra un transessuale ed un ingenuo e ignaro maschio sciovinista, ha forse un’impronta troppo partigiana, cioè didattica, con i diversi tutti buoni e gli etero tutti cattivi, scivolando a volte nello stereotipo, come quando si allude al fatto che ogni super macho è in realtà un omosessuale represso. Un critico cubano, Dieguez Danae, ha scritto che “è un film che trasforma una storia d’amore in un discorso sulla nazione”. Noi pensiamo che comunque si tratti di un genere di film ancora necessario. Soprattutto in Paesi dove l’omofobia è atavica e bisogna indirizzare la società ad una differente comprensione della diversità. Riscattano qualsiasi ‘difetto’ del film le ottime interpretazioni di Laura de la Uz e Isabel Santos, maestre di scioltezza e naturalezza, impeccabili anche nei colpi di scena più drammatici, che affrontano evitando sempre la trappola dell’istrionismo.
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