Leopardi è un bambino prodigio che cresce sotto lo sguardo implacabile del padre, in una casa che è una biblioteca. La sua mente spazia ma la casa è una prigione: legge di tutto, ma l’universo è fuori.
In Europa il mondo cambia, scoppiano le rivoluzioni e Giacomo cerca disperatamente contatti con l’esterno. A ventiquattro anni, quando lascia finalmente Recanati, l’alta società italiana gli apre le porte ma il nostro ribelle non si adatta. A Firenze si coinvolge in un triangolo sentimentale con Antonio Ranieri, l’amico napoletano con cui convive da bohémien, e la bellissima Fanny. Si trasferisce infine a Napoli con Ranieri dove vive immerso nello spettacolo disperato e vitale della città plebea. Scoppia il colera: Giacomo e Ranieri compiono l’ultimo pezzo del lungo viaggio, verso una villa immersa nella campagna sotto il Vesuvio… Il regista che già aveva affrontato le parole del Leopardi a teatro nello spettacolo “LE OPERETTE MORALI” ne ricostruisce ora la vita sullo schermo dividendola in capitoli fondamentali: la fanciullezza e adolescenza a Recanati, la bohème a Firenze, il transito romano e la fine a Napoli. Ranieri interviene a partire dagli anni trascorsi sull’Arno in un freddo e spoglio sottotetto per rimanere accanto all’amico fino alla morte. Leopardi è già ampiamente compromesso nel fisico e ancora non ha avuto modo di sperimentare i piaceri della carne a cui comunque ambirebbe. Ranieri è già il seduttore che colleziona avventure sentimentali tanto con attrici che con nobildonne. In una scena molto intensa e significativa il poeta, a letto malato, guarda l’altro che si lava nudo (l’ennesimo integrale qui al Lido, un fugace Michele Riondino in lato A+B). E’ uno sguardo meraviglioso che Giacomo-Elio Germano ci regala, uno sguardo che la dice tutta sul rapporto tra i due. C’è ammirazione, desiderio, speranza, illusione; è attraverso quel corpo che potrebbe avere un accesso a un universo agognato e a lui negato. Come un novello Cyrano che ama Rossana attraverso il corpo di Cristiano, Giacomo capisce con dolore quella che finirà per essere la sua condanna a non avere contatti intimi con altre carni femminili e sarà l’ennesimo dolore intimo che lo distruggerà sommandosi alle disgrazie di un fisico torturato da mille disgrazie. Certo quell’amicizia veniva già vista con un certo sospetto, testimoniato nelle parole dell’affittacamere napoletana da cui trovano il primo riparo a Napoli quando dice apertamente “A me quei due non la raccontano giusta”, ma la cosa più probabile è che l’autore di “A SILVIA” e dell’”INFINITO” sia rimasto davvero vergine per tutta la vita. Del resto l’episodio della visita al bordello mostrato nel film, una vicenda risolta nell’ennesimo dramma, tra il fallimento e la beffa pubblica, si basa su elementi storici molto probabili. (Sandro Avanzo)
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E’ abbastanza teatrale e tetro, a tratti lento, un po’ manieristico ma molto bella l’interpretazione di Elio Germano. Stridono certe musiche verso il finale. A mio parere è chiarissimo l’amore che il poeta nutriva verso Ranieri.