Maarit dopo un’esistenza da uomo e una figlia condivisa con la moglie, decide di cambiare sesso. Noi la troviamo già nel pieno della sua nuova vita, mentre lavora per un’agenzia di pulizie, i rapporti con la ex moglie sono ancora tesi e quelli con la figlia in attesa di trovare una strada più comunicativa. Presto incontrerà Sami, un allenatore di calcio, insegnante, felicemente sposato, che cercherà di sedurre in modo non troppo ortodosso, sostituendosi alla sua psicoterapeuta per un paio di sedute; questo le consentirà di entrare in contatto immediato con l’intimità sessuale dell’uomo, percepirne le rigidità, comprendere che il suo menage familiare è irrimediabilmente congelato. Il disvelamento non tarderà ad arrivare e dopo una dichiarazione esplicita da parte di Maarit seguita da un rifiuto netto di Sami, l’uomo non riuscirà a starle lontano e darà inizio ad una relazione che si complicherà quando il percorso identitario della donna si manifesterà in modo inequivocabile. Se Maarit deve quasi sempre confrontarsi con un contesto sociale che la accetta al confine di una tolleranza ipocrita, lo stesso Sami dovrà fare i conti con un sentimento contrastante, ovvero una fortissima attrazione per la donna e un rifiuto netto, violento, a tratti brutale della sua storia, come se quel passato identitario non potesse coincidere con la verità e l’immediatezza di un sentimento. (Alberto Giannini, Indie-eye.it)
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