Mini serie in sei parti creata, sceneggiata e diretta (l’episodio pilota) da Greg Berlanti, autore gay dichiarato da noi conosciuto e apprezzato per il film gay “Il club dei cuori infranti“, e per le serie “Brothers & Sisters” e “Dirty Sexy Money” delle quali era anche produttore. Purtroppo questa mini-serie (che gli autori speravano di far diventare una serie con più stagioni, vedi il finale assai aperto) segna un passo falso di Berlanti, forse in crisi di creatività, che non riesce ad essere coinvolgente, spesso anche poco credibile, con dialoghi a volte banali e alcuni personaggi (come la nonna interpretata da Ellen Burstyn) poco inseriti nella vicenda. La serie ha avuto quindi critiche negative e non ha superato i 2,1 milioni di spettatori in tutto, ragione per cui è stata definitivamente chiusa. La serie ha comunque ottenuto due candidature ai Golden Globe, come miglior film-tv e miglior protagonista (Sigourney Weaver).
Il personaggio gay è sicuramente quello meglio riuscito, grazie soprattutto alle ottime doti dell’attore Sebastian Stan, e la sua storia è quella che riesce a catturare maggiormente l’interesse dello spettatore.
La serie è centrata sulla complessa vita di Elaine Barrish (Sigourney Weaver), moglie del presidente USA uscente Bud Hammond (Ciarán Hinds) che la tradisce in continuazione per cui chiede il divorzio. Elaine si presenta alle primarie ma viene sconfitta (aperta allusione a Hillary Clinton) da Paul Garcetti, che diventa il nuovo presidente e dopo due anni la troviamo che ricopre la carica di Segretario di Stato. Elaine è una donna forte e dimostra notevoli capacità nel gestire le crisi politiche quando tre giornalisti americani sono arrestati in Iran con l’accusa di essere spie. La serie insieme alle vicende politiche (poco originali) segue forse con più interesse le dinamiche famigliari della protagonista Elaine, che ha due figli assai diversi, Doug Hammond (James Wolk), figlio perfetto, lavora con la madre come capo dello staff e sta per sposarsi con una moglie che scopriremo bulimica; Thomas “T.J.” Hammond (Sebastian Stan), gay dalla vita tormentata, pianista annoiato, soffre per non poter vivere liberamente la sua sessualità, ha già tentato un suicidio. Proprio quest’ultimo fatto, raccontato dalla madre all’amica giornalista (Carla Cugino) che inavvertitamente (?) fa trapelare l’informazione alla stampa, diventa un problema. TJ, scopriremo poi, tentò il suicidio perchè innamoratosi di un deputato del congresso Sean Reeves (David Monahan), sposato e con figli, quando viene da questi brutalmente abbandonato (gli dice che non l’ha mai amato e che per lui era solo sesso)perchè teme per la sua carriera. La madre lo aveva più volte avvisato di lasciar perdere Reeves, temendo anch’essa un probabile scandalo. Più tardi la situazione si ripeterà quando TJ sta per inaugurare un Club che ha aperto coi soldi prestati dal fratello, e incontra casualmente (ma forse no) Sean Reeves e lo invita all’inaugurazione. Decisione che manda su tutte le furie i suoi genitori, con plateale litigata dove TJ rimprovera alla madre di non averlo lasciato morire quando tentò il suicidio. Depressione e smarrimento s’impossessano ancora di TJ, che riprende ad usare droghe dopo settimane in cui si era sforzato di restare pulito… Nella serie, in un ruolo secondario, aabbiamo anche un personaggio lesbo, interpretato da Vanessa Redgrave nel ruolo del primo giudice omosessuale della Corte Suprema, consigliera e amica della protagonista Elaine.
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a me e’ piaciuta molto…molto intrigante..simile un po a scandal come serie tv..ma con una meravigliosa Weaver !
a parte Bud tutti gli altri personaggi sono molto validi ..mitica
la nonna….
vabbe tra 20 anni faranno una nuova stagione…(