E’ solo grazie ad alcuni coraggiosi documentari come questo ( come ad esempio ‘The Legend of Leigh Bowery ‘ di Charles Atlas e ‘ The Nomi Song’ di Andrew Horn, dedicato al cantante Klaus Nomi), che molti di noi hanno potuto conoscere l’esistenza di artisti ingiustamente dimenticati, perché troppo stravaganti e sessualmente alternativi, o perché la loro arte era troppo avanti per i loro tempi, o perché la loro già traballante carriera si è prematuramente interrotta a causa dell’Aids. Il regista Turner (già autore della commedia ‘24 Nights’) da sempre appassionato di musica anni ’70 e di storia LGBT, era troppo giovane quando il cantante glam rock Jobriath era nel suo periodo migliore. Turner aveva sentito parlare di Jobriath sempre in maniera negativa, come di un esempio degli eccessi degli anni ‘ 70 e non aveva mai sentito la sua musica. Un giorno su Amazon gli viene proposto l’acquisto di un CD di Morrissey contenente una compilation di canzoni di Jobriath. Incuriosito lo acquista e dopo averlo ascoltato rimane profondamente colpito e si domanda come mai un cantante cosi dotato abbia fallito il successo. Comincia quindi a fare delle ricerche su di lui, trovando la sua storia così interessante da volerla raccontare in un film. Jobriath (14 dicembre 1946, Philadelphia – 3 agosto 1983, New York) chiamato anche il ‘David Bowie d’America’ (ma il paragone non gli rende giustizia) si auto-definì in una intervista ”l’unica vera fata del Rock & Roll” e in effetti egli è considerato la prima rock star apertamente gay ad essere stata ingaggiata da una grande etichetta musicale. In quegli anni altri artisti famosi come David Bowie stesso, Lou Reed , Elthon John, Liberace… si limitavano a giocare con la bisessualità, ma nessuno di loro aveva fatto un vero e proprio coming out e anzi, qualcuno rassicurava il suo pubblico mostrando moglie e belle donne al seguito. Turner trovò ingiusto che quasi nessuno sapesse che Jobriath era stato il primo a dichiararsi, cosi come trovò ingiusto il silenzio su di lui da parte della stampa e della comunità LGBT. Il film parla poco della giovinezza di Jobriath anche perché lui stesso non ne parlava; da quando decise di abbandonare il suo vero nome, Bruce Wayne Campbell, era come se avesse lasciato tutto il suo passato alle spalle. Alla fine degli anni 1960 lo troviamo a New York nel cast del musical Hair, dove interpreta’ Woof’, personaggio gay che canta una canzone dal titolo “Sodomy” . Si faceva allora chiamare “Jobriath Salisbury”. Nel 1969 entra a fare parte di un gruppo musicale folk-rock, i ‘Pidgeon’, che incide un singolo e un album e poi si scioglie… Segue sulla scheda (R. M.)
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