“… On the road, in concorso, è troppo ansiosamente perfetto per riuscire a ridarci il senso di una generazione perduta, in un´America intollerante, razzista e classista, che ci avevano dato, più o meno negli stessi anni del successo del romanzo di Keruac, film come Gioventù bruciata con James Dean e Il selvaggio con Marlon Brando. E per esempio gli attori hanno l´aria troppo contemporanea, anche perché già celebri, come l´ex Twilight Kristen Stewart, l´ex Maria Antonietta Kirsten Dunst, l´ex Freud Viggo Mortensen, in più come protagonisti i quasi indistinguibili Garrett Hedlund e Sam Riley. Certo per apprezzare un film non è necessario, anzi spesso è dannoso, aver letto il romanzo da cui è tratto o conoscere la vita del suo autore, soprattutto se il primo è un capolavoro è l´altro il monumento di una controcultura i cui rappresentanti oltre ad annientarsi di droga, alcol e sesso, hanno prodotto e influenzato per anni musica, letteratura, arte.
Ma in questo caso, il film racconta una storia e un´epoca già viste tante volte sullo schermo: due giovanotti insulsi, Sal e Dean, e la mogliettina Marylou, attraversano l´America su un´auto scassata, il primo scribacchia su un lurido albumino, l´altro fa l´amore: uno va a trovare l´amata zia, l´altro una seconda moglie con figliolino, che lo caccia. Benzedrina, marijuana, jazz, be bop, Celine e Proust, piccoli furti, pensioncine fetenti, amici che vanno e che vengono recitando poesie, separazioni crudeli, addii umilianti. Per 137 minuti. Allora, certo sbagliando, ci si chiede: se il regista ha tenuto conto anche della prima versione originale del romanzo, quella battuta a macchina sul rotolo di carta della telescrivente nel 1951, perché non ne ha mantenuto anche i nomi veri dei personaggi? Cioè di Jack Keruac e Neal Cassady, i due amici, di Luanne e Carolyn, le due mogli di Cassady, ma anche del venerato poeta beat Allen Ginsberg (nel romanzo e nel film, orrore, si chiama Carlo Marx) che per vent´anni si tenne come amante Neal Cassady, e William S. Burroughs, perennemente drogato e autore del celebre Pasto nudo che nel film gioca con un fucile con cui poi nella realtà ammazzerà sua moglie. Forse non si poteva. Eppure tranne Carolyn, che oggi ha 88 anni, e Al Hinkle, 86, gli altri sono tutti morti: Cassady nel ´68 a 42 anni, di coma barbiturico, Keruac l´anno dopo, a 47, di cirrosi.” (N. Aspesi, La Repubblica)
Effettua il login o registrati
Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.
Devo dire che come fotografia, tematiche e legami il film è ben spiegato persino nelle scene di sesso e droga ma l’impatto emotivo fin troppo visto e quasi scontato non mi convince nella sua interezza perché risulta “patinato”. Voto: 6
La mia impressione è quella di un film documentario. Se si guarda il film senza aspettarsi l’emozione e la suggestione creata dal libro, ma come una sua complementare opera di ricostruzione visiva, si riesce a godere l’ottima fotografia e il sapore dell’epoca. E si riesce anche a farsi una ragione dell’occasione sprecata con questo film: sarebbe stata un’ottima occasione per capire meglio la relazione tra lo spirito “on the road” e liberazione gay. Niente male il ritratto di A. Ginsberg alias “Carlo Marx” di Tom Sturridge. Voto complessivo: 6.
[3] Si aggiunga che il film tramuta l’amicizia di Sal e Dean in una storia d’amore gay appena velata; con tanto di lacrimoso addio finale, quando Sal volta le spalle a Dean per dirigersi verso un’insipida ragazza borghese (la scena, ovviamente, è molto diversa nel cartaceo). Ecco spiegato lo storcere il naso di molti puristi e nostalgici beat. Per concludere, mi sento di cosigliare la visione del film solamente ai gay. Ma consiglio al mondo intero la lettura di un libro che -vi giuro- riesce a farvi sentire sulla pelle il vento del deserto, nelle narici il profumo dei campi di grano e la puzza dell’alito alcolico dei personaggi.Ecco spiegato lo storcere il naso di molti puristi e nostalgici beat. Per concludere, mi sento di cosigliare la visione del film solamente ai gay. Ma consiglio al mondo intero la lettura di un libro che -vi giuro- riesce a farvi sentire sulla pelle il vento del deserto, nelle narici il profumo dei campi di grano e la puzza dell’alito alcolico dei personaggi.
[2] Anche gli altri interpreti sono perfetti e molto bravi. Compresa (eh sì, ho faticato a crederci pure io) Kristen Stewart. La ricostruzione degli USA del dopo guerra, poi, è più che soddisfacente. Gente semplice, povera, molto lontana dai personaggi perfettini a cui ci hanno abituati i serial tv. Ma allora come mai il film non convince? Semplice, perché qualcuno (il regista o lo sceneggiatore, non so bene chi) ha snaturato completamente un grande romanzo. Il resoconto di viaggio, che occupa tanta parte del libro, con le minuziose descrizioni dei moti dell’animo al susseguirsi dei paesaggi, è relegato nello sfondo sbiadito. E non è poco, visto che il libro è diventato il manifesto di una generazione squattrinata, che vuole conoscere e assaporare il midollo del proprio enorme paese, viaggiando anche in autostop se necessario.
[1] Warning: il commento contiene spoiler. La mia preoccupazione più grande, prima di vedere il film, riguardava l’attore che avrebbe dovuto impersonare il tenebroso Dean Moriarty/Neal Cassady. Nel libro esso è infatti una figura centrale, un ragazzo impregnato di una sensualità virile, che si diffonde nell’aria e colpisce chiunque entri in contatto con lui. Un fascino (per me) più forte di quello di James Dean, icona inlaccata, inceronata, che non esce dalla pellicola. Dean Moriarty è molto più umano di James Dean: puzza di sudore e perde perfino un pollice a causa di un’infezione curata male. Ma il fascino, quello no che non lo perde. Per fortuna l’attore scelto è perfetto. Non è il solito americanone anabolizzato con la mascella squadrata, ma un bel bocconcino biondo, con gli occhi da cucciolone. Quel tipo di occhi che ti rendono impossibile odiarlo, anche se si dimostra un egocentrico stronzo.
L’ho trovato un po’ piatto e anche noioso a tratti. Poco a che vedere con il libro da cui è stato tratto. Peccato
Non sono molto d’accordo con la recensione, ma sicuramente sì riguardo la superficialità e la piattezza nel raccontare fatti e personaggi. Si nota a primo impatto, anche senza aver letto il libro, che ciò che si vede nel film è solo trasgressione, e che si sta tralasciando qualcosa di troppo importante.
Comunque ci sono elementi positivi che lo rendono nel complesso piacevole anche se di poco spessore. Voto 6 e mezzo, approssimato per difetto!