Film italiano girato negli Usa (New York) con interpreti americani o inglesi e quindi in lingua inglese, tratto da un bel libro omonimo dello scrittore gay Peter Cameron. E’ la storia di un giovane omosessuale che deve affrontare i primi turbamenti sentimentali. “Come Holden Caulfield, anche il protagonista del film James Sveck (l’inglese Toby Regbo) è il prototipo dell’adolescente ribelle e confuso in cerca della verità e dell’innocenza al di fuori dell’artificiale mondo degli adulti. Alla vigilia della partenza per il college, la sua ricca e disfunzionale famiglia newyorchese è solo capace di spedirlo dalla «life coach» (Lucy Liu). La madre (Marcia Gay Harden, premio Oscar per Pollock) ha una galleria d’arte e colleziona mariti (l’ultimo interpretato da Stephen Lang, il cattivo di Avatar). Il padre (Peter Gallagher, American Beauty e Californication) esce solo con donne che potrebbero essere sue figlie. La sorella (Deborah Ann Woll, protagonista di True Blood) ha una relazione col suo docente di semiotica e non sa innamorarsi di uomini che non abbiano almeno il doppio della sua età. L’unica che riesce a capirlo è la nonna anticonformista (il premio Oscar Ellen Burstyn, star di Alice non abita più qui e L’esorcista), la sua anima gemella nonostante quei 60 anni di differenza. Sono loro due i protagonisti del film che è destinato a sfondare anche tra la generazione di Mtv, grazie all’humour irriverente e postmoderno della sceneggiatura, firmata da Faenza e dall’italo-inglese Dahlia Heyman, sorella del produttore della saga di Harry Potter. In una scena del film il padre di James gli fa il terzo grado per sapere se è gay. In un’altra, girata a Staten Island, il ragazzo scopre che la sua idillica casa di campagna è costruita su una discarica…” (Alessandra Farkas, Corsera)
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Non ho letto il libro, e da quello che ho visto nel film non avrei messo le tre G. Più che gay, il protagonista mi sembrava asessuato. Anche io l’ho trovato noioso, insignificante e un po banale.
Io ho prima visto il film e poi letto il libro e li ha trovati molto belli perché mi rispecchio molto nel protagonista, il finale è deludente perché in pratica non c’è una fine sia sul libro che sul film ma questo dipende dal fatto che non è una storia con un inizio e una fine ma uno spaccato della vita di questo ragazzo.
L’unica pecca è il fatto che dal libro ci sono veri e propri cambiamenti, forse anche importanti, tra cui come avete già scritto, è meno gay.
non ho letto il libro, certo questo film mi fa passare la voglia, è talmente insignificante che non sono certo di volerlo acquistare …
mamma che noia…
Il film (anche se preso di per sé) vale ben poco. Dialoghi noiosi e un senso di accidia francamente snervante. Il protagonista scelto poi, non solo è scarsino quanto a recitazione, ma è pure troppo effeminato per essere credibile quando rifiuta di dichiararsi gay. Proprio come nel caso di MINE VAGANTI, tutti gli altri attori sono più credibili del protagonista.
Occasione persa. Il libro è invece una lettura molto piacevole. Ritrae in modo brillante un ragazzo troppo sveglio per la presunta élite intellettuale di Manhattan. Là tutto è fasullo, dall’interesse per l’arte alle terapie con le life coach, mere rimasticature alla moda dell’inutile analista alla Woody Allen. Il piglio ironico, che è la ragion d’essere stessa del romanzo, nella versione in pellicola si perde. Resta troppo poco.
Ho capito her mann che non la pensi come me, perciò ho ribattuto. Inoltre aggiungo che dovreste tutti distaccarvi dal libro; questa è la riproposizione cinematografica e a volte film e libri si discostano.
No no non intendo dire quello che pensa zonavenerdì. Volevo solo dire che il libro lo leggi in un fiato e partecipi alla storia. il film non riesce per niente ad entusiasmare.
Premetto che non ho ancora letto il libro (nel 90 % dei casi i libri superano di gran lunga i film a loro ispirati) ma il film non mi è dispiaciuto anche se risulta appartenente al filone “..SOMATIZZO,…SOMATIZZO E…SOMATIZZO”. Rispecchia verosimilmente i disagi dell’età del “chi sono, chi voglio, chi mi vuole, chi no” e alla fine risulta godibile.
her mann non c’è una storia intesa come storia d’amore. Se questo che intendi. E’ giusto parlare di omosessualità non sempre sottoforma di storia d’amore o di sesso.
pessima versione cinematografica di un buon romanzo. Peccato. E’ un film che ti lascia sempre fuori, non entri mai nella storia.
Non capisco tutti questi commenti negativi. Forse cercavate l’ennesima storia di una coppia gay, magari con scene di sesso più o meno evidenti?
Qui si è di fronte alle problematiche di un adolescente dalla confusa identità sessuale e con l’aggravante di vivere con una famiglia molto stramba, con il colmo di passare lui per il più strambo della famiglia (ma così non è). Il suo problema maggiore è che scappa continuamente da ciò che non gli piace, invece di affrontarlo. La nonna e la psicologa lo aiutano a far chiarezza nella sua mente.
Ribadisco, le polemiche che ho letto sotto sono prive di ogni fondamento.
Letame inutile anche per concimare. Il libro si merita le tre G a pieno titolo. Ma qualcuno mi spiega, dopo e se lo ha visto, qual’è il criterio che è stato seguito per assegnargli la stessa classificazione? Non perdete tempo a guardarlo, meglio uno dei tanti programmi idioti della RAI
Pessima versione cinematografica di un bellissimo libro,il regista ha sorvolato completamente il tema omosessuale,mi chiedo perchè lo abbia girato,un omofobo negazionista che sceglie un romanzo gay….mah….
@Lefroy
Quello di Faenza è un atto di grave omofobia. Il film andrebbe boicottato.
@ calvin
che tristezza però, mi era piaciuto un sacco quel libro… Penso che guarderò lo stesso quel film…
Purtroppo come molti avevano temuto pare che la versione cinematografica di “Un giorno questo dolore ti sarà utile” verrà epurata delle parti gay…
Non per niente Faenza è il regista di uno dei film più omofobi della storia del cinema: Copkiller.
Da una intervista al regista
Citazione:
“Il film è fedele, forse nel libro è più forte la presenza gay, io ho scelto di sottolineare le incertezze sull’identità sessuale tipiche dell’età”