Varie
Romanzo criminale è una serie televisiva basata sull’omonimo romanzo del giudice Giancarlo De Cataldo e ne rappresenta il secondo adattamento dopo il film diretto da Michele Placido. Si tratta della seconda miniserie prodotta da Sky dopo Quo Vadis, Baby?. Girato in alta definizione, particolarmente curata è stata la ricostruzione storica degli scenari e la post produzione (in particolare montaggio e correzione del colore), cosa piuttosto rara in una produzione seriale italiana.
STAGIONE 1
1 – 10 novembre 2008
2 – 10 novembre 2008
3 – 17 novembre 2008
4 – 24 novembre 2008
5 – 1º dicembre 2008
6 – 8 dicembre 2008
7 – 15 dicembre 2008
8 – 22 dicembre 2008
9 – 5 gennaio 2009
10 – 5 gennaio 2009
11 – 12 gennaio 2009
12 – 12 gennaio 2009
STAGIONE 2
1 – 18 novembre 2010
2 – 18 novembre 2010
3 – 25 novembre 2010
4 – 25 novembre 2010
5 – 2 dicembre 2010
6 – 2 dicembre 2010
7 – 9 dicembre 2010
8 – 9 dicembre 2010
9 – 16 dicembre 2010
10 – 16 dicembre 2010
CRITICA:
“Romanzo. Criminale. Le due parole del titolo della serie televisiva ispirata all’omonimo libro di Giancarlo De Cataldo sintetizzano il concetto e i contenuti che stanno alla base di uno dei progetti italiani per il piccolo schermo più simili ai modelli americani. A differenza dei lungometraggi di denuncia e di cronaca che si focalizzano sui fatti reali, qui la Banda della Magliana è uno strumento, un veicolo per fare viaggiare lo spettatore attraverso un’epoca, attraverso una Roma anni’70 più moderna e attuale di quella odierna, attraverso i valori dell’amicizia, dell’onore, del rispetto, della fedeltà, attraverso il crimine e la giustizia, attraverso la solitudine e la testardaggine, attraverso l’amore.
Esattamente come Il Divo (non un film su Andreotti ma un film sul potere) e Galantuomini (una storia d’amore e non un film sulla Sacra Corona Unita), Romanzo Criminale sulla base di una sceneggiatura solida e convincente conquista per la capacità di far vivere allo spettatore un mondo fondato su regole ferree, non militaresche, ma ben più simili a quelle che governano i rapporti umani. E così da questo universo emergono gli uomini, siano essi poliziotti o delinquenti. Uomini che credono nei sogni e a ogni costo vogliono realizzarli. Stefano Sollima, già regista di alcuni episodi de La Squadra, rappresenta questo cosmo con un taglio molto attuale, lontano dai modelli di genere anni’70 (come ad esempio Milano violenta), e segue spesso i suoi personaggi con la camera a mano eliminando il pericolo di rientrare nel documentaristico (The Shield ne è un esempio Usa) grazie anche alla fotografia constatata, con colori virati che mette in risalto i volti dei personaggi.
Il Libanese, il Freddo, il Dandi e Scialoja, i protagonisti, interpretati da una schiera di ottimi giovani attori, si stagliano dallo sfondo e dall’ambiente e costruiscono un intreccio di relazioni, che travalicano lo scontro bene-male. Già nel primo episodio, come accade nelle serie americane, il legame con lo spettatore viene costruito attentamente e la sceneggiatura che si occupa di dirci che si parlerà della Banda della Magliana, delinea la profondità e le caratteristiche dei singoli, connotandoli nei dettagli e mettendone in mostra la quotidianità (la casa, la famiglia, i rapporti umani) per creare empatia in chi guarda. Il valore che comunque sta alla base di Romanzo Criminale è l’amicizia. I criminali sono prima di tutto amici, persone comuni che hanno bisogno di punti di riferimento. I dialoghi e le sequenze venate di ironia che intercalano le scene di violenza, hanno qualcosa di romantico (la partitella sulla spiaggia ne è l’emblema). Questo romanticismo di amici che sognano, come accade sempre più spesso sul piccolo e grande schermo, ha la capacità di conferire umanità in chi rappresenta il male che si deve poi confrontare, in questo caso, con la solitudine di chi impersonifica il bene (Scialoja).
Romanzo Criminale è un ottimo esempio di serie italiana di stampo internazionale. La qualità dei dialoghi, della messa in scena, e degli interpreti (paradossalmente sono gli attori “anziani” che risultano meno credibili forse perché figli di una fiction minore) unite a tematiche locali espresse però attraverso valori universali, la rendono uno dei possibili manifesti delle nuove serie televisive made in Italy.” (MyMovies)
Si è vero, c’è un personaggio gay in questa serie e anche se stereotipato in fondo è un personaggio positivo. Ma non si nota!