Vero e proprio prototipo ante litteram di esempio di cinema camp all’italiana. Girato nel 1952 il film narra le vicende del signor Peppe che spinto dalla moglie si offre come volontario per un esperimento di ipnosi. Il mago lo ipnotizza , gli fa assumere una personalità femminile ma accidentalmente l’ipnotista cade dal palcoscenico e viene trasportato in ospedale con la testa rotta e gli occhi strabici. Gli effetti dei suoi esperimenti continuano… Fabrizi rientra a casa, manda la moglie al negozio di stoffe e si occupa delle faccende domestiche: dalla sua mise notturna con vestaglia e cuffietta alla scena del bucato quando, zoccoli ai piedi e fazzoletto in testa, canta e litiga con le massaie è tutto un susseguirsi di scene esilaranti e coraggiosissime per un film realizzato in quegli anni. “… se il meccanismo narrativo è evidentemente ripetitivo – Fabrizi in pose femminili che scimmiotta i difetti delle donne – le invenzioni e soprattutto la straordinaria misura recitativa sono la prova del grande (e sottovalutato) talento dell’attore regista, capace di utilizzare al meglio uno dei luoghi canonici della comicità d’avanspettacolo (il travestitismo) senza mai cadere nella volgarità o nel luogo comune. Assolutamente irresistibile la sua apparizione in camicia da notte e cuffietta o la scena del bucato, con Fabrizi in zoccoli che canta “Non c’è trippa per gatti” e naturalmente litiga con le altre donne del caseggiato…” (Paolo Mereghetti)
Effettua il login o registrati
Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.
Condividi