Film in concorso a Venezia 64, molto atteso per l’inevitabile confronto della pellicola con l’originale firmato Mankiewicz (Gli insospettabili) di cui è il remake. Ricordiamo qualcosa del film del 1972: Gli insospettabili racconta la storia di un giallista, spocchioso e raffinato che invita nella sua villa un parrucchiere di origine italiana che sa essere l’amante di sua moglie. Tra trabocchetti, messe in scene, travestimenti e tanta cattiveria, la storia prenderà degli esiti incredibili. Kenneth Branagh ha comunque detto che “Chi ha amato l’originale rimarrà abbastanza sorpreso da questa versione, ma penso che è necessariamente molta diversa. Nessuno di questi ragazzi era interessato a realizzare un semplice rifacimento”. Il ruolo che fu di Caine passa questa volta a Jude Law. Tra gli attori più apprezzati della sua generazione, interpreta una seconda volta un ruolo che fu di Caine dopo quello di Alfie, ineffabile seduttore inglese. Il film di Branagh, oltre al cast, invidiabilissimo, ha un’altra splendida carta da giocare: la sceneggiatura di Harold Pinter, uno dei geni del teatro del Novecento che ha firmato alcune tra le più brillanti e geniali sceneggiature del cinema inglese, e regista di “Butley” (1975), film a tematica gay. In questo film, a differenza dell’originale, appare chiara, soprattutto nel violento finale, l’implicazione omosessuale che coinvolge i due protagonisti, grazie soprattutto alla sceneggiatura di Pinter aiutata non poco dalla sconvolgente bellezza di Jude Law (questo remake è stato fortemente voluto e anche prodotto proprio da Jude Law). Nel film di Mankiewicz questa cosa era praticamente impercettibile, anche se era chiaro che nessuno dei due uomini era innamorato della moglie.
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Un marito tradito e il giovane amante si scontrano e si umiliano a vicenda con astuzie psicologiche. Lo contro sembra avere risultati alterni; ma i due man mano che il film va avanti sembrano essere sempre meno interessati alla moglie/amante.
Il film è bello e interessante e la recitazione ottima. Sarebbe stato bello l’inserimento nel film del terzo personaggio (la moglie) che invece non compare mai. La parte gay sta nel fatto che il marito a uncerto punto propone all’amante di abbandorare sua moglie e vivere con lui; ma nulla ci assicura questo sia un ennesimo bluff…
Il film assomiglia molto ad un altro sempre con M. Caine e con Christopher REEVE: TRAPPOLA MORTALE di Sidney Lumet (1982), che secondo me è ancora più bello, più intrigante e molto originale.