Due studenti, un ragazzo e una ragazza, si recano nella campagna italiana per intervistare un anziano scrittore sul suo stile di vita e sul suo pensiero. L’uomo vive da una decina d’anni rinchiuso in una casa padronale mezza diroccata. Arrivati sul posto, i due si vedono rifiutare l’intervista tanto attesa, ma il vecchio è comunque disposto a ospitarli. Convinti di fargli cambiare idea, scelgono di restare e scoprono così che il silenzio e la meditazione costituiscono la vera dottrina dello scrittore e dei suoi adepti, con i quali entrano ben presto in contatto. Benché delusi – l’uomo infatti non apre bocca – i giovani si calano nell’atmosfera meditativa della casa, riscoprendo le loro intime pulsioni, penetrando i desideri e le angosce più profonde, fino a svelare la loro vera personalità: lui si ostina a seguire un trattamento ormonale per cambiare sesso, lei invece, pur avendo raggiunto un certo benessere, si perde nelle proprie elucubrazioni mentali. Dopo un periodo trascorso in seno alla comunità, i due studenti, ormai scollegati dalla realtà a causa della solitudine e del forzato raccoglimento, ripartono separatamente per poi sprofondare nella pazzia o nella rovina. Con Schopenhauer, Giovanni Davide Maderna propone una riflessione sulla contemplazione, ma anche sui pericoli di un’introspezione spinta all’eccesso. Attraverso una serie di inquadrature fisse, la prima parte del film mostra la quiete che la meditazione può dare, ma anche l’importanza di una riflessione profonda sul senso della vita e l’arricchimento interiore che ne deriva. La seconda parte invece, dissolvendo volutamente ogni nozione temporale e ricorrendo a vertiginose panoramiche, sottolinea i pericoli connessi a un’eccessiva infatuazione per la meditazione, che non a caso finirà per distruggere la vita di questi personaggi in cerca d’identità. (Festival di Locarno)
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