Queso documentario vuole aprire una breccia nel sistema di classificazione delle opere cinematografiche attualmente in vigore negli USA, MPAA, e i suoi profondi effetti sulla cultura americana. Il film si chiede se i film Hollywoodiani e quelli indipendenti siano trattati allo stesso modo; se i contenuti dei film a tematica gay siano soggetti a giudizi molto più severi che non quelli etero; se ha un senso che i contenuti di violenze estreme siano classificati R (restricted) mentre le scene di sesso debbono venire tagliate in fase di montaggio per non subire la distruttiva X dei film porno; se sia giusto che per i film Hollywoodiani si ricevano indicazioni per trasformare un NC-17 in un semplice R, mentre per i film indipendenti non c’è nessun tipo disconto; e infine se mantenere la commissione e il processo di giudizio segreti risponda a esigenze democratiche di trasparenza o invece solo a garantire una irresponsabilità sulle decisioni prese. Il film è stato tenuto nel più stretto riserbo durante tutta la lavorazione per facilitare il lavoro di indagine sulla commissione e i suoi componenti. Il regista ha tentato di scoprire le identità dei giurati, che sono oggi il segreto meglio custodito da Hollywood, riuscendo anche a intervistarne qualcuno. Molte sono le interviste ai registi di film che hanno dovuto subire gravi censure in questi ultimi anni: John Waters (“A Dirty Shame”), Kevin Smith (“Clerks”), Matt Stone (“South Park”), Kimberly Peirce (“Boys Don’t Cry”), Atom Egoyan (“Where the Truth Lies”), Darren Aronofsky (“Requiem for a Dream”), Mary Harron (“American Psycho”) ecc. Questo film ha dovuto anch’esso, naturalmente, passare il visto della commissione censura, e il regista avrebbe voluto vedere le facce dei giurati quando si vedevano sullo schermo, che comunque si sono vendicati assegnando al film la classificazione NC-17, una delle peggiori.
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