Valeria, Vilma e Mercy sono prostitute che vivono in Guatemala. Il prezzo del loro servizio è 2 dollari. Tutte e tre fanno parte di un gruppo di donne che lavorano nelle vicinanze della “La Linea”, la ferrovia che va dritta da Città di Guatemala all’Oceano Pacifico. Tutte queste donne, tra le quali c’è anche una lesbica dichiarata, sognano di essere trattate con rispetto e che la violenza nei loro confronti finisca. Al fine di far conoscere la loro condizione, che include anche ripetute molestie da parte della polizia, decidono di formare una squadra di calcio, con un istruttore gay. Dopo settimane di allenamento, si registrano per il campionato locale. Ma vengono escluse solo perchè sono prostitute. La loro squalifica fa partire una forte discussione che incide anche sulle loro vite. “Noi siamo anzitutto donne e madri poi, in secondo luogo, siamo prostitute” è la frase che sta in cima alla loro lista di domande. Valeria, Vilma, Mercy e le altre donne non sono abitanti di Sodoma e Gomorra. Sono donne e madri che stanno combattendo per sopravvivere in un mondo pieno di violenza ed ipocrisia, donne e madri che hanno sogni, proprio come tutte le latre donne. “Donne e madri” è perciò lo slogan di uno striscione che reclamizza queste giocatrici che dall’altra lato ha la scritta “Stars of La Linea” e che finalmente si stanno avviando a partecipare al torneo. Ma il finale di questo documentario è alquanto amaro.
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