Il film inizia con la scena del trucco agli occhi di una donna in abito da sposa, quindi noi pensiamo che si stia per celebrare un matrimonio, invece si tratta di un funerale. Ozon inizia subito a scombussolarci, lanciando un messaggio chiarissimo: l’apparenza inganna, nulla è come sembra. Questo il tema principale ed il succo di questo intrigante e divertente film del regista gay Ozon, appassionato, come Almodovar, dei melodrammi americani degli anni ‘40 e ‘50 centrati sull’universo femminile. Definito da molti un thriller sull’identità sessuale, non finisce, come il libro originale da cui è tratto (una novella di Ruth Rendell), con un delitto liberatore, bensì con la proposta di una nuova originale famiglia, agli occhi del regista (e nostri) ancora più liberatrice. In un periodo in cui la tematica gender-queer è al centro di speculazioni omofobiche (certa Chiesa trova più facile attaccare le teorie gender per esprimere in realtà un’atavica omofobia) questo film sembra volerci tranquillizzare, giocando su quasi tutti i generi e le loro mescolanze, per comunicarci che l’importante è l’amore, in qualunque modo lo vogliamo travestire. Volutamente il film (ad eccezione forse della scena finale) si mantiene sempre ad un livello di ambiguità che al momento può lasciare perplessi, delusi che non si abbia il coraggio di andare fino in fondo. Ma il film non vuole ‘fare chiarezza’, al contrario vuole che ‘ripensiamo’ le nostre convinzioni, le nostre ‘categorie’, perché solo così possiamo essere veramente liberi, liberi di amare, liberi di essere.
La protagonista femminile del film, Claire (l’attrice emergente Anais Demoustier), è innamorata sin dall’infanzia dell’amica Lea (hanno inciso i loro nomi all’interno di un cuore sulla corteccia di un albero). Si fidanzano e si sposano con un uomo quasi contemporaneamente, ma dall’altare rivolgono il loro sguardo ed il loro pensiero all’amica più che al marito. Quando Lea, dopo aver partorito, improvvisamente muore di un male incurabile, chi soffre più di tutti e si dispera della perdita è Claire. Non c’è dubbio, per noi (ma il sospetto è anche del marito), che Claire è una lesbica repressa: sognerà anche di baciare sulla bocca la sua Lea, e quando accetta di fare l’amore col marito dell’amica vestito da donna, scappa appena le capita tra le mani qualcosa di prettamente maschile. Ma per Ozon non è questo il punto. Il vero problema è che Claire realizzi la sua capacità d’amare.
David (Romain Duris) è il marito dell’amica Lea, che scopriamo presto avere la passione (tenuta segreta a tutti tranne che alla moglie comprensiva – immaginate perché) del travestitismo. Passione che scandalizza inizialmente Claire mentre diverte moltissimo lo spettatore. A differenza di altri uomini che nel cinema abbiamo visto travestirsi per bisogno di soldi o per difendersi o per stare coi figli, spiega Ozon, qui il protagonista ama travestirsi solo per il piacere di farlo, un altro modo di essere se stesso. Quindi David si veste ed atteggia come una perfetta donna, ma rimane etero, anche se in un cinema, vestito da donna, non disdegna i palpeggiamenti del vicino (una delle scene più esilaranti del film), perché servono solo a confermargli un travestimento perfetto.
Gilles (un affascinante Raphael Personnaz) è il marito di Claire, bravissimo nell’accettare tutte le ambiguità della moglie restandogli sempre vicino senza (quasi) lamentarsi, ma che appare assai interessato, anziché scandalizzato, quando gli viene rivelato che David è gay (i suoi occhi s’illuminano). Poi scopriremo anche il suo interesse verso dei trans che battono sulla strada. Lo vediamo comunque nudo sotto la doccia, con un posteriore perfetto, in un bollente amplesso gay con David, ma è solo un’immaginazione di Claire, assai significativa.
Un flm completamente transgenere, che mescola tutto, apparenza e realtà, sessualità e sentimenti, girato con la solita raffinatezza e delicatezza (e profondità) di Ozon, chiarissimo nel messaggio, spiegato bene dallo stesso Ozon quando dice che “i protagonisti scopriranno che il desiderio è più forte delle costrizioni morali e di qualunque senso di colpa”. Con Duris che aggiunge: “il film è una bellissima storia d’amore che sfugge alle convenzioni sociali e familiari. Ed è la risposta a tutti gli oppositori dei matrimoni gay: possono scendere in piazza quanto vogliono, ma non riusciranno a fermare l’evoluzione del costume e la libertà dell’amore”.