• G. Mangiarotti

Tomboy

“Tomboy” è in assoluto il film “gay” dell’anno più interessante ed originale. Non solo perchè ha raccolto ovunque premi di pubblico e critica (al festival gay di Torino ha trionfato con entrambi i premi), ma soprattutto perchè affronta un tema a noi particolarmente caro, quello dell’identità sessuale, in un modo assolutamente nuovo e assolutamente realistico. Abbiamo già avuto ottimi film su questo argomento, basti citare il belga “Ma vie en rose”, o l’americano “Boys don’t Cry” (che fa vincere il primo Oscar Hilary Swank) o l’argentino “XXY”, ma “Tomboy” ci appare come qualcosa di mai visto al cinema, una storia che ci fa subito entrare nel gioco della protagonista, un gioco che moltissimi di noi hanno sicuramente sperimentato in prima o terza persona nella propria infanzia. Quando nei primi giochi di cortile ci si divideva rigorosamente in maschi e femmine, mentre qualcuno spesso guardava con invidia o stupore o immedesimazione i componenti dell’altro gruppo. Le regole di comportamento sociale, anche se non sono scritte, sono spesso più rigide dei comandamenti divini. Il grande pregio del film di Céline Sciamma, qui solo alla sua seconda opera dopo il bellismo film lesbico “Naissance des pieuvres” (che potete scaricare da queerframe.tv), è quello di farci riflettere su questa problematica senza nessun corollario sociologico o psicologico, lontanissimi da qualsiasi approccio didattico. Il film risulta sconvolgente non perchè voglia scandalizzarci, anzi, proprio per l’opposto, per la sua semplicità e naturalezza. Qualcuno (è accaduto a Torino nell’incontro con la regista dopo la proiezione) faceva notare che il film, soprattutto nel finale, sembra non prendere nessuna posizione ideologica, anzi sembra quasi sconfessare tutta la storia, ridimensionandola, come se si fosse trattato di un banale e innocente ‘disguido’ infantile. La regista Sciamma faceva notare che questa era stata una precisa scelta di sceneggiatura e regia, proprio per stare fino in fondo dentro la realtà. Come dire che i problemi ci sono ma non possiamo risolverli o drammatizzarli astrattamente. Grande idea di cinema!

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