Il film racconta di come un ragazzo qualunque della provincia americana, sia portato dalla soffocante omofobia che lo circonda, prima alla disperazione e poi a diventare uno degli eroi di quella piccola rivoluzione scoppiata davanti al locale “Stonewall Inn” nel Greenwich Village di New York, il 28 giugno 1969 all’una di notte, evento considerato dalla comunità omosessuale americana come lo spartiacque tra medioevo e età moderna dei diritti LGBT.
Danny è un adolescente gay, che ama, ricambiato, il suo amico di sempre Joe, quarterback della squadra di football della scuola, squadra capitanata dal severo padre di Danny. Quando Danny e Joe vengono scoperti dagli amici a fare sesso, scoppia lo scandalo e Joe tradisce l’amico affermando di essere stato ubriacato e sedotto. Il padre di Danny pretende che il figlio ammetta di avere bisogno di essere curato da quella brutta malattia (a quei tempi curata con l’elettroshoc). Danny, con uno scatto di orgoglio, rifiuta e quindi viene cacciato di casa. Parte così per New York dove spera di proseguire gli studi e scopre che in quella città vivono moltissimi gay, ma scopre anche che anche lì è difficile per un gay sopravvivere: capitato per caso in un luogo di incontri gay viene massacrato di botte durante un raid della violenta e corrotta polizia locale, poi viene derubato, deve dormire per strada e deve anche prostituirsi per sopravvivere. Per sua fortuna viene in suo aiuto una comunità di travestiti di colore e sudamericani , gente che vive per lo più in strada, prostituendosi e facendo piccoli furti. Il capo della banda è Ray, di origini portoricane, che si innamora di Danny, ma deve poi accontentarsi della sola amicizia. Danny non lo sa ancora, ma ha già trovato la sua nuova famiglia di adozione.
Danny è molto carino e attira su di sè l’interesse di tutti. La prima volta che entra allo Stonewall Inn, viene adocchiato dal proprietario del locale, un cattivissimo mafioso in cerca di giovani prostituti da arruolare. A quei tempi era vietato servire alcolici agli omosessuali, quindi era normale che fossero pregiudicati e mafiosi a gestire questi luoghi . Nel locale c’è anche Trevor, un uomo di bell’aspetto che riesce a conquistare Danny anche grazie ad una pasticca di droga che Danny ha ingerito incautamente e alla bellissima musica dei Procol Harum. Trevor è un rappresentante della Mattachine Society, una delle prime associazioni omosessuali, composta soprattutto da bianchi moderati, poco incline ad includere anche travestiti e transessuali, i più esposi ai soprusi delle autorità, che puntava all’abolizione della legge che vietava di assumere omosessuali nei posti pubblici, puntando sull’integrazione degli omossessuali nella società attraverso manifestazioni pacifiche e trattative con le autorità. Trevor rappresenta il classico personaggio molto impegnato nel movimento, che predica bene, ma razzola male, portandosi a letto ogni ragazzo carino che capita per la prima volta nel suo raggio d’azione, circuendolo con tante belle chiacchere, per poi piantarlo senza tanti complimenti all’apparire della preda successiva. Non si tratta di un personaggio molto difficile da trovare… Dopo altre disavventure, Danny con i suoi amici, arriva finalmente allo Stonewall in quella fatidica sera.
“Stonewall” è un atto di amore del regista Roland Emmerich verso tutta la comunità omosessuale. Il film ha avuto una vita piuttosto travagliata: considerato un prodotto di nicchia ‘a tematica gay’, e per giunta privo di nomi di attori famosi, ha avuto problemi sia al momento della ricerca dei fondi, che nella distribuzione, nonostante che Roland Emmerich sia un regista di talento riconosciuto e capace di grossi blockbuster, caratteristiche visibili anche in questo film. Come se non bastasse il film è stato anche contestato da alcune associazioni per i diritti LGBT, anche in Italia, perché racconta i fatti dello Stonewall dal punto di vista di un personaggio immaginario, per giunta bianco, invece di attenersi fedelmente a quanto ci ha tramandato la tradizione, per la quale la rivolta ebbe inizio quando Sylvia Rivera, una transessuale di origine portoricana, lanciò contro i poliziotti una bottiglia, o in altre versioni, la sua scarpa col tacco. Qui invece vediamo Danny, che giunto al suo limite di sopportazione umana, lancia un mattone verso una finestra dello Stonewall, mentre i personaggi che rimandano alle persone realmente esistite gli ruotano intorno. Verità o finzione che sia, questo è un momento magico in cui lo spettatore gay fatica a trattenere le lacrime, prima di rabbia e poi di gioia. Magia del buon cinema.
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