Questo film, ritenuto da molti il capolavoro di Assayas, affronta principalmente tre tematiche che si sovrappongono e mescolano con grande ambiguità e raffinatezza: l’omosessualità, lo scontro generazionale e la simbiosi tra teatro e vita, tra recitazione e realtà. Tutti temi non nuovissimi e che vantano ognuno grandi maestri, basti pensare a “Persona” di Bergman o “Eva contro Eva” di Mankiewicz, ma Assayas riesce a dare nuova linfa e nuove sfumature a ciascuno di essi. L’omosessualità è forse il tema più difficile, che rimane quasi sempre sullo sfondo, segno di condizionamenti sociali ed interiori, dai quali è difficile liberarsi.. Le due protagoniste, una più brava dell’altra (per la Binoche è superfluo sottolinearlo, mentre Kristen Stewart è quasi una rivelazione), sono due donne, una famosa attrice ormai matura, Maria Enders (Binoche), e la sua giovane segretaria, Valentine (Stewart), costrette a confrontare la loro relazione con quella presente nell’opera teatrale che stanno preparando insieme. Quest’ultima è la storia di una donna matura, Helena, una donna che è riuscita ad affermarsi come imprenditrice, che s’innamora perdutamente della sua giovane segretaria, Sigrid, che invece sfrutta l’occasione per ottenere da lei quello che vuole e poi abbandonarla. Mentre Helena, nella commedia, affronta apertamente i suoi sentimenti, Maria ci dice subito di non essere lesbica ma etero, sebbene non risulti nemmeno a lei stessa di aver vissuto grandi storie d’amore etero. Quando ne parla con Valentine rimane sempre ambigua in merito, magari volutamente. Mentre per tutto il film vediamo crescere la sua attrazione verso Valentine, della quale non può fare a meno, nemmeno per qualche ora (bellissima la scena di quando Valentine decide di uscire per una notte e Maria, che non può impedirglielo, si precipita al piano di sopra per vederla partire, come per vederla fino all’ultimo momento possibile). Poi la vediamo che cerca di spiarla nella sua camera da letto quando dorme nuda. Quando vanno da sole a fare il bagno nel lago, maria si spoglia completamente nuda, come per offrirle tutta se stessa. La sovrapposizione della loro relazione con la storia d’amore lesbico dell’opera che stanno preparando è sempre più insistente e penetrante, fino a ripetere nella realtà il drammatico finale dell’opera teatrale, anche se a ruoli invertiti, ma con motivaziono molto simili. Valentine è ormai perfettamente consapevole dei sentimenti di Maria nei suoi confronti, sentimenti che non può ricambiare, ma a differenza di Sigrid, non approfitterà di questa situazione per vantaggi personali, dimostrando invece una grande comprensione e tenerezza… Bellissimo il contrasto tra la figura di Valentine e quello dell’attrice Jo-Ann (Chloe Grace Moretz), chiamata per interpretare il ruolo teatrale di Sigrid, quello che venti anni prima era stato di Maria. Maria come Helena è tristemente destinata a perdere, su tutti i fronti, sia sentimentale che professionale. Illuminante lo splendido finale (che ci spiace richiamare, ma che ci sembra d’obbligo sottolineare) che vede naufragare l’inconscio tentativo di Maria, ormai perfettamente dentro al personaggio della lesbica Helena, di guadagnarsi un ultimo spazio vitale, sulla scena teatrale, che è anche la sua stessa vita. Bellissima storia e bellissimo film, ambientato tra le famose montagne svizzere, al passo del Maloja, dove uno strano e inspiegabile serpente di nuvole, s’insinua nella valle, ma anche nell’anima dei protagonisti e degli spettatori, ai quali ultimi è richiesta una particolare dose di attenzione, alla fine grandemente ricompensata.
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