• G. Mangiarotti

Shadowhunters - Città di ossa

Dovrebbe essere il primo capitolo di una saga cinematografica destinata a coprire il vuoto lasciato da Twilight e che film come Hunger Games, Warm Bodies e Beautiful Creatures non sono riusciti a colmare. Purtroppo la nostra impressione è che il film, non possiamo parlare dei libri da cui è tratto perchè non li abbiamo letti, sia troppo povero di novità per catturare l’attenzione del pubblico e soprattutto abbia come protagonista un attore di livello e presenza fisica assai inferiore al protagonista di Twilight. In effetti una novità ci sarebbe: l’inserimento di personaggi gay, per la prima volta in un film mainstream dedicato al pubblico degli adolescenti. Purtroppo questa sottotrama è così flebile da passare quasi inosservata al pubblico (in più ci si è messa anche la programmazione Medusa che interrompe il film proprio nel mezzo di un colloquio dove per la prima volta si parla dell’omosessualità di Alec).
Anche la critica americana non è stata benevole, secondo noi con qualche ragione, definendo il film quasi ridicolo, una specie di “Scary Movie” del genere, pieno di luoghi comuni, troppo complicato, senza la magia necessaria ad un’opera che mette in scena mondi soprannaturali. Noi comunque salviamo una bella scenografia urbana, assai barocca, che riempie gli occhi, alcuni personaggi secondari che ci piacerebbe avessero più spazio, in primis il mago Magnus, un ottimo Godfrey Gao, che al suo apparire si dichiara ammaliato non dai due protagonisti ma dai bei occhi azzurri di Alec (Kevin Zegers). Alec è l’amico del protagonista Jace (Jamie Campbell Bower), col quale convive insieme alla sorella Isabelle. Sono tre membri degli Shadowhunters, una razza ibrida, per metà umana e per metà angelo, che popolano un mondo parallelo, con il compito di combattere i demoni, figure che possono assumere le sembianze di altri umani o essere completamente invisibili (“I demoni esistono in tutto il mondo nelle forme più svariate”).
Alec è anche il protagonista gay, uno Shadowhunter costretto a nascondere la propria omosessualità perchè non ammessa dai capi della congregazione. La cosa potrebbe meravigliare in quanto stiamo parlando di un gruppo che si pone come obiettivo quello di combattere il male, ma probabilmente, nelle intenzioni degli autori, si vuole parodiare altre associazioni, come quella cattolica, anch’essa da secoli in lotta contro i demoni del male, e anch’essa da sempre poco amichevole nei confronti degli omosessuali.
Alec, veniamo presto a scoprire, è segretamente innamorato dell’amico Jace ma terrorizzato dalla paura che si venga a sapere, anche se, come d’abitudine in questi casi, tutti ne parlano, a cominciare dalla bella protagonista Clary Fray (Lily Collins, figlia del famoso cantante), che si scopre sua rivale in amore. Il triangolo amoroso diventa però un quadrilatero se consideriamo che il miglior amico di Clary, Simon (Robert Sheehan), è da sempre innamorato di lei.
La tematica romantica del film è forse tra le cose più deboli e meno convincenti di tutto il film. Tutti sembrano amare tutti ma nessuno sembra fare sul serio, a partire dal povero gay che nemmeno può dichiararsi, dal protagonista Jace troppo timido per essere anche un capo banda, dal migliore amico Simon troppo rassegnato, dalla protagonista Clary troppo impegnata a scoprire il suo lato misterioso e potente (bella allegoria dell’emancipazione femminile, tipica di questi ultimi fantasy per adolescenti).
Più decisi nei loro intenti sembrano alcuni personaggi secondari, come il bel mago Magnus, che potrebbe essere un gay per niente velato, deciso a salvare ad ogni costo la vita di Alec, oppure Valentine Morgenstern (interpretato da un sempre affascinante Jonathan Rhys Meyers), qui nelle vesti del cattivo disposto a qualsiasi inganno pur di riprendersi il potere.
Altro punto debole del film, che forse nella mente degli autori, doveva essere la sua forza, è una sceneggiatura troppo complicata e discontinua, in un primo momento rifiutata dall’autrice del libro, poi rimaneggiata (portando gravi ritardi alla lavorazione del film), che non dà nessuna spiegazione iniziale, ma ci butta nel pieno dell’azione, non dà forza a godibili momenti di voluta comicità (soprattutto nei dialoghi tra i due protagonisti), soffocando una preziosa autoironia che potrebbe liberarci dalla incredulità di una narrazione fantastica troppo povera di riferimenti all’attualità. Ma non dobbiamo scordarci che siamo davanti ad un prodotto dedicato al grande pubblico giovanile, dove più delle idee contano le immagini e l’azione, sicuramente affascinanti le prime e abbondante la seconda (forse fin troppo nel finale). Già in lavorazione il secondo capitolo della saga che speriamo dia più spazio ai nostri personaggi preferiti.

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