“Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti. Ci sono anche dei momenti in cui si rimane senza parole, completamente perduti e disorientati, non si sa più che cosa fare. A questo punto comincia la danza”. Così parlava Pina Bausch (1940 – 2009), massima coreografa tedesca, fondatrice del Tanztheater (teatro-danza) che rivoluzionò entrambe queste arti negli anni ’70, ballerina per il Metropolitan Opera e il New American Ballet, nominata nel 2003 Cavaliere dell’ordine nazionale della Legion d’Onore francese.
Il regista Wim Wenders, suo conterraneo – sono nati a 15 chilometri di distanza, lei a Solingen e lui a Düsseldorf – la scoprì nel 1985 grazie a un suo spettacolo messo in scena al Teatro Fenice di Venezia (ma già si “sfiorarono” nel 1973 nella renana Wuppertal dove lui girò Alice nella città e lei, l’anno prima, aveva fondato proprio il Tanztheater), si innamorò della sua arte innovativa, la conobbe e diventò suo amico. Per vent’anni maturò l’idea di fare un film con lei ma senza trovare la chiave giusta (Pina gli diceva sempre: “Pensaci di più!”).
A due anni dalla scomparsa della Bausch, Wenders è riuscito a realizzare Pina 3D, sontuoso cine-omaggio in cui, per la prima volta, viene fatto un uso davvero d’autore dell’effetto digital-tridimensionale. È costituito dalle riprese video dei riallestimenti di quattro spettacoli fondanti della Bausch, alternati a interviste a colleghi e amici dai volti silenti in voice over (Pina faceva domande ai suoi ballerini i quali dovevano rispondere senza parlare ma ballando): Café Müller, reso celebre dal capolavoro di Almodóvar Parla con lei, Le Sacre du Printemps, Kontakthof e Vollmond. Il regista ha voluto immergerli, con i componenti della compagnia della Bausch e spesso davanti a un vero pubblico, nel contesto urbano della moderna Wuppertal dove ha preso vita l’attività artistica della Bausch. L’espressività tormentata, il furore vitale, la dinamicità inesausta e la poetica stilizzata delle sue meravigliose coreografie, sempre dialoganti con gli elementi naturali, sono davvero unici.
Presentato al Festival di Roma dopo un’anteprima alla Berlinale, Pina 3D è stato apprezzato da un giurato “speciale” che, per una volta, ha privilegiato un film fuori concorso: il ballerino Roberto Bolle. “È bellissimo – ha commentato il noto danzatore -. Non solo per la passione che si sente in ogni immagine, ma perché è una grande occasione per chi non ha mai avuto la fortuna di vedere i suoi spettacoli. Purtroppo non ebbi l’occasione di incontrarla né di assistere a una sua produzione dal vivo. Ma la sua genialità mi affascina. Bausch è una delle grandi rivoluzionarie della danza del secolo scorso”.
“La morte di Pina è stata un colpo improvviso – ha spiegato Wenders – Sono stati i suoi ballerini, che la sera stessa della morte hanno ballato piangendo le sue coreografie, a convincermi che dovevamo andare avanti. Come regista mi sono annullato, non dovevo dirigerli ma seguirli”. “Senza il 3D non sarei mai riuscito a entrare nel regno di Pina – conclude il regista -. Sarebbe stato come guardare un pesce in una boccia. Il 3D mi ha permesso di entrare nell’acqua e nuotare con i pesci rossi”.
Effettua il login o registrati
Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.